Lo sparigliatore

Come passare a presenza e identità partendo dalla collaborazione. Prendendo in contropiede gli avversari.

Ci sono personaggi che hanno una grande capacità di sparigliare il campo
di una partita anche se hanno in mano carte che gli avversari conoscono da
tempo.
Uno di questi, piaccia o no, è Bill Gates. Prendiamo il fatto
recente, la presentazione al pubblico di Microsoft Communicator. Una cosa di cui
si parla da, almeno e stiamo stretti, sei mesi.
Nome in codice Istanbul, è
destinato a essere la nuova interfaccia primaria di Office.
E quindi di
tutti noi.
Ma non è che fosse così chiaro ed esplicito.
Prima ci si
accontentava di dire che sarebbe stato il client di Live Communication Server o
di Live Meeting.
Insomma, una parte di un sistema di collegamento remoto, e
quindi di collaborazione, fra le persone basato sull’interazione multimediale.

Ma poi Bill Gates sale sul palco di San Francisco, luogo orograficamente
deputato agli sparigli, agli sfaldamenti, alle rotture di quadro d’insieme, e
butta sul piatto una serie di considerazioni che solo se si è micchi non si
riesce a cogliere.
Non la prima, in ordine sequenziale, ma la più
importante: collaborazione vuol dire comunicazioni in tempo reale, non
informazioni in tempo reale.
Già basterebbe.
Come dire: voi che vi siete
preoccupati di mettere tutte le informazioni a disposizione di tutti, avete
fatto solamente metà del lavoro.
Ora serve che si metta in grado le persone
che devono collaborare, di utilizzarle queste informazioni.
E senza una
connessione perpetua fra di loro, non si va da nessuna parte: le persone devono
avere le informazioni che ritengono utili nel momento in cui decidono che questo
sia.
Altra considerazione del figlio di Seattle: si è composto un
triumvirato fatto di pc, telefono cellulare e telefono fisso che sarà
inscindibile.
Come dire: vecchi centralini aziendali e nuovi sistemi VoIp
devono essere unificati, con il pc a fare da punto di snodo.
E via di questo
passo, Gates ha toccato il tema, centrale, dell’identità. Centrale perché
finisce proprio al centro dell’architettura informatica: si parte dall’identità
e dalla presenza di un utente, e attorno si costruisce, anche on demand, il
castello di applicazioni.
Anche di volta in volta, se serve. Anche giorno
per giorno, se dovesse servire.
Il punto è che la tecnologia oggi può far
fare tutto.
Chissà se può far mutare idea a quei nostrani amministratori di
sistemi alle prese ancora con l’accentramento della posta elettronica, con la
spersonalizzazione del client, con la negazione dell’instant messaging come
strumento di lavoro.
Però parliamo piano, perché se queste cose arrivano
alle falde del monte Rainer, una risata ci travolgerà.

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