L’Italia? Verso un’economia di rete

L’annuale rapporto Assinform conferma la crescita in quest’ultimi anni del nostro Paese nel settore Ict, anche se non mancano ancora forti ritardi nella diffusione delle nuove tecnologie, barriere culturali all’evoluzione e un profondo skill e manager shortage

E’ cresciuta del 12,8% la domanda aggregata nel mercato
dell’Information & Communication Technology in Italia che, con i suoi oltre
108mila miliardi di fatturato, ha raggiunto nel 2000 una quota pari al 5,5% del
prodotto interno lordo del nostro Paese. Questi i principali dati evinti dalle
anticipazioni sul rapporto annuale Assinform, stilato in collaborazione con
NetConsulting, in cui sono stati registrati tassi di crescita omogenei sia nel
settore delle telecomunicazioni (+12,9% rispetto al 1999), che dell’informatica
(+12,6%). In quest’ultimo segmento, che ha raggiunto quasi i 37 miliardi di
lire, la spesa registrata in Italia è stata addirittura superiore di due punti
percentuali a quella di Europa e Stati Uniti. Secondo Giancarlo Capitani,
amministratore delegato di NetConsulting: “Il mercato dell’Ict di casa nostra ha
ormai raggiunto una sua maturità e non è più drogato da fattori contingenti
quali l’anno 2000, l’euro e il boom economico legato alla telefonia mobile”.
Quest’ultimo rimane comunque il segmento più profittevole del mercato in
analisi, non tanto per le vendite di apparecchi cellulari o per gli investimenti
attuati dai gestori, quanto per la domanda di servizi a valore aggiunto che,
nonostante i circa 4 punti percentuali in meno rispetto al 1999 (da +15,3% a
+11,4%), denota una crescita ancora molto forte. L’ingresso sul mercato di nuovi
player, e il progressivo affermarsi della posta elettronica quale veicolo di
comunicazione, hanno rispettivamente condotto a una notevole riduzione del costo
delle tariffe telefoniche e del traffico voce internazionale, mentre i guadagni
tariffari derivanti dalla navigazione su Internet hanno subito un deciso
incremento. Il volume d’affari, pari a 71.450 miliardi di lire, generato nel
2000 nel mercato delle telecomunicazioni è da imputarsi alla vendita di
apparati, cresciuta rispetto al ’99 del +17%, e ai servizi offerti, +11,4%.
L’indagine Assinform conferma altresì il ruolo centrale interpretato dal
telefono cellulare: nel 2000 il numero di linee attive ha superato i 42 milioni
(+40% rispetto il 1999), il 78% delle quali a scheda prepagata. Tornando al
mercato dell’informatica, il comparto dell’hardware (11.721 miliardi di lire,
+11,1% rispetto al 1999) è cresciuto ancora una volta a vantaggio dei pc
(+17,6%) e dei minisistemi e a scapito delle workstation (-8,5% in unità) e dei
mainframe (-7,3% in unità). Secondo il rapporto, i tassi di crescita più
sostenuti sono quelli fatti registrare nel comparto dei pc portatili, cresciuti
del 62,8% (pari a 666.500 unità vendute contro le 409.500 del ’99). A tale
riguardo, il si registra anche l’aumento del peso delle famiglie nel consumo di
informatica personale, passato dal 24,9% del ’98, al 27,1% del ’99, al 32,8% del
2000. Alla buona dinamica del comparto software e servizi informatici (quasi
23mila miliardi di lire) hanno contribuito soprattutto i servizi (16.264
miliardi) in crescita del 15,6% rispetto una anno fa. Gli oltre 13 milioni di
italiani che, anche occasionalmente, fanno uso di Internet e la forte
propensione delle imprese a investire in informatica e telecomunicazioni in
maniera nuova, rimangono gli aspetti predominanti per comprendere l’andamento
odierno del mercato Ict in Italia. “Ciò non toglie – ha sottolineato Giulio
Koch, presidente di Assinform – che se il Governo italiano non inciderà sui
vincoli che ancora frenano il ricorso alle nuove tecnologie, come veicolo di
tutte le relazioni economiche e sociali, anche a livello territoriale, e se non
si procederà adeguatamente per colmare il problema dello skill shortage e della
formazione, le prospettive di chi investe verranno irrimediabilmente
deluse”.


 

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