Lo stato di avanzamento dell’e-government

Le difficoltà che ancora molti enti dichiarano si legano non tanto ai risvolti tecnologici quanto alla necessità di riorganizzare i processi culturali.

Secondo i dati forniti dal Cnipa, alla fine di aprile di quest’anno lo stato di avanzamento medio dei progetti di e-government si attestava intorno al 62%.


Di primo acchito sembrerebbe un dato positivo, ma analizzando meglio i risultati del monitoring, la prospettiva assume una connotazione diversa. Nello specifico, infatti, se da un lato è confortante constatare che dei 134 progetti partiti il 23% è stato quasi del tutto completato e il 15% si trova tra il 60 e l’80%, dall’altro il fatto che, se pur in diverse percentuali, la situazione di avanzamento del restante 62% è compresa tra lo 0 e il 50% suona come un campanello d’allarme. La fascia che preoccupa maggiormente il Cnipa è quella che comprende i progetti non ancora arrivati ad almeno un quinto del percorso, e che rappresenta circa il 20% del totale.


Gli enti che a breve non dimostreranno un reale interesse rischiano la revoca del cofinanziamento, e a tale proposito è imminente la pubblicazione di un decreto del Mit che identificherà i criteri di esclusione, prevedendo, inoltre, il riallocamento dei fondi.

Le ragioni principali del ritardo


Dalla voce dei responsabili dei sistemi informativi di alcune province e comuni italiani riguardo la propria esperienza in ordine alla realizzazione di progetti di e-government, sembra emergere un minimo comun denominatore.


La difficoltà maggiore in questo percorso, infatti, non riguarda principalmente, come sarebbe lecito aspettarsi, i risvolti tecnologici del problema, quanto invece gli aspetti inerenti la necessità di riorganizzazione dei processi interni. Ciò non significa che le complicazioni siano limitate solo a tale questione. Vanno considerati, infatti, anche problemi quali la carenza di risorse umane ed economiche, il mancato cambio generazionale delle forze impiegatizie della Pa e, non ultimo, un certo grado di confusione introdotto, secondo le amministrazioni locali, dal nuovo quadro normativo.


L’idea che affiora è che la ragione per cui non abbiamo assistito al successo che in molti si aspettavano sia attribuibile alla sottovalutatazione da parte della classe politica dell’impatto organizzativo e delle ricadute che l’e-government avrebbe avuto sulle amministrazioni locali.

Difficoltà di realizzazione


Che la politica abbia sottovalutato l’impatto organizzativo e le ricadute dell’e-government sulle amministrazioni locali è opinione condivisa anche da Sonia Massobrio, direttore dell’area Innovazione e Comunicazione del Comune di Ancona. La manager si è detta convinta che, per fare innovazione e affrontare la riforma della Pa, è necessaria una crescita culturale, degli enti locali, ma principalmente della classe politica, che oggi non può più permettersi di affrontare delle scelte strategiche prescindendo dall’entrarne nel merito.


“Nella realizzazione del nostro progetto Ankonline, che prevedeva la creazione di un portale informativo multicanale – ha spiegato Massobrio – abbiamo incontrato problematiche di ordine organizzativo, che siamo stati in grado di risolvere, non senza difficoltà, grazie al supporto e alla flessibilità della tecnologia”. Resta, però, il fatto che, senza un imprimatur forte e un management motivato e competente, fare innovazione dal basso risulta un processo complicato. Per la manager, l’italia è, oggi, senza dubbio più matura rispetto al tema dell’e-government, grazie anche a una maggiore consapevolezza dell’assetto federale che lo Stato sta assumendo e delle importanti responsabilità che seguito del quale, andranno a ricadere sulle regioni e sugli enti locali.


“L’obiettivo di Ankonline era soprattutto quello di gettare le fondamenta su cui poi costruire l’innovazione – ha precisato la manager -. Si è trattato di un lavoro mirato, che ha visto da un lato la messa a punto di un framework interno di cooperazione applicativa e dall’altro una forte azione di formazione tecnica e culturale del personale amministrativo”.


Al momento, i servizi offerti da Ankonline sono unicamente di tipo informativo e per questo motivo il Comune non ha ancora preso una decisione riguardo alla tecnologia da adottare in ordine all’autenticazione online del cittadino, “tema sul quale – ha concluso Massobrio – ci aspettavamo qualcosa di più definito dal codice digitale”.


Anche sul versante della firma digitale, l’ente ha deciso di prendersi qualche tempo per riflettere sulla scelta tecnologica, tenendo conto che la conservazione degli atti è un tema la cui criticità non può essere sottovalutata.

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