L’It migliora se il business si fa capire

L’It non può vivere in trincea, bisogna costruire una visione d’insieme da sviluppare con la convinzione e la collaborazione di tutti

Una ulteriore conferma della difficoltà di rapporto che, a volte, si può manifestano tra It e mondo votato alle strategie è emersa durante una tavola rotonda (tenutasi durante un recente evento di Hp), che ha voluto sodare le opinioni di chi opera nell’area business e di come viene vissuta la relazione con le tecnologie informatiche e le persone che le governano.

Andrea Rangone, docente della School of Management del Politecnico di Milano, ha movimentato l’incontro, che ha visto la partecipazione di Guido Gusella, responsabile Ramo Infortuni di Zurich, Renato Velli, responsabile progetti supply chain direzione centrale Operations di Ferrero e Massimo Esposti, caporedattore del Sole 24 Ore.

Alla prima domanda di rito: «Ma l’It è percepita dal business come una leva strategica o come un vincolo/costo?», Gusella ha senza remore dichiarato che in Zurich le persone dell’It sono viste «come quelle che non capiscono le necessità di innovazione richieste dal business». Dopo aver sottolineato che la sua società ha vissuto tutte le fasi di integrazione di piattaforme evolute (che oggi sono gestite dal datacenter centralizzato in Svizzera), Gusella ha però anche subito fatto ammenda, affermando che forse il management non sempre ha le idee chiare su quanto serve effettivamente, per cui è difficile trasmettere le aspettative in modo corretto. Tuttavia, «l’area It deve essere guidata da una persona di business. I fallimenti spesso ci sono, ma proprio per questo vanno affrontati e gestiti con la collaborazione di tutti, perché rappresentano un’occasione per crescere nelle reciproche conoscenze».

Per Velli, che opera in una realtà come Ferrero, che deve saper declinare il futuro con la tradizione (si legga Nutella), seguendo percorsi dettati dal mercato, è importante far capire alla direzione It le potenzialità che possono nascere dall’innovazione o dal ripensamento di quanto già c’è. «La mia funzione è quella di indirizzare le soluzioni migliori, per cui dal mio punto di vista il problema va gestito a metà tra l’It e il business».

Esposti ha iniziato col ricordare che dai tempi in cui al Sole 24 Ore si scrivevano gli articoli con le macchine per scrivere, sono state vissute numerose fasi d’innovazione, che hanno portato oggi alla completa gestione digitalizzata del giornale e al Web. Ma a ogni stadio di nuova tecnologia introdotta, si sono presentate sempre varie difficoltà, spesso legate al fattore umano.

Alla seconda provocazione sul perché le persone dell’It non riescono a trasmettere la valenza delle tecnologie informatiche al business, Velli ha osservato che è assolutamente necessaria una maggiore «interazione con i colleghi, in quanto si deve costruire una visione d’insieme da portare avanti con la convinzione di tutti. Solo in questo modo si possono affrontare e superare i problemi. Se l’It vive continuamente in trincea, le cose non funzionano». Per questo Velli vede con favore la nascita di nuove figure all’interno dell’area It, che abbiano anche competenze sui diversi campi applicativi legati al business.

A sua volta, Gusella ha sottolineato che «esiste un problema di linguaggio, che rende difficile il dialogo. Per questo motivo, da noi, il business ha dovuto far entrare nelle sue file persone che arrivano dall’It, affinché svolgano un ruolo di “fluidificatore” in grado di interpretare le esigenze dei due mondi».

«Al Sole si stanno facendo numerosi passi avanti – è intervenuto Esposti – in quanto riusciamo a organizzare diversi appuntamenti collaborativi con l’It, fatta di persone aperte al dialogo, per trovare tutti insieme il modo di lavorare meglio. Oggi l’It ci sta aiutando a superare diversi problemi, perché siamo riusciti a parlarci e a capirci e, noi stessi, abbiamo imparato a esprimere con chiarezza i nostri problemi».

A commento conclusivo del dibattito, Gusella ha ribadito che bisogna «saper guardare avanti nel rispetto dei ruoli, cercando di integrare il più possibile le diverse competenze. Sui risultati dei progetti, è il business che deve prendersi le responsabilità, dando le specifiche ed entrando nel merito dei processi architetturali. Alla fine, quindi, se qualche cosa non va, non è colpa dell’It ma del business». «Non si può pretendere il “chiavi in mano” quando si presenta una richiesta alla funzione It – ha rincarato Velli – perché l’obiettivo è quello di lavorare insieme per portare innovazione senza snaturare le linee di business».

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