L’Italia in Turchia: meno scambi ma più investimenti

Il nostro Paese è in controtendenza per l’afflusso di capitali esteri ad Ankara: +4,6% rispetto al -60% complessivo nel 2009

I rapporti economici tra Italia e Turchia mostrano due tendenze apparentemente contrastanti secondo gli ultimi dati dell’Ice. Da una parte, gli scambi commerciali tra i due paesi sono calati del 31% (cifre aggiornate allo scorso novembre); dall’altra, gli investimenti diretti italiani in Turchia sono cresciuti del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2008.

Questo è un segnale di vitalità per le nostre imprese; tanto più se si considera che gli investimenti diretti esteri sono crollati complessivamente di quasi il 60% nel 2009 in confronto all’anno precedente, scendendo a quota sette miliardi di dollari. L’Italia figura al quinto posto della graduatoria con oltre 250 milioni di dollari, dietro Gran Bretagna e Germania che hanno registrato entrambe cali vertiginosi superiori al 70 per cento.

Il nostro Paese è inoltre il quarto partner commerciale della Turchia con scambi pari a circa 12 miliardi di dollari, con un saldo attivo tra esportazioni ed importazioni di un miliardo e mezzo. L’Italia è il quinto fornitore della Turchia con una quota di mercato superiore al 5% dietro Russia, Germania, Cina e Stati Uniti; è anche il terzo mercato di sbocco per i prodotti turchi, anche se buona parte di questi sono fabbricati per conto di aziende italiane.

Non solo export
Il calo del 30% negli scambi commerciali è certamente un effetto della recessione mondiale e delle difficoltà congiunturali nell’economia turca. Basti ricordare che il Pil è diminuito dell’8,4% nei primi nove mesi del 2009 e che sia l’export sia l’import hanno accusato perdite superiori al 30% rispetto all’anno precedente. L’aumento degli investimenti diretti italiani, tuttavia, certifica il ruolo strategico della Turchia. Ankara è non solo un mercato importantissimo per l’export nazionale, ma offre anche ricche opportunità per investimenti a lungo termine, collaborazioni e alleanze sempre più strette tra le aziende dei due paesi. Le difficoltà momentanee della crisi non hanno quindi frenato l’interesse degli imprenditori italiani verso il paese guidato da Erdogan.

Le privatizzazioni
Un altro stimolo per i capitali esteri potrebbe arrivare nel 2010 dalle privatizzazioni. Queste hanno già garantito un flusso di oltre 22 miliardi di dollari negli ultimi cinque anni. I numeri del 2009 sono lontani da quelli del 2008 (una caduta del 65% da sei miliardi a 2,2, ma le entrate potenziali del 2010 sono di almeno dieci miliardi di dollari. Il Governo, infatti, intende privatizzare i due ponti d’Istanbul, tratte autostradali, porti e zuccherifici.

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