L’innovazione nelle Pmi? Si può fare meglio

Le difficoltà dell’industria italiana vanno ricercate anche nello scarso interesse verso l’innovazione

L’Istat, nel rapporto 2003 sull’economia italiana, evidenzia che la causa
della sostanziale diminuzione del tasso di crescita della nostra economia va
ricercata nel declino della capacità di innovazione in senso lato (di prodotto,
di processo, di mercato e organizzativa). Questa considerazione chiama in causa
in primo luogo le tecnologie dell’informazione e della comunicazione che
rivestono un ruolo essenziale per l’innovazione aziendale: l’Ict, infatti,
costituisce uno strumento di innovazione in grado di incidere nell’area
relazionale/organizzativa, nel ridisegno delle interazioni tra le imprese e fra
queste e le istituzioni, e, se integrata con le risorse e le competenze
esistenti, consente di migliorare il vantaggio competitivo.


Le tecnologie Ict stanno guadagnando il ruolo di “nuovo paradigma”
in grado di modificare l’organizzazione delle relazioni tra agenti, imprese e
istituzioni con potenzialità di cambiamento enormi nell’assetto produttivo e
nelle dinamiche competitive. Le Ict hanno un impatto dirompente sulle capacità
di comunicazione, di apprendimento e di gestione della conoscenza. Pertanto, una
misura indicativa della propensione all’innovazione delle Pmi è la spesa
destinata ai nuovi progetti Ict. I risultati ottenuti dall’ultima indagine
confermano purtroppo come le Pmi non destinino ancora sufficienti risorse per
l’innovazione.


Come osservabile nella figura 1, la propensione all’innovazione è
ampiamente migliorabile soprattutto con riferimento all’infrastruttura
tecnologica e ai servizi tecnologici. Per il 2005 non è atteso un netto
miglioramento di questa situazione, anche se nella consulenza sono attesi
investimenti per ottimizzare le potenzialità dei sistemi gestionali implementati
nel corso del 2004.


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