“Lo “”tsunami”” del Duemila potrebbe sommergere l’Italia”

Nonostante gli sforzi di chi consiglia e controlla, la Pa centrale haaffrontato il problema con assoluta sprovvedutezza. Per lo piu ignoto illivello di rischio delle dighe

L’adeguamento al cambio di millennio del sistema-Paese italiano è
sconfortante. Al di là di cifre, analisi e commenti raccolti nella due
giorni romana della Conferenza nazionale sull’adeguamento informatico
all’Anno 2000, organizzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, il
pressapochismo con cui gli interessati hanno affrontato il problema è pars
o
da "Prima Repubblica". Per meglio capirci basterà dire che quasi nessuno
degli enti gestori delle dighe, di cui l’Italia è ricca, è stato non sol
o
incluso nelle statistiche, ma neanche informato della necessità
dell’adeguamento. Ovviamente il rischio potrebbe anche essere nullo, ma
comunque è stato trascurato. E non si tratta di un caso isolato.
In questo marasma, per meglio gestire una serie d’incombenze organizzative
e informative è stato creato il Comitato Anno 2000. Dal punto
d’osservazione offerto dal convegno romano, il lavoro svolto dal Comitato
è
sembrato metodologicamente corretto e sinceramente volto all’ottenimento di
risultati concreti. L’apparato pubblico, sia esso centrale o locale, è
sembrato assolutamente impreparato a risolvere il problema. La mancanza di
responsabilità del personale e dei dirigenti ha consentito di iniziare sol
o
un programma di valutazione della situazione che preveda una fine tra il 10
e il 20 dicembre prossimi. Piuttosto tardi, insomma.
Il problema, in generale, si affronta seguendo una serie di passi ben
codificati da vari analisti e tecnici. Innanzitutto, si verifica la
conformità del servizio complessivo (e non solo dell’It), poi, quella dell
a
supply chain, completa di tutti i fornitori e i clienti che in qualche modo
incidano sul sistema globale. A questo punto, si predispone un piano di
contingenza strutturato in aree, che deve prevedere anche un test completo
di almeno tre mesi (stando stretti). Infine, occorre predisporre un
controllo di quello che succederà nelle prime ore del nuovo anno, che
inizierà prima a Oriente, per poi abbattersi sull’Occidente, per poi
pensare all’intero anno 2000 e affrontare correttamente tutte le
ripercussioni. Questa è stata la metodologia proposta dal Gartner Group e
dall’Aipa a tutte le componenti della Pa che è stato possibile raggiungere
.
Un’indagine svolta su una sessantina di addentellati del settore pubblico
ha evidenziato che, Con opportune "cosmesi", non esiste il rischio di
blocco totale della Pa, ma solo quello di blocchi locali, che potrebbero
non risolversi in poche ore. La partecipazione all’indagine, tuttavia,
risibile: basti dire che una prima indagine, svolta in marzo, aveva
mostrato che solo il 18% delle entità intervistate conosceva il problema,
ma ben il 37% si era dichiarato conforme. Non sempre però l’approccio
metodologico può esser considerato corretto. Ad esempio, da uno dei
dibattiti è emerso che nella valutazione conclusiva di conformità erano
stati del tutto trascurati i personal computer, che ad una domanda diretta
sono stati definiti "elementi poco critici".
Lo stato della Pa, dunque, lascia chiaramente pensare si sia tornati alle
invocazioni allo "stellone italiano". Un po’ diversa appare la situazione
nel settore dei servizi e dell’industria. Dobbiamo sempre fidarci di
informazioni portate da rappresentanti interessati a far bella figura,
certo, ma alcuni dati sembrano verosimili. Ad esempio l’Anie, valutando le
Pmi nel settore Ict, ha riscontrato il 55% di conformità, mentre il
restante 45% dovrebbe adeguarsi entro il mese di ottobre. In caso di
conformità non totale, è già previsto un piano di contingenza e una pr
ova
generale, anche se non sono chiari i vincoli temporali di implementazione
di questa fase. Grandi aziende e multinazionali sono invece a posto e il
10% che ancora non è pronto è comunque in dirittura d’arrivo.
Anche i servizi di pubblica utilità, principalmente energia elettrica e
telefonia, sembrano abbastanza affidabili nell’affermare una certa
tranquillità. Certo, la situazione in Telecom Italia non può essere
affrontata in mezzora, però se non altro, la presentazione, affidata a
Giancarlo de Iacovo, è stata chiara e consapevole già nella dichiarazion
e
d’apertura. "Per Telecom Italia – ha detto de Iacovo, – l’adeguamento
all’Anno 2000 ha rappresentato un banco di prova della capacità di mappare
il sistema informativo sulle modifiche del business".
Il settore dei trasporti è ritenuto non troppo critico, a parte la sezione
aerea. Alitalia, rappresentata da Massimo Bendoni, ha dato un’ottima
immagine della soluzione in via d’implementazione. Tutto quanto dev’essere
fatto da una grande azienda è già stato fatto, come ad esempio
l’adeguamento degli aeromobili o la loro sostituzione in caso di criticità
non risolvibili in modo sicuro. Il tempo rimanente verrà impiegato per
assicurare che l’intera extranet, che si compone di servizi in scali
lontani, sia corretta.
Più critico è il commento sulla situazione delle Ferrovie dello Stato. L
e
dichiarazioni di Antonio Laganà, che ha presentato lo stato dell’azienda,
sono di tranquillità per quanto di competenza delle FFSS e di allarme per
le forniture di corrente elettrica e telecomunicazioni. é certo giusto
porsi delle domande sui diecimila chilometri di linee elettrificate (sui 16
mila totali) e sulla rete di connessioni cellulari in standard Tacs.
Definire però senza problemi i sistemi di sicurezza e gli scambi, perlopi
ù
realizzati con sistemi embedded privi di documentazione tecnica, è sembrat
o
azzardato. Inoltre, bisogna considerare che le capacità organizzative dell
e
FFSS sono drasticamente limitate da quella che lo stesso Laganà ha defin
ito
"onerosissima" la riorganizzazione dei processi in atto. Per le Ffss non
resta che attendere la nuova analisi che il Gartner Group farà ad ottobre.

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