Lo sprint della tecnologia al traguardo delle Olimpiadi

Atene 2004 sarà il prossimo podio su cui salirà Atos Origin, impegnata come partner It nell’organizzazione delle prossime edizioni dei giochi, Torino e Pechino compresi, curando dalla consulenza allo sviluppo delle applicazioni software, dalla system integration alla sicurezza.

Il conto alla rovescia è agli sgoccioli. Al traguardo delle Olimpiadi di Atene 2004 mancano poco più di settanta giorni e se le infrastrutture fisiche lasciano ancora a desiderare, quelle informatiche sono pronte per lo sprint finale. La prossima edizione dei giochi, prevista a calendario dal 13 al 29 agosto, sarà, infatti, ulteriore esempio di come la tecnologia corra insieme agli atleti e, a par loro, sia protagonista della buona riuscita dell’evento.


Il testimone, nella staffetta delle città ospitanti, è costituito da Atos Origin che, a partire dall’inverno 2002 con Salt Lake City fino a Pechino 2008, riveste il ruolo di partner It scelto dal Comitato Olimpico Internazionale (Ioc) per l’arco temporal-geografico che, oltre alla scadenza di Atene, prevede a calendario anche Torino 2006. L’accordo stretto con l’allora SchlumbergerSema (acquisita da Atos Origin a inizio di quest’anno) prevede la fornitura di consulenza, system integration, sviluppo di applicazioni software e gestione delle operazioni inerenti la sicurezza.


Per la calda estate greca, la società franco-olandese coordina un insieme di partner (tra cui Kodak, Panasonic, Samsung, Swatch, Xerox, aziende e consorzi locali), mettendo a disposizione 300 professionisti (che nel pieno della bagarre diventeranno 350), cui si sommano oltre 2mila volontari e personale messo a disposizione dalle altre imprese coinvolte, per un totale di 3.250 risorse. È prevista la gestione di tutti i servizi e sistemi It, dal Technology operation centre, centro nevralgico delle Olimpiadi, ai centri dati principali e secondari, fino ai 60 siti di gara o destinati all’ospitality. I numeri sono impressionanti: 200mila accrediti, oltre 10mila atleti, più di 21mila rappresentanti dei media, 4.500 ore di competizione, 45mila operatori, 600mila pagine Web accessibili quotidianamente, due miliardi di spettatori, ai quali Atos Origin risponde con 10mila workstation e laptop, 450 server Intel e altrettanti box Unix (a marchio Dell e Sun Solaris).

Ai blocchi di partenza


Gli step di avvicinamento all’evento sportivo clou dell’anno sono partiti, come ricordato da Perter Hamilton, business process manager di Atos Origin, “nel maggio 2001 con il design, vale a dire la definizione del business model, cui hanno fatto seguito, dal giugno 2002, la fase di build, con la creazione dell’architettura It, e dall’estate 2003 il testing, per arrivare a quella attuale di operate”. Fino a metà del prossimo mese, infatti, saranno le prove tecniche, con simulazioni reali, a farla da padrone, al fine di valutare e collaudare le prestazioni della rete, per la quale “principalmente per questioni di sicurezza – ha spiegato Hamilton -, si è optato per il cablaggio”.


Per l’edizione greca, le applicazioni sviluppate da Atos Origin sono scritte in Java e girano in Windows su Sql Server. In particolare, la società ha realizzato il sistema di gestione dei giochi (Games management systems) che si occuperà dei dati legati ad accrediti, trasporti, sistemazione alberghiera, assistenza medica, arrivi e partenze, e quello di diffusione delle informazioni (Information diffusion systems). Il cuore di quest’ultimo è rappresentato dalla intranet Info2000 che permette di consultare risultati, notizie, biografie degli atleti, medagliere e altri dati. Per quanto riguarda il mondo del broadcast, poi, entra in gioco l’applicazione browser Commentator information system, che dai siti di gara diffonde i risultati via etere oltre a renderli visibili in loco tramite 300 schermi e 1.500 terminali. Un database centrale porta, poi, i dati sul Web, alimentando il sito ufficiale dei giochi e quelli satellite.

Una questione di protezione


Un percorso per fasi è stato seguito anche per quanto riguarda l’infrastruttura di sicurezza che, come spiegato da Yan Noblot, information security manager di Atos Origin, “è partito dalla comprensione dei processi di business per allineare le soluzioni ai rischi”. Dopo aver stabilito le metriche e le criticità, si è passati alla fase di analisi e, successivamente, a quella di build, segmentando il network. La chiusura del cerchio si ha con la fase di “run”, seguita da quella di “measure”, per valutare la sicurezza effettiva e la vulnerabilità. “È stata prevista ridondanza di sistema – ha proseguito Noblot – e un data center secondario, oltre al disaster recovery planning”. “Gli attacchi sono un dato di fatto – gli ha fatto eco Claude Philipps, Chief technology integrator di Atos Origin -, anche a Salt Lake City se ne sono verificati molti, ma ciò che conta è il monitoraggio e la gestione degli alert”.

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