Giuseppe Carrella, professione It manager, propone di reagire al declino del ruolo dell’Edp manager restituendo alla funzione il compito di motore dell’innovazione.
20 luglio 2004
Il ruolo dellIt manager è da tempo in discussione, la sua capacità di influire sulle scelte aziendali sta cambiando e chi aveva inizialmente attribuito la crisi di questa figura alla crisi dellIt sta rivedendo questa convinzione. Non è solo una questione di percezione del ruolo dellIt è anche una questione di nuovi modelli organizzativi che chiedono al responsabile dei sistemi informativi di cambiare e di "fare qualcosa di più" per continuare ad essere decisivo nei processi aziendali.
Ma non è solo una questione di processi e di tecnologie conta anche e soprattutto la capacità di creare un contesto adeguato per far fare allIt e allIt manager un salto di qualità. Ed è proprio in questo scenario che si colloca il change management e la provocazione che un ex It manager oggi amministratore delegato come Giuseppe Carrella vuole lanciare a questo comparto.
"Il vantaggio competitivo è nella testa delle persone!" Il presupposto che sta alla base delle convinzioni di Giuseppe Carrella è tutto in questo concetto: "Sino a che lIt manager è rimasto concentrato sullinnovazione e sulla conoscenza era strategico per lazienda. Quando ha cominciato ad essere visto come colui che consente di ridurre i costi è iniziata la sua parabola discendente".
Ma facciamo un passo indietro e vediamo da dove arriva questa convinzione. Giuseppe Carrella è nato e cresciuto come It manager, ha passato la sua vita professionale nei centri Edp di grandi imprese nazionali e internazionali, definendo strategie, lanciando e guidando grandi progetti. Dal centro Edp è poi passato al timone di comando di una grande impresa come Tsf e guarda oggi a questa professione con un po di amarezza perché, come sostiene, "sta perdendo parte del proprio valore, ed è necessario reagire a questo declino che impoverisce sia la figura dellIt manager sia le aziende nelle quali è chiamato a lavorare".
01net ha incontrato Carrella a Ict Trade dove è venuto per presentare i primi risultati della sua esperienza con il change management. Prima di affrontare il tema vediamo di capire il personaggio attraverso un breve viaggio nel suo curriculum.
Giuseppe Carrella è lamministratore delegato di Tsf, joint venture tra il gruppo Telecom (61%) e le Fs (39%) e di Aspasiel, ma ha alle spalle una lunghissima esperienza in qualità di It manager in importanti compagnie.
Una esperienza It che inizia nel 1981 allinterno di una società di consulenza come Price Waterhouse dove partecipa a una serie di progetti strategici. Carrella è infatti nel team chiamato a realizzare la creazione della rete di comunicazione tra i maggiori porti del Medio Oriente. Assume poi il compito di coordinare il Progetto di logistica per l’installazione della fabbrica Compaq in Scozia ed è project manager nel gruppo di consulenza per il Ministero dei Trasporti Inglesi per lattivazione del sistema di trasporto privato.
Nel 1990 dal mondo della consulenza passa al mondo delle imprese e diventa Direttore Centrale sistemi e responsabile della sicurezza informatica e Tlc per il Gruppo Fininvest. Nel 1993 assume la direzione sistemi ed organizzazione PubliEspana dove segue tra laltro linstallazione ed lavviamento di Sap.
Nel 1995 diventa assistente dellamministratore delegato di Pagine Italia e gestisce lavviamento delle attività di sistemi e della struttura basata sullattivazione della rete Internet/Intranet di collegamento con gli agenti (950) e la definizione dei modelli di business delle attività "on-line".
Nel 1996 cambia settore e approda in Emi Music/Virgin con la responsabilità della funzione It in Italia, Spagna e Grecia. Qui attiva la rete Internet/Intranet Europea di collegamento con gli agenti, grande distribuzione (Extranet) e la produzione. E qui progetta il sistema di e-commerce e di digital delivery.
Nel 2000 torna in Italia in B2Biscom con la carica di Direttore delivery e Sviluppo Nuove tecnologie. E lui che si occupa dello star up della società del gruppo Ebiscom dedicata al B2b. E responsabile della gestione applicativa, tecnica e progettuale (60 persone) e dellanalisi delle società di sviluppo software (83) per la creazione di joint venture. Dal 2002 è amministratore delegato di Tsf, una societa che vale 220 milioni di euro di fatturato e impiega 1200 persone e che ha la missione di gestire in outsourcing i sistemi informativi del gruppo Fs.
01Net: Tante esperienze diverse come It manager, qual è il denominatore comune?
Carrella: Il ruolo decisivo dellIt manager nella creazione di progetti strategici. Un ruolo che oggi sta venendo meno.
01Net: Cosa veniva chiesto allIt manager in queste realtà?
C: La capacità di guidare linnovazione, di portare in azienda processi attraverso i quali far fare alle imprese un salto di qualità.
01Net: In quale tra le varie esperienze era più forte la richiesta di innovazione?
C: In Emi/Virgin, perchè il settore discografico deve confrontarsi con un mercato ad altissima competitività e la competitività è il trampolino dellinnovazione.
01Net: Proviamo a spiegare come questa competitività impattava sul lavoro dellIt manager?
C: La imprese virtuali di cui tanto si parla sono una realtà nel mondo della musica e del cinema da circa ben più di dieci anni. In questo settore le aziende hanno scelto di portare tutto allesterno.La produzione, lincisione, la distribuzione, la comunicazione. Tutte le funzione aziendali sono state esternalizzate a parte, forse, il marketing. LIt in queste aziende è strategica perché deve tenere sotto controllo realtà esterne sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista culturale.
01Net: In più cè il problema della pirateria
C: No. Direi che in più cè il problema di adattare il modello di business a condizioni di mercato che cambiano in grande rapidità e anche questo è un problema dellIt manager.
01Net: La pirateria non centra?
C: No, il problema è un altro. Questo mondo deve reinventarsi continuamente e le aziende devono essere strutturate per affrontare il cambiamento, in caso contrario rischiano grosso. La pirateria in realtà nasconde un problema più grosso.
01Net: Vale a dire?
C: Quello della qualità dei prodotti. La pirateria esiste perché il mercato ha visto deteriorare il livello qualitativo della propria offerta.
01Net: Chiariamo questo concetto.
C: Quando ho assunto lincarico di responsabile europeo dellIt ho ricevuto lincarico di pensare anche a dei progetti di vendita online. Insieme al marketing abbiamo condotto una indagine di mercato per capire come i clienti orientavano i loro acquisti. Per questo abbiamo creato un paniere multimediale composto da una serie di prodotti e abbiamo scoperto che anche nei casi dei portafogli più poveri le scelte privilegiano i prodotti di qualità.
01Net: Cosa vuol dire?
C: Che più aumenta la qualità dei prodotti e meno questi risultano vulnerabili nei confronti della pirateria.
01Net: Non siamo più in un territorio di competenza dellIt manager?
C: E vero. Credo che lIt possa dare un bel contributo anche qui ma si apre un altro discorso. Cè invece un altro tema che fa un po da ponte tra qualità e pirateria.
01Net: Qual è?
C: Le modalità di pagamento. Il vero problema delle società discografiche oggi è quello di escogitare un modo di farsi pagare che sia compatibile con il sistema dellofferta. Su questo fronte cè ancora molto da inventare e questo è il terreno dellIt.
01Net: Passiamo al ruolo dellIt. Oggi come amministrato delegato di una società di outsourcing It come vede la figura dellIt manager?
C: Male. Questo ruolo è in crisi.
01Net: Perchè?
C: Gli It manager non hanno più oggi la forza per influenzare le decisioni delle imprese. Nel passato erano decisivi, oggi sono marginali.
01Net: Ancora, perché?
C: Perché oggi la tecnologia non è più sentita come una leva importante del business. Oggi vince il marketing.
01Net: Come sarebbe a dire che vince il marketing
C: Che prevale linnovazione di una specifica funzione aziendale come il marketing. E sia chiaro: il marketing prevale per propri meriti e per demerito dellIt che oggi accetta di essere banalizzata.
01Net: Come si è arrivati a questa situazione?
C: Dopo una lunga stagione nella quale lIt era bene o male considerata come un mezzo per acquisire un vantaggio competitivo si è poi entrati in un tunnel in cui lEdp manager era importante solo perché riusciva a ridurre i costi. Un risultato certamente importante tuttavia è lì che è iniziato il tramonto. LIt manager in quel momento ha iniziato a non essere più un driver. Dallo sviluppo è passato alla gestione.
01Net: Ma la tecnologia non ha perso importanza.
C: No, al contrario. E la sua immagine e la sua percezione presso il top management che è entrata in crisi. Se prevale lequazione It uguale a Pc allora vuol dire che si accetta di banalizzare tutta la tecnologia, tutto diventa una commodity e per gestire delle commodity non servono dei top manager
01Net: Invece?
C: Invece lIt non è il pc, lIt è una scienza e deve riprendersi il suo giusto ruolo. lIt manager disegna linfrastruttura e dispone i flussi informativi di una azienda, ha un impatto strategico sullorganizzazione. LIt manager non è solo luomo che acquista i pc è colui che indirizza lazienda verso linnovazione.
01Net: Qual è lorigine del problema?
C: La distanza tra gli It manager e i clienti delle imprese e la scarsa cultura aziendale degli It manager.
01Net: Spieghiamolo.
C: Gli informatici sono troppo tecnici. Se vogliono tornare a far sentire la loro voce con il top management devono parlare anche di business e devono avvicinarsi anche ai clienti finali delle imprese, devono conoscerli. Devono far parte della macchina del business.
01Net: Non stiamo già andando in questa direzione?
C: No. Ricordo una ricerca dedicata agli It manager. Tra le varie cose cera un dato apparentemente marginale ma secondo me significativo: il 70% del campione non conosceva il fatturato dellazienda per la quale lavorava. E il segno di uno scollamento.
01Net: Cè stata però anche una fase nel passato in cui lEdp manager riuniva le responsabilità dellIt e dellorganizzazione Non era solo tecnologia.
C: Ed è stato un fallimento, anche quello. LIt deve gestire lIt, considerando lIt come una scienza, e deve influire pesantemente sullorganizzazione ma non la deve dirigere. Per quello cè bisogno di altre competenze.
01Net: Abbiamo però poi avuto una fase in cui le azienda hanno preso alla lettera questo messaggio e lorganizzazione è sfuggita di mano allIt per finire sotto la responsabilità di consulenti esterni.
C: E vero ed è stato ancora peggio, non solo lorganizzazione è sfuggita di mano allIt ma è sfuggita a tutta lazienda. La cura al problema si è rivelata peggiore del problema stesso.
01Net: Perché?
C: Perché con linvasione dei consulenti esterni la conoscenza dei processi è stata delegata a una cultura che veniva dallesterno, che il più delle volte era plasmata su modelli culturalmente distanti dalle nostre imprese e soprattutto una volta terminato il rapporto di consulenza tornavano ad essere valori esterni alle imprese.
01Net: Qual è dunque la via duscita?
C: Dobbiamo capire che il vantaggio competitivo delle aziende è tutto nella testa delle persone che ci lavorano. Dirò di più
01Net: Lo dica.
C: Si parla tanto di mettere il cliente al centro delle aziende, ma nessuno sarà capace di farlo se prima il top management non riesce a mettere il personale al centro dellazienda.
01Net: E siamo arrivati al change management?
C: Si e sono convinto che in una fase di grande cambiamento come quella attuale si debba usare una terapia durto per riportare le aziende a pensare allo sviluppo.
01Net: Proviamo a spiegare che cosè il change management
C: E un grande movimento che deve interessare tutta lazienda e che vuole rigererare tutti i processi mettendo le persone al centro di tutte le attività dellimpresa.
01Net: Concretamente costa state facendo?
C: Le dico prima i tre obiettivi che ci siamo fissati: il primo è dare fiducia alle persone, il secondo è creare una squadra, il terzo è valorizzare il talento di ciascuno.
01Net: Come?
C: Qui viene il bello. Abbiamo creato un clima di grande partecipazione con una serie di iniziative. Ad esempio abbiamo organizzato degli incontri periodici con delle personalità di svariati settori che parlavano della loro esperienza di lavoro, delle loro decisioni e del loro modo di gestire le relazioni. Cè stato lallenatore della nazionale di pallavolo, uno psicologo, un grande cuoco. Abbiamo inaugurato gli "Incontri della biblioteca". Abbiamo cercato di stimolare il confronto su tematiche che apparentemente non centravano con il nostro business.
01Net: Lobiettivo?
C: Lavorare sulla fiducia. Non abbiamo fatto camminare le persone sui carboni ardenti. Non cercavamo la sfida, cercavamo il confronto. A volte anche il conflitto, inteso come confronto franco tra posizioni diverse.
01Net: E lavete trovato?
C: Il processo è tuttora attivo. Ci sono una serie di iniziative che stiamo portando avanti e che stanno dando risultati.
01Net: Ad esempio?
C: Abbiamo lanciato un progetto denominato "Fuori i secondi" . Nelle aziende cè una grande quantità di talento sprecato per le più svariate ragioni, cè tanta intelligenza che aspetta solo di essere portata allo scoperto. Noi abbiamo voluto spingere tutto il nostro personale a scoprire i valori che ci sono nelle persone che ci stanno accanto e che magari da soli non emergono, stanno nascosti.
01Net: Come hanno reagito le persone?
C: Benissimo, hanno capito il messaggio che sta alla base del change management.
01Net: Ovvero?
C: Se vuoi che venga riconosciuto il tuo talento devi imparare a riconoscere quello degli altri. E questo è un bene essenziale in tutte le aziende.
01Net: Perché?
C: Perché le aziende possono anche decidere di focalizzarsi sulla conoscenza e possono investire pesantemente in formazione. Però dobbiamo essere assolutamente convinti che la conoscenza è poi delle persone, sono loro che la usano allinterno o allesterno dellazienda. Spetta allazienda far fruttare il potenziale di conoscenza che è in ogni persona. Non è affatto banale.
01Net: Tutto questo a livello di persone, ma a livello di processi e di organizzazione, cosa è successo?
C: A questo livello è più difficile ma i risultati arrivano. Abbiamo cercato di coinvolgere i fornitori e i clienti in questo processo. A loro mostriamo il nostro valore, quello che sappiamo fare. Ad esempio ai clienti non mettiamo più a disposizione dei prodotti o dei servizi ma il nostro valore. E un nuovo atteggiamento.
01Net: In azienda ci sono però mansioni, competenze
C: Certo e rimangono ma diventano dinamiche. Con il change management stiamo smontando e ricomponendo lazienda sulla base di nuovi valori. Le persone possono trovarsi a fare cose diverse o a fare le stesse cose seguendo processi diversi, coinvolgendo altre competenze.
01Net: Risultati concreti?
C: Un altro esempio, quello che considero il più significativo: siamo riusciti a riconquistare le nostre persone a quello che chiamiamo la logica dellartigiano.
01Net: Spieghiamolo.
C: Lartigiano tutte le sere, dopo aver finito di produrre dedica una parte importante del suo tempo ai propri strumenti di produzione, li pulisce, li sistema, li prepara a unaltra giornata di lavoro. Dedica una parte importante del proprio tempo a progettare una nuova giornata di lavoro. Per il nostro personale lo strumento di lavoro principale si chiama conoscenza. Ed è alla conoscenza che ogni giorno il nostro personale sente di dedicare una parte importante del proprio tempo per prepararse a fare meglio il giorno dopo. E un investimento per lazienda e per se stessi.
01Net: Chi guida tutto questo?
C: Lamministratore delegato ci deve mettere la faccia e il proprio tempo. Il change management funziona solo se coinvolge il top management.
01Net: Tornando agli It manager
C: Il change management è una straordinaria occasione per questa figura per recuperare il suo ruolo di guida allinnovazione e dunque alla conoscenza nelle aziende.
01Net: Come?
C: La conoscenza è come il latte fresco, ha una data di scadenza molto ravvicinata, per questo in azienda servono figure in grado di guidare i processi di acquisizione e di distribuzione della conoscenza in modo rapido ed efficace. LIt è una di queste figure. Deve rompere lequazione di It uguale a Pc, deve ridare allIt il ruolo di scienza che le spetta e deve trasmettere il valore del proprio lavoro.
01Net: Ancora, come?
C: Oggi in azienda non cè consapevolezza rispetto al lavoro dellIt manager. Lo si chiama in causa solo quando ci sono problemi. LIt manager deve preoccuparsi innanzitutto di formare la propria azienda verso lIt. Il personale deve essere consapevole del ruolo dellIt, dei suoi mezzi, dei suoi obiettivi e deve capire cosa può fare per migliorare il suo lavoro.
01Net: Con il change management le cosa cambiano?
C: Si riesce a far ritrovare il coraggio alle persone di mettersi alla prova con una propria iniziativa, si riesce ad avere un coinvolgimento del top management anche sui temi dellinnovazione. Si ha più forza per affrontare quello che rimane il rischio di fondo per ogni imprenditore o manager in qualunque impresa si trovi.
01Net: Vale a dire?
C: Che con linnovazione ci si gioca la carriera. Il change management permette di rimettere in moto i processi di innovazione ma ci vuole sempre coraggio.