L’intelligenza spiana la strada dell’integrazione

Le aziende hanno finalmente compreso la necessità di ottimizzare tutti gli spostamenti di materie prime, semilavorati e prodotti finiti. Ecco che, allora, i Key performance indicator iniziano a essere utilizzati per valutare il grado di sincronizzazione lungo l’intera catena della fornitura.

Il Council of Logistics Management definisce la logistica come "il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell’efficiente ed efficace flusso di stoccaggio di materie prime, semilavorati e prodotti finiti e delle relative informazioni, dal punto di origine a quello di consumo, con lo scopo di soddisfare le esigenze dei clienti". Si tratta, in realtà, di una definizione piuttosto ampia, che include tutte le attività legate alla catena della fornitura, dalla previsione della domanda al servizio al cliente, dalla gestione delle scorte e degli approvvigionamenti allo stoccaggio, ai trasporti e alla gestione dei ritorni. Tutti questi elementi, abbinati all’input (materie prime o semilavorati) e all’output (il risultato della produzione) rappresentano i componenti chiave della gestione logistica (Scm). Si tratta di un settore nel quale si investe ancora, anche se in misura minore rispetto al passato. Sicuramente, il Supply chain management "non vive una situazione florida", come spiega Luca Cavenaghi, sales & marketing manager di Ibs Italia. In una condizione economica mondiale che frena gli investimenti, ci sono tuttavia aree collegate alla catena di fornitura che possono contare su un livello di attenzione superiore, quali logistica e intelligenza distribuita, che "nei prossimi anni godranno di un aumento di rilevanza in termini di budget – preconizza Cavenaghi -. I punti di contatto sono molteplici e vanno dalla verifica attraverso indicatori di performance alla conoscenza degli aspetti aziendali critici grazie alla creazioni di cubi Olap, che si possono realizzare all’interno del database dell’Erp". A costituire un freno a ulteriori investimenti potrebbe essere proprio quell’integrazione che le aziende hanno realizzato negli ultimi anni. Il fatto di poter contare su configurazioni maggiormente strutturate pare, quindi, rappresentare un’arma a doppio taglio.


"Sebbene la definizione dei processi, anche solo rispetto a cinque anni fa, sia più organizzata – prosegue il manager -, ancora in molti non hanno compiuto il passo decisivo verso la loro ottimizzazione". In linea generale, comunque, la catena della fornitura non ricopre più il ruolo centrale che occupava alcuni anni or sono. "Le imprese sono convinte di avere già operato a sufficienza in direzione di fornitori, clienti e sistemi informativi interni – dice ancora Cavenaghi -. In realtà, per quanto riguarda l’integrazione con la forza vendita, la ricezione degli ordini e la tracciabilità, le aziende in questo momento hanno ancora delle difficoltà, nonostante la crescita degli standard tecnologici abbia molto contribuito".

Un futuro in evoluzione


La chiave di volta resta, dunque, l’integrazione, la possibilità di scambiare informazioni anche con sistemi diversi dal proprio "riducendo i costi in termini di infrastruttura, di lavoro interno, di decodifica dei dati e, di conseguenza, il time-to-market – completa il manager -. Calcolare i valori di miglioramento di una supply chain, comunque, non è semplice". A fattori quantificabili quali i Kpi e il ritorno sugli investimenti, rappresentati effettivamente da numeri, si affiancano anche aspetti di natura più prettamente qualitativa, tra i quali flessibilità, affidabilità, capacità di adattamento al mercato, tutti di non facile misurazione. L’asse si sta, poi, spostando sempre più in direzione delle soluzioni e delle conoscenze. "Le richieste dei clienti non guardano alla piattaforma, al software specifico, alla singola funzione – mette in luce Cavenaghi -. Tendono a prendere in considerazione tutte le sfaccettature. Ciò che conta è che l’impostazione dei processi coincida con gli obiettivi aziendali". Nel cambiamento di mentalità verso l’integrazione, che può addirittura condurre alla revisione dell’intera infrastruttura, sono comunque la Bi e la logistica a fungere da traino, principalmente per le grandi aziende, che sentono particolarmente il tema dell’intelligenza distribuita all’interno della supply chain. "La tendenza è di realizzare dei preconfigurati sul database gestionale – specifica Cavenaghi -, seguendo una richiesta che, normalmente, parte dall’alto anche se, spesso, la Business intelligence è vista come punto di arrivo".


L’ultimo anno ha dato particolare impulso alla logistica, con la verifica della merce in ingresso, la stampa delle etichette, il controllo delle giacenze e la messa a stock. "Si tratta di costi vivi migliorabili – puntualizza il manager -, quindi, la direzione è interessata a valutare soluzioni che permettono di misurare la redditività delle singole operazioni". Fino a qualche tempo fa, il magazzino era visto come una spesa dovuta, ora, invece, rappresenta anche un mezzo di distinzione rispetto alla concorrenza. "Per questo motivo l’attenzione per la tracciabilità è cresciuta – completa l’interlocutore -. Codici a barre e radiofrequenza sono argomenti che le società iniziano a conoscere, anche se sono questioni che, troppo spesso, vengono ancora affrontate in modo non strutturato".

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