L’industria digitale sta bene, ma ha bisogno di aiuto

Secondo la ricerca di Assodigitale la crescita nel settore sarà del 25%, ma le difficoltà non mancano.

Godere di una fiscalità più equa, in cui le notizie in formato digitale
non saranno più penalizzate dal 20% di Iva .
Creare un contratto di lavoro
digitale, per definire le figure professionali e far sì che sia veramente
possibile anche per le piccole realtà creare contenuti, guadagnandoci,
sfruttando la visibilità di una piattaforma comune.
Queste sono le proposte
emerse dallo studio compiuto da Assodigitale, associazione che
conta di analizzare in termini economici e soprattutto promuovere il settore
dell’industria digitale italiana, riunendo tutti gli attori dei media digitali
come internet, telefonia mobile e tv digitale terrestre e satellitare.
Gran
parte della ricerca si è occupata della definizione del settore di riferimento e
del suo stato di salute.
L’industria digitale è stata divisa in core
market
e complementors: nella prima si collocano
contenuti digitali distribuiti su internet e telefonia mobile, che occupano la
maggior parte del mercato, insieme ad abbonamenti, carte prepagate della tv
digitale satellitare e terrestre, marketing e pubblicità su mezzi digitali e il
mercato dei cd, dvd e giochi digitali.
L’indotto invece è costituito dai
costi che permettono di godere dei servizi del core market, quindi it e tlc
relativi al digitale, elettronica di consumo, energia elettrica utilizzata per
la fruizione di digital content (dato molto speso ignorato) e servizi accessori.

Secondo Assodigitale, nel 2005 il valore aggregato dell’indotto sarà
stimabile attorno ai 25 miliardi
, mentre il core market
supererà gli 8 miliardi di euro
, con un tasso di crescita previsto del
20-25%.
Prospettive di crescita notevoli, quindi, nonostante al momento
permangano nel settore robuste barriere all’ingresso, il cui abbattimento è fra
gli obiettivi principali dell’associazione.

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