L’innovazione parte da Milano

Costituita nel capoluogo lombardo l’Agenzia Nazionale per l’Innovazione Investimento da 400 milioni di euro. E Toffetti di Confesercenti commenta

Fra gli ultimi atti del decaduto Governo Berlusconi c’è un decreto, datato 12 maggio 2006 e collegato alla legge Finanziaria (un’operazione complessiva, comprensiva di fondi per le imprese, di 400 milioni di euro) che ha disposto la costituzione a Milano dell’Agenzia Nazionale per l’Innovazione. L’Agenzia ha preso sede presso la Camera di commercio di Milano nel Palazzo dell’Innovazione di via Soderini.

La nuova struttura, dell’Agenzia e del Palazzo, si avvarrà del contributo di 300 specialisti che lavoreranno per favorire l’integrazione fra il sistema della ricerca e quello produttivo. Palazzo e Agenzia ospiteranno centri di ricerca europei, studi brevettuali, società specializzate in trasferimento tecnologico, società di venture capital, insieme a uffici della Camera di commercio per l’innovazione.

Il fatto che sia stata scelta Milano come sede è motivato anche dal buon tessuto di contorno: con quasi 25mila unità la Lombardia è al primo posto tra le regioni europee per numero di imprese attive nel settore della ricerca e sviluppo e nell’informatica, precedendo l’Ile de France e Londra.

Considerando anche gli altri quattro indicatori di innovatività (brevetti europei; brevetti europei ad alta tecnologia; occupazione nei settori tecnologici e ad alto tasso di conoscenza del comparto manifatturiero e in quello dei servizi) la Lombardia è al 14° posto tra le regioni europee (prima tra quelle dell’Europa mediterranea). Guida la classifica la Germania, con il distretto bavarese Oberbayern, il distretto di Stoccarda e Karlsruhe del Baden-Württemberg.

Plaude all’iniziativa Mauro Toffetti, presidente della Confesercenti di Milano: «Spero solo che non siano annunci di immagine. Credo che il governo dell’Innovazione passi dalle piccole e medie imprese, realtà sia di servizi e che di manifattura. Che vuol dire fare tutto un passo indietro e organizzare una catena del valore dell’innovazione».

Ma Toffetti rilancia in ambito politico e al nuovo Governo chiede «che la Pa veramente si digitalizzi». L’ottica è quella della ripresa dell’economia e del rapporto con il cittadino. Ma Toffetti va oltre: «Che sia factorizzato il credito nei confronti della Pa. Così si libererebbero 800 milioni di euro e risolveremmo i tempi di pagamento». L’operazione sarebbe a costi zero, «è solo una norma che ostacola di cedere il credito. Basta rimuoverla».

Per Toffetti, che è anche imprenditore del comparto Ict, c’è un altro argomento che potrebbe rilanciare il settore. Ed è quello della digitalizzazione del commercio. Come portare avanti questa proposta? Magari «con un misto di finanziamenti e incentivazione fiscale».

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