L’interoperabilità sul Web degli oggetti distribuiti.

Anche se il concetto di un’architettura per oggetti distribuiti sul web non è nuovo, nessuno dei modelli esistenti – Java, Corba o Com – si è ancora imposto in questo ruolo. Peraltro, la pressione economica che impone alle imprese di stringere nuovi le …

Anche se il concetto di un’architettura per oggetti distribuiti sul web non è nuovo, nessuno dei modelli esistenti – Java, Corba o Com – si è ancora imposto in questo ruolo. Peraltro, la pressione economica che impone alle imprese di stringere nuovi legami di partenariato con l’integrazione dei rispettivi sistemi informativi, ha messo in evidenza la necessità improrogabile di poter disporre di un modello per oggetti distribuiti accessibile semplicemente tramite il web. I grandi produttori di software (Ibm, Microsoft, Oracle, Sun, ecc.) per dare vita a tale modello basato sul concetto dei servizi web, per un certo tempo hanno sotterrato l’ascia di guerra. Infatti, riuniti intorno a Xml, stanno creando gli standard necessari per rendere concreto il concetto. La sfida per gli editori non è tanto la piattaforma che consenta di creare servizi web, quanto quella che serve ad assemblarli. A tale proposito, gli strumenti di produzione di servizi web assicurano l’estensione dell’interoperabilità dei componenti esistenti.

In termini tecnici, i servizi web propongono un modello per oggetti distribuiti vicino a quello di Corba o di Dcom. Secondo gli specialisti, però, nei modelli Com e Corba, i due software che comunicano debbono possedere almeno un’Api identica. Con Soap e Wsdl, questo non è più necessario. Un ulteriore vantaggio innegabile: Soap (Simple object access protocol) consente di trasportare i dati direttamente sul protocollo Http. Per il momento, lo sviluppo di un servizio web consiste essenzialmente nell’estendere il campo di azione di un oggetto Com o Java esistente, mediante la generazione di un’Api (Application programming interface). Questa Api standard è basata su di uno schema Xml normalizzato. Le piattaforme di sviluppo, come Wsde di Ibm, oppure .Net di Microsoft, producono componenti incapsulati all’interno di un linguaggio d’interfaccia (Idl: Interface definition language), in modo da poter essere interpretate da qualsiasi strumento di sviluppo conforme a questi nuovi schemi Xml. Uno strumento come Visual Studio.Net consente lo sviluppo di applicazioni che integrano indifferentemente oggetti locali e servizi web remoti.

Nella fase di utilizzo, la comunicazione è assicurata da traduttori (listener o proxy) Soap che operano come interfaccia tra il mondo esterno e l’ambiente locale di esecuzione del servizio web. Questi moduli di traduzione possono essere generati una volta per tutte oppure ad ogni chiamata del servizio. Una volta stabiliti i metodi, il protocollo Soap si fa carico del dialogo tra i due servizi web, via Internet. Basato su Xml, risulta totalmente indipendente dalla tecnologia utilizzata per creare i componenti. Gli sviluppatori possono appoggiarsi su Uddi (Universal description, discovery and integration) per scoprire i servizi web esistenti. Questo protocollo, anch’esso in formato Xml, consente di raccogliere in maniera omogenea l’insieme dei servizi all’interno di un indice Xml accessibile su Internet.

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