Nell’ambito della piu generale strategia software Internet per le aziende,il sistema operativo freeware assume un peso importante, con la creazione di una divisione dedicata all’interno dell’Enterprise Server Group.
Cercando di anticipare una domanda di mercato peraltro già ben orientata,
Ibm ha deciso di spostare su Linux una buona fetta dei propri sviluppi
software Internet-based. All’interno dell’iniziativa si colloca la scelta
di smantellare una Internet Division che aveva quattro anni di vita, per
far spazio a una nuova entità dedicata, che si collocherà nell’ambito
dell’Enterprise Server Group. La precedente entità era divisa un due
gruppi, uno focalizzato sullo sviluppo e coordinamento di tecnologie per
l’Internet di prossima generazione e l’altro dedicato al marketing
e-business. Secondo l’ottica della riorganizzazione, invece, il primo
gruppo si sposterà sotto la Enterprise Systems Division, mentre il secondo
verrà indirizzato sotto l’area Software Solutions.
L’enfasi che la stessa Big Blue ha dato alla mossa lascia intendere che le
intenzioni siano più che serie e mettono il costruttore in cima alla lista
dei big impegnati sull’ambiente freeware creato da Linus Torvalds. Almeno
nel breve periodo, non sembra che questo shift possa interferire con gli
sviluppi già programmati su Aix, che è oggi lo Unix di riferimento per I
bm
e ha già piani di supporto ad esempio per la futura architettura Ia-64 di
Intel, attraverso il progetto Monterey. Lo dimostra anche il fatto che il
costruttore intende sì lavorare a contatto più stretto con la comunità
Linux per la creazione e il porting di varie tecnologie da e verso
l’ambiente, ma non vi è alcuna intenzione di rendere libero il codice di
applicazioni-chiave, come Db2 o MqSeries. In compenso, è previsto che Ibm
rafforzi il supporto dell’Os open source verso i mainframe S/390, in linea
con le richieste avanzate da vari utenti corporate, che volevano
l’estensione di capacità desktop tipiche di Linux verso quelle
transazionali dei mainframe. Così, gli utenti saranno, in futuro, in grado
di attivare una partizione Linux sul grande sistema, rendendo più semplice
l’importazione diretta di applicazioni.
A guidare la nuova entità è stato confermato Irving Wladawsky-Berger,
già a
capo della Internet Division, che si dovrà occupare dello sviluppo della
nuova generazione di tecnologie Internet, del disegno di tecnologie e
architetture avanzate e dell’integrazione Linux-Unix. Alle sue dipendenze
saranno diverse centinaia di dipendenti, con laboratori di ricerca in
Texas, New Jersey e India. Il risultato sarà che ogni nuovo server
(Rs/6000, As/400, S/390 e macchine Numa-Q) prodotto da Ibm sarà
automaticamente Linux-ready.
Qualche difficoltà potrebbe derivare, a lungo termine, per le società
specializzate in Linux. Ibm, infatti, oggi ha accordi di supporto tecnico
con le varie Red Hat, SuSe, Caldera e TurboLinux, ma, alla luce, di quanto
sopradescritto, lo stesso costruttore ha ammesso che si potrebbe generare
una certa concorrenza sul fronte dei servizi, gli unici che generano
profitti, visto che il sistema operativo è gratuito.