Home Apple Lion e Mountain Lion: il modello dei documenti

Lion e Mountain Lion: il modello dei documenti

Era sin dai tempi dei primi sistemi operativi dei nostri Mac, quelli che si chiamavano “System” e non “OS”, che ci eravamo abituati a una certa maniera di lavorare. Ci riferiamo, ad esempio, al salvataggio delle nostre fatiche in cartelle, alla metafora della scrivania, alla maniera in cui il sistema operativo metteva a disposizione file e applicazioni. Come utenti Mac siamo passati attraverso diverse modifiche del sistema operativo, alcune epocali come quando dovemmo abbandonare i sistemi cosiddetti sistemi “classici” per il nuovo Mac OS X, oggi giunto, con la perdita del prefisso Mac, alla versione 10.8, Mountain Lion. Andiamo per ordine e cerchiamo insieme di capire quali modifiche sono state apportate a determinate funzionalità, per vedere se è ancora possibile lavorare come eravamo abituati a fare in passato, oppure se non sia forse il caso di abbracciare in pieno il nuovo corso di Apple. È ormai, infatti, evidente che da OS X Lion (10.7) l’aspetto dell’interfaccia utente stia lentamente cambiando per rendere meno traumatico il passaggio da iOS a OS X. Il mercato ci sta infatti dicendo che molti degli “switcher” – ossia di quegli utenti in che vengono da altri sistemi operativi, Windows in primis – transitano per un dispositivo iOS (iPad, iPhone, iPod touch). Con iOS è sparita, nel senso che non è più visibile all’utente, la gerarchia delle cartelle, ossia quello che gli addetti ai lavori chiamano “file system”: le applicazioni le ritroviamo distribuite nelle varie schermate e il salvataggio di diverse versioni dei documenti sta prendendo una nuova piega. È giunta forse l’ora di renderci conto di come continuare a ottenere il massimo dal nostro fidato compagno di lavoro. Non senza fare dapprima un passo indietro, a uso e consumo dei neofiti e dei vecchi utenti, desiderosi e al tempo stesso timorosi di passare a Lion e Mountain Lion.

Questione di gerarchia
I computer salvano e organizzano le informazioni, ossia i nostri file o documenti, facendo uso del file system, una sorta di indice o di database che tiene traccia di dove sono stati salvati i dati e ce li mostra in maniera intellegibile. La metafora più utilizzata, sin dai tempi dei primi Mac e di Windows, è quella della scrivania e delle cartelle, ma vi sono anche altre interfacce, quali quella testuale a cui si accede via terminale, la cosiddetta shell o più precisamente shell testuale intervenuta pesantemente nel suo file system (HFS, hierarchical file system, prima e HFS+ con OS X poi) al punto da arrivare quasi ad abolire completamente, con iOS, il concetto delle cartelle. A dire la verità nelle più recenti versioni di iOS le cartelle sono state reintrodotte, anche se con un solo livello: è possibile cioè creare cartelle che contengono applicazioni ma non altre cartelle, mentre i file sono visibili soltanto dalle applicazioni che li hanno creati. Ricordiamo, a uso e consumo dei neofiti, che in iOS la creazione di una cartella avviene soffermandosi col dito sopra all’icona di un’applicazione, fino a rendere le icone traballanti e quindi trascinando l’App sopra all’icona di un’altra App che si desidera includere nella stessa cartella: iOS creerà una cartella per noi, suggerendone anche il nome.
Con Mountain Lion (OS X 10.8.2 al momento di scrivere questo articolo) Apple sta portando anche in OS X la logica dell’unico livello per le cartelle, con non pochi imbarazzi negli utenti più evoluti. Infatti, nonostante lo strepitoso successo di Mountain Lion, in termini di download e di traffico in Internet da Mac con OS X 10.8, in molti, soprattutto negli ambienti professionali, sono ancora legati a Snow Leopard, ossia a Mac OS X 10.6, che rappresenta l’ultima release per chi desidera interagire col proprio Mac né più né meno come si faceva vent’anni fa con System 6 e System 7. Il motivo di una misura così rigorosa va cercato nella convinzione di Apple che il sistema delle “cartelle dentro le cartelle” in maniera gerarchica sia, in effetti, più complicato e richieda un certo sforzo mentale per essere gestito adeguatamente. Chi scrive è un estimatore dell’archiviazione in cartelle che ne contengono altre, ma negli anni la cartella Documenti si è ramificata a tal punto che per cercare un documento creato solo pochi giorni prima è necessario il passaggio per Spotlight, pena un’estenuante ricerca in un labirinto di cartelle create “al momento”, senza un reale schema predeterminato.

A detta degli studiosi, la nostra mente non è in grado di creare un modello gerarchico oltre il primo livello e, in effetti, difficilmente le nostre cartelle reali – quelle di carta o plastica, per capirci – sono organizzate oltre il primo livello, pena la produzione di una gran confusione. Da diversi anni Apple ci sta gradualmente portando, attraverso un percorso di liberazione della nostra mente dal concetto astratto e poco efficace della gerarchia delle cartelle, a pensare diversamente. Di fatto sono anni che diamo in pasto a iTunes la nostra musica e a iPhoto le nostre immagini senza preoccuparci più di tanto di creare cartelle nelle cartelle. Tranquilli, Mountain Lion permette ancora di lavorare come abbiamo fatto fino a oggi e di visualizzare la nostra amata gerarchia di cartelle, però vi invitiamo a seguirci in un breve tutorial per capire come Apple intende che d’ora in poi gli utenti interagiscano con i documenti e le App. In passato si navigava nel Finder alla ricerca del file da aprire col doppio clic, oggi, come in iOS, si entra nell’applicazione e da lì si apre il file. Come dire che i file non sono “nel file system”, ma “nell’applicazione”.

Come ti salvo i file
Time Machine, il sistema di backup di Apple, è ormai entrato nel nostro uso quotidiano, al punto che cancellazioni e modifiche di file non sono più temute nemmeno degli utenti meno evoluti. Ebbene, Apple ha voluto estendere la protezione e la trasparenza di Time Machine anche alle applicazioni e non solo per necessità di recupero, in caso qualcosa sia andato storto, ma sempre. Per il momento seguono questa filosofia le applicazioni di sistema, come Text
Edit e Anteprima, e poche altre, mentre applicativi anche importanti, ad esempio Office di Microsoft, ancora non la supportano. Le schermate che vedete in queste pagine sono tratte proprio da TextEdit e Anteprima.
Il nuovo funzionamento del file system rende di fatto inutile il salvataggio dei file perché è il sistema operativo che lo fa per noi, con qualche interessante innovazione. Ad esempio, in Lion, tutti i documenti più vecchi di due mesi sono automaticamente bloccati e trasformati in sola lettura. Nel caso si desideri modificarli, con un clic sulla barra del titolo dell’applicazione sarà possibile creare una nuova versione o un nuovo documento con un nuovo nome. In Mountain Lion questo fastidioso automatismo è stato disabilitato, per far posto all’eventuale selezione manuale dalla barra del titolo della finestra del documento  che, peraltro, equivale al classico metodo raggiungibile dalla finestra di informazioni del file, evocabile dal Finder con un clic sul documento e quindi dando il comando da menu File > Ottieni informazioni.
Facciamo però un passo indietro. Lion, prima ancora di Mountain Lion, ha introdotto una novità che alcuni utenti meno smaliziati forse non hanno nemmeno notato, ma che ha causato più di un mal di testa ai Mac user di vecchia data. Fino a Snow Leopard (OS X 10.6), sin dai tempi dei System classici, alla chiusura di un documento al quale erano state apportate delle modifiche il Mac chiedeva se si desiderava salvare il documento con le modifiche apportate o meno. La pressione del pulsante No permetteva di chiudere il documento perdendo irrimediabilmente tutte le modifiche. A chi desiderava conservare entrambi i documenti, sia il vecchio sia il nuovo, non restava che invocare il comando File > Salva con nome per creare un nuovo file con le modifiche e conservare il vecchio senza modifiche. Una tale logica era forse poco coerente col modo di pensare dell’uomo della strada: in effetti quando si desidera annotare dei commenti su un documento “fisico”, se non lo si vuole danneggiare irrimediabilmente di solito prima lo si fotocopia e poi si apportano le aggiunte e le note liberamente sulla copia. Il computer ci ha invece abituato a un comportamento forse paradossale, anche se funzionale: lavorare sull’originale, apportando modifiche, cancellazioni e aggiunte, per poi decidere se conservarle o meno.
Ora con Lion e Moutain Lion l’approccio è completamente diverso: a meno che non si voglia a tutti costi conservare il vecchio documento – in tal caso la scelta va fatta prima di apportare le modifiche, tra poco vedremo come – ogni modifica viene salvata automaticamente nel documento. Lion e Mountain Lion offrono tuttavia, con le applicazioni compatibili, la possibilità di “navigare nel passato” con la nota interfaccia di Time Machine, alla ricerca di vecchie versioni di un documento. In effetti però non sono tutte rose e fiori e se i vecchi utenti lamentano la scomparsa (in Lion) o la differente funzionalità (in Mountain Lion) del comando Salva con nome di antica memoria, mentre i neofiti restano sorpresi da un automatismo forse eccessivo e invadente. Probabilmente solo gli utenti che hanno iniziato a muovere i primi passi nel mondo dell’informatica con un dispositivo iOS non noteranno differenze di sorta: in iOS, infatti, all’utente non è dato sapere se un file o un’applicazione sono chiusi o semplicemente in background, né se e dove un file è stato salvato. In iOS, ad esempio, si scrive, si cancella, si aggiungono frasi, poi si esce dal programma per scaricare la posta o visitare un sito e infine si spegne il dispositivo per riporlo nella borsa. Alla successiva riapertura dell’App il documento su cui stavamo lavorando si ripresenta nella sua completezza con tutte le più recenti modifiche. È evidente che un simile approccio semplificato possa causare più di un mal di testa ai malcapitati “power user” abituati alla combinazione di tasti Opzione + S. La scomparsa con Lion del vecchio comando Salva con nome aveva causato una levata di scudi che ha indotto Apple a reintrodurlo in Mountain Lion, anche se tramite un poco amichevole uso del tasto Alt in associazione al clic del mouse sul menu File. Andiamo per ordine e scopriamo come Apple intende che il nuovo meccanismo, definito Modern Document Model (MDM) sia usato.


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