«L’Internet delle cose è prossima»

Il mercato, nell’accezione più estesa del termine, ancora non ha imparato a fare i conti con le human network e già deve prepararsi a cambiare paradigma. Il prossimo step, tralasciando ogni amenità su Web 3.0, 4.0 e via discorrendo fino ad arrivare a u …

Il mercato, nell’accezione più estesa del termine, ancora non ha imparato a fare i conti con le human network e già deve prepararsi a cambiare paradigma. Il prossimo step, tralasciando ogni amenità su Web 3.0, 4.0 e via discorrendo fino ad arrivare a un fantomatico 7.0, si chiama Internet of things. L’Internet degli oggetti, dei sensori, della comunicazione machine-to-machine è la prossima frontiera. Ne è convinto Maurizio Dècina, professore ordinario di Tlc al Politecnico di Milano, che intervenendo al Cisco Expo, ha delineato il futuro di una convergenza reale, nella quale l’identità digitale non è disgiunta dal personal environment.

«L’Internet delle cose – ha sostenuto – è un insieme di servizi che sfruttano la locazione fisica, il capturing, il contesto, il sensing, il touch. È un mondo di nuovi servizi che non finiranno per generare nuovi ordini di grandezza di traffico, bensì enormi possibilità di interazione».

Uno scenario che per diventare realistico richiede la risoluzione di una serie di tematiche tuttora irrisolte: la banda disponibile, innanzi tutto, e la conoscenza degli utenti e del loro ambiente. È sferzante Dècina: «I carrier fanno data mining solo sull’utenza mobile. Devono imparare a farlo con i dati convergenti. La rete sa e i carrier devono imparare a utilizzare ciò che la Rete conosce».

Sono nuovi modelli di business, quelli prefigurati da Dècina, nei quali nessuno è più sicuro o garantito. Non lo è Microsoft, con l’avvento del software as a service, non lo è nemmeno Cisco, paradossalmente, se non ne tiene adeguatamente conto.

E per dare concretezza a uno scenario fin qui forse futuribile, Dècina ha parlato di e-health e del progetto Milano città digitale. «A Milano ci sono centomila pali della luce – ha detto -. Diventeranno dei nidi, per ospitare quanto serve per sviluppare servizi di comunicazione, di gestione della mobilità, di teleassistenza, di telemedicina».

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