L’It risale la china ma il primo semestre è ancora negativo

Secondo il Rapporto Assinform, il settore informatico nella prima metà dell’anno sembra aver avviato un trend in recupero (-0,5%), rispetto al -4,4% del 2003. Ritorno in positivo per l’hardware (+0,2%), grazie ai pc. Nel complesso, l’Ict ha chiuso in attivo (+1,8%), grazie alle Tlc (+3%).

“Il malato (l’Ict, ndr) non sta bene, ma sta migliorando, in alcune parti va meglio che in altre”. Parafrasando il linguaggio medico Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting ha così dato un commento complessivo sull’andamento, nel primo semestre 2004, del settore dell’Information and communication technology, rilevato dal Rapporto Assinform. I dati parlano di un mercato Ict cresciuto dell’1,8% e attestatosi su 30,803 miliardi di euro, positivo grazie al trend delle Tlc, cresciute del 3% (era però un +3,2% nel 2003), pari a 21,190 miliardi, mentre ancora un segno meno penalizza l’It. Infatti il comparto ha realizzato 9,613 miliardi, pari a un decremento dello 0,5% sullo stesso periodo del 2003, ma va, tuttavia, considerato che un anno fa i valori erano molto più negativi (-4,4%). Contrariamente a quanto accade nelle Tlc, che ha operatori con andamenti molti simili tra loro, la realtà dell’It è molto più composta e presenta società con crescite del 50% e altre con perdite del 30%, fatto questo che denota come chi sa rinnovarsi e focalizzarsi possa andare controcorrente.

La forte spinta dei notebook


All’interno del settore, una netta inversione di tendenza in questo primo semestre è stata registrata dall’hardware che è riuscito a chiudere, seppur di poco, in positivo (+0,2%) risalendo da un -6,2% dello stesso periodo del 2003. Questo fatto, secondo Capitani, è dovuto a due ragioni: al rinnovamento del parco installato, oggi obsoleto anche per il consumer e ai processi di razionalizzazione e consolidamento It avviati dalle aziende. Questo spiega la forte crescita in unità dei pc (+21,2%), e dei Mips dei mainframe (+33%) mentre i server midrange hanno un po’ segnato il passo (+0,8%). Purtroppo a queste crescite non corrisponde un adeguato incremento in valore, perché i vendor si sono fatti concorrenza facendo leva sui prezzi, per cui si osserva che in valore i pc sono aumentati solo dello 0,8%. All’interno di quest’ultimo comparto si distinguono i notebook (+39,8% in unità e +4,4% in valore) ma si evidenzia anche una ripresa per i desktop (+11,9% in unità e -0,5% in valore) e una più modesta per i pc server (+7,9% in unità e -4% in valore) . Riguardo ai portatili, “la loro crescita ha caratteristiche non solo congiunturali ma anche strutturali – ha osservato Capitani -. Infatti, aumenta la propensione delle aziende di sostituire i notebook con i desktop, fatto questo che è anche indice di una crescita di lavoratori mobili. Ma quest’anno un forte impulso viene anche dal mondo consumer, che da un -20,3% del 2003 è salito a un +22,6%, trend affiancato anche da una crescente propensione ad accompagnare l’acquisto di notebook e pc con quello di fotocamere digitali e stampanti con qualità fotografica. Va, inoltre, sottolineato che tutto questo è favorito da un’offerta sempre più ampia che viene dalla grande distribuzione organizzata”.


Per quanto riguarda software e servizi, l’andamento complessivo migliora, ma il dato rimane, nel complesso, sempre negativo (-0,5%), pur con dinamiche diverse. Infatti, se da un lato il software cresce dello 0,6% (ma era un +3,1% nel 2003) quindi in regressione, sul fronte servizi da un -6,1% del 2003 si è risaliti a un -0,9%. Il comparto era arrivato a un inacettabile abbassamento dei prezzi, per cui il fenomeno downpricing si è fermato, anche perché molti utenti si sono resi conto che non avrebbero ottenuto servizi di qualità continuando a tirare sui prezzi. In quest’ambito, c’è una prevalenza di voci negative, a cui fanno eccezione quelle di outsourcing di facility management (+2,1%), di system integration (+0,4%) e di consulenza (+0,1%). Purtoppo, come ha sottolineato Capitani, una nota dolorosa è data anche dalla diminuzione di investimenti nella formazione, che conferma la scarsa propensione all’innovazione delle aziende. Lo scenario emerso da tutti questi dati delinea un’utenza orientata verso una domanda cauta e debole, che si traduce in progetti di ottimizzazione e di consolidamento piuttosto che in progetti innovativi che però richiedono una rivisitazione dei processi aziendali. La domanda è espressa soprattutto dalle medio-grandi aziende, ma anche il consumer sembra essersi risvegliato. Sul fronte dei vendor la competizione è elevata, per cui aumentano gli accordi di partnership e le concentrazioni per complementare l’offerta.

Il mobile sostiene le Tlc


Diverso il quadro che emerge dai dati delle Tlc. I 21,190 miliardi di euro realizzati nel primo semestre 2004 sono costituiti dai servizi (16,420 miliardi) e dagli apparati (4,770 miliardi, di cui i terminali pesano per 2,330 miliardi e le infrastrutture per 2,440).


All’interno del comparto servizi (+5,1%), si segnala la crescita dei servizi a valore aggiunto (Vas) mobili, che hanno realizzato un +28,3% con un valore di 1,180 miliardi, seguiti dalle Tlc mobili con un +9,6% pari a 6,650 miliardi. I Vas fissi, invece, hanno realizzato 1,460 miliardi e un +1,4%, mentre ancora il valore più importante è dato dalle Tlc fisse con 7,130 miliardi, in calo però dello 0,8%.


A conclusione del Rapporto, Pierfilippo Roggero, presidente di Assinform ha tratto una serie di conclusioni. La prima è che manca il coraggio alle aziende a investire in progetti innovativi, perché inevitabilmente comportano anche un cambio di mentalità e di approccio al business. Infatti, ha ribadito che c’è una stretta correlazione tra Ict e innovazione di processo, per cui non ha senso acquisire tecnologie se non si rivedono anche i processi di business. E la mancanza di una vision futura fa sì che il Sistema Paese continui a perdere competitività, per cui la scarsa crescita del Pil (+1%), realizzata dall’Italia è in stretta correlazione con gli scarsi investimenti nell’Ict, dal momento che l’aumento degli investimenti in macchinari e attrezzature (+2,1%) non ha generato una crescita dell’economia italiana.

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