L’innovazione pervasiva di Indesit

Virtualizzazione, Rfid, Soa. In Indesit, la tecnologia rappresenta una leva competitiva per guidare il mercato, nell’ottica di una domotica sempre più spinta

È l’innovazione come credo quella che permea Indesit Company, che la pervade in ogni sua attività e che, dal 2004, l’ha portata a creare un comitato dedicato e, dall’anno successivo, una direzione apposita che opera nell’area tecnica industriale, a monte del processo di svilup-
po prodotto. Innovazione nella fase di
generazione delle idee, di pianificazione tecnologica e di sviluppo di progetti, dunque. «Per l’azienda sono prioritarie le regole del gioco, vale a dire qualità e competitività dei prodotti – spiega Silvio Corrias, responsabile della direzione innovazione e tecnologie di Indesit -, ma anche le leve strategiche, quelle che fanno crescere l’azienda: capacità di rinnovamento nei prodotti e nel brand». Una filosofia che non può non riguardare anche l’It che, in un’impresa del calibro di Indesit, si declina in elettronica, hardware, firmware, soft-
ware, algoritmi, modelli, sistemi di feedback, di comando e di controllo.

«Anche l’innovazione informatica è importante – aggiunge Corrias -, che si tratti di processi aziendali, di strumenti di gestione del ciclo vita del prodotto, di gestione della logistica o della pianificazione industriale. Nell’ottica di una domotica che fa dialogare tra loro gli elettrodomestici, l’It può fare la differenza rispetto ai competitor».

L’interazione tra i sistemi informativi e le varie direzioni si basa su dialogo e propositività, con frequenti incontri in cui si valutano esigenze e possibilità. «Si definisce l’obiettivo – indica Corrias -, si cerca di capire quali saranno i processi coinvolti, le persone a disposizione e la tecnologia utilizzabile. Nei progetti di implementazione metodologica, poi, si può sempre contare su una persona di riferimento dei sistemi informativi che si occupa degli aspetti architetturali, procedurali e di coerenza con gli strumenti disponibili».

Una relazione molto stretta, dunque, quella che si viene a creare con le oltre 150 persone che, a livello world wide, fanno parte dei sistemi informativi, la cui responsabilità è affidata ad Andrea Pifferi, Chief information officer di Indesit. «Rispetto ai numeri dell’azienda, la struttura dell’It è relativamente piccola
– specifica -, perché preferiamo tenere all’interno i ruoli e le competenze che effettivamente lavorano sul knowhow e sulla governance, esternalizzando, invece, gli aspetti operativi». Si tratta di un’impostazione molto centralizzata, organizzata su tre grandi famiglie, una più votata ad architetture e infrastrutture, una che traguarda le competenze più applicative e una terza formata dai business consultant, in grado di dare stimoli ai responsabili delle funzioni di business, piuttosto che di recepire input e implementarli. E qui sta la difficoltà del mestiere di Cio che, secondo Pifferi, deve essere caratterizzato da tre ingredienti: «Dobbiamo conoscere la tecnologia che cambia e si rinnova continuamente, ma soprattutto sviluppare una visione di business, che ci permetta di intuire in anticipo su quali soluzioni o prospettive lavorare. La terza competenza è organizzativa perché far lavorare insieme tutti gli attori di un cambiamento, come ad esempio le differenti funzioni aziendali, i tecnici e i partner esterni, non è semplice».

Torna, dunque, il tema della collaborazione alla base dei tre ruoli giocati dall’It in favore dell’innovazione: quello più tradizionale legato ai processi, grazie a una visione a 360° dell’azienda, quello di facilitatore, con la predisposizione di ambienti di lavoro abilitanti, come la costruzione di strumenti di collaboration e di gestione della conoscenza, per supportare i progettisti o chiunque lavori per l’innovazione, e quello tipico che riguarda l’introduzione delle nuove tecnologie. «Svolgiamo un’attività di ricerca continua per individuare quelle più promettenti e stabili, che vanno poi proposte alle varie aree di business», prosegue Pifferi.

E se, per quanto riguarda l’innovazione di prodotto, Indesit Company sta investendo, ad esempio, in Rfid e in strumenti di progettazione assistita, a livello più strettamente It, la virtualizzazione dei server è già stata affrontata a suo tempo («Siamo in condizione di stabilità e di sostenibilità economica», dichiara Pifferi), mentre un capitolo aperto è rappresentato dalle Soa. «Trovo che in questo tipo di architettura vi sia un grande potenziale – continua -. C’è sempre stata una certa attenzione sull’integrazione delle applicazioni anche per la politica di collaborazione con l’esterno tipica di Indesit. Ora, con le Soa, l’obiettivo è di rendere ancora più aperte e riusabili le applicazioni core. Siamo a buon punto, la struttura è già stata predisposta». Anche i sistemi aperti sono in parte una realtà in Indesit. «La componente architetturale legata a Internet si basa, infatti, sull’open source – precisa Pifferi -, in cui credo e che cerco di alimentare, anche se ancora si riscontrano dei limiti nelle modalità in cui queste tecnologie evolvono».

La ricerca di innovazione va anche nella direzione della sostenibilità, da un punto di vista economico e della solidità. «In generale, comunque, non ci sono mai stati problemi di finanziamento per i progetti It – aggiunge Pifferi -. Sicuramente se ne discute, ma, Indesit Company ha sempre portato avanti quelli importanti, grazie anche a un management giovane e aperto ai contenuti informatici».

Un risultato raggiunto grazie anche all’“infedeltà” con i fornitori. «In questo modo li stimoliamo all’efficienza, alla riduzione dei costi e al miglioramento continuo – sostiene Pifferi -. Preferiamo relazioni non a lungo termine, a meno che queste non si generino spontaneamente, proprio perché il partner dimostra di essere in grado di rinnovare con continuità le sue performance rispetto ai competitor. In caso contrario, i nostri contratti sono di breve e medio termine». L’impostazione è quella della gara, con il mantenimento a livello interno di know how e governance. «Quando si tratta, invece, di competenze di supporto, dove la massa critica fa la differenza, o d’ingegnerizzazione di un servizio, ci rivolgiamo all’esterno». Nel complesso, comunque, Pifferi vede segnali di apertura da parte del mondo dell’offerta per quanto riguarda la ricettività e lo scambio di opinioni, anche nei grossi player.

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