L’intimo It di DB Apparel

Manufacturing e retail rappresentano le due anime di Dim Brands Apparel, che ha modificato il suo business anche grazie alla tecnologia

Se il business cambia, anche l’It deve cambiare. E così è stato in Dim Brands Apparel, ramo dell’americana Sun Capital, di cui fanno parte, tra l’altro, i marchi Lovable, Playtex e Wonderbra. La società, infatti, ha ampliato le sue attività, affiancando alla produzione di capi di lingerie quello della distribuzione diretta. Un’evoluzione legata anche al “declino” del dettaglio come canale principale di vendita a favore delle catene specializzate, dei punti vendita monomarca o della grande distribuzione. «Questo comporta delle modifiche al sistema informativo – spiega Giuseppe Zambarbieri, recentemente diventato Cio per il Sud Europa di DB Apparel, che guida le operazioni in Italia e Spagna dalla sede bergamasca di Lovable -. Il lancio, per esempio, di una catena di negozi di proprietà o in franchising, ha spostato la nostra logica da una tipicamente manifatturiera a una spinta verso il retail».


Tematiche diverse che richiedono una convivenza di anime e di sistemi. Per questo motivo, Dim Brands Apparel fa barriera attorno al suo Erp, ma si è dovuta al contempo attrezzare con sistemi specifici di gestione del negozio. E proprio l’adozione dell’Enterprise resource planning è stato il compito che Zambarbieri ha dovuto realizzare, sei anni fa, al suo ingresso in azienda. «Il software di allora era stato scritto in casa prima su mainframe, poi su As/400 – prosegue il manager -. Io sono arrivato con l’obiettivo di installare un Erp preso sul mercato, tenendo conto che il mondo del tessile ha esigenze particolari che, però, a quel tempo, non erano coperte in modo soddisfacente dagli applicativi esistenti. L’unico di taglio internazionale che rispondeva alle nostre richieste, era Movex (ora dell’americana Lawson, a seguito del merger con Intentia, ndr), che era già utilizzato nelle filiali messicane e spagnole, con risultati positivi. Ai tempi, Sap aveva dato dei problemi, mentre un’alternativa poteva essere il software di Jd Edwards».


In un anno e mezzo il sistema è partito ed è stata riorganizzata anche l’It. Nel frattempo è avvenuta la fusione, sia in termini di risorse umane sia di sistemi, tecnologia e architettura delle divisioni Lovable e Playtex, che ai tempi erano gestite separatamente, con It diverse.


L’impostazione organizzativa


Alla luce della nuova organizzazione, la squadra It coordinata da Zambarbieri (che fa riferimento all’headquarter europeo di Parigi) conta 19 persone in Italia e venti in Spagna, con release di Movex, differenti. Con la sua nuova nomina, però, Zambarbieri intende far convergere le piattaforme: «L’adozione di un Erp strutturato ha comportato un mutamento anche nella struttura It, che è stata snellita, visto che abbiamo operato solo piccole customizzazioni. I programmatori esterni sono spariti e quelli interni sono ridotti a uno per area funzionale, per garantire la necessaria manutenzione evolutiva. Allo stesso tempo, però, abbiamo dovuto diventare esperti di retail avendo acquisito una piattaforma specifica, Colombus di Vcs Timeless».


Al fianco di un’area applicativa e di supporto al business, ne esiste una dedicata a servizi e infrastruttura. Nella prima a un responsabile si affiancano tre business consulting, rispettivamente uno per l’area commerciale, uno per il manufacturing e uno per il finance. La seconda è caratterizzata da un data center interno, con tre persone in sala macchine, a cui si sommano quelle dedicate al supporto all’utente.


«Sull’onda del nuovo Erp – ricorda Zambarbieri -, ho dato impulso a un sistema di datawarehousing con dei datamart per l’area commerciale e la supply chain, con Oracle come data base administrator e Business Objects per la Business intelligence». Nell’organigramma It, però, non è prevista una figura che si occupa a tempo pieno di sicurezza: le competenze sono suddivise, con la supervisione dell’It service manager che funge anche da security office.


«Circa un anno fa, poi, nel momento in cui abbiamo deciso che quella del retail era una strada da seguire per il futuro – racconta il manager -, ho puntato sull’outsourcing per l’intero business process support dei punti vendita, che comprende hardware, software, installazione, training e help desk di primo e secondo livello. È una scelta di cui sono contento, anche se ovviamente c’è sempre da crescere e migliorare».


Le priorità


Il retail model rappresenta, quindi, una priorità per Zambarbieri, al fianco dell’espansione all’estero: «In entrambi i casi, il supporto del business ha impatti sul sistema informativo, di cui va acuita la sensibilità. Anche la delocalizzazione delle fonti produttive ha delle ricadute sull’It, ad esempio con le piattaforme di collaborazione per lo scambio di dati o per la progettazione. Oltre all’impatto sull’architettura di sistemi, poi, vanno create nuove competenze». Ma la formazione non è mai abbastanza. «Tendenzialmente, quando si riesce, la facciamo con i fornitori o, come nel caso del passaggio al retail, ci siamo appoggiati a professionisti, perché anche dal punto di vista dell’It, volevamo imparare bene un mestiere, visto che partivamo da un’expertise diversa. Comunque, pur pianificando impegni formativi annuali, il non poter stabilire percorsi in modo più sofisticato è per me un rammarico».


Nella quotidianità della gestione It, comunque, Zambarbieri non si fa pilotare dagli eventi:«Ogni anno avviamo un piano operativo, pianificando progetti e manutenzione. Partiamo in modo strutturato anche se, strada facendo, le cose possono cambiare, ma questa è una normale attività di ripianificazione, necessaria al fine di poter supportare il business in modo coerente, efficiente ed efficace».


Innovazione presente e futura


Tra gli obiettivi di taglio innovativo che Giuseppe Zambarbieri, Cio di DB Apperel per Italia e Spagna, vuole raggiungere c’è sicuramente l’Rfid: «Anche se in questo momento è difficile prevedere un’implementazione rapida, sarebbe un passo tecnologico importante. Non si tratta di una novità, se ne parla da tempo, ma non è ancora diffusa come potrebbe. Pure la virtualizzazione dei server, potrebbe rappresentare un’innovazione per noi, anche se, dal punto di vista gestionale, mi fa pensare più a un parziale ritorno al passato. Altro discorso importante riguarda il wireless. Anche in questo caso, non si parla di novità in senso assoluto ma in realtà le aziende sono ancora fortemente cablate».

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