L’indice di rischio dei datacenter

Quali sono le nazioni dove è consigliato implementare un datacenter? Lo spiega un’analisi che ha incrociato 11 fattori politico-economici. In prima fascia troviamo Stati Uniti, Canada e Germania.

Cushman & Wakefield insieme a Hurleypalmerflatt ha analizzato, in un documento, lo scenario mondiale dei datacenter. L’obiettivo è elaborare un indice di rischio per trovare i Paesi migliori in cui posizionare i datacenter, per adesso e per un futuro in cui il cloud la farà da padrone.

I fattori analizzati
Lo hanno fatto miscelando le proprie discipline: il primo è votato al real estate, il secondo è orientato alla sostenibilità.
E nel farlo hanno preso in esame venti paesi (non c’è l’Italia) e li hanno valutati sulla base di undici fattori:

  • energia, in termini di costo per KiloWatt/ora;
  • disponibilità di banda (Mbps);
  • facilità di business;
  • tassazione;
  • mercato del lavoro;
  • stabilità politica;
  • sostenibilità;
  • disastri naturali;
  • Pil pro capite;
  • inflazione;
  • acqua,  in termini di disponibilità pro capite.

Ne è emerso un ranking a quattro fasce, in cui la prima è quella con il rischio paese più basso, la quarta quella in cui è più alto.

La classifica
Sono in prima fascia, in ordine di importanza gli Stati Uniti, caratterizzati da bassi costi energetici e da ambiente di business favorevole, Canada e Germania. Presenti anche Hong Kong e Regno Unito, paese in cui sono rilevati alti costi del lavoro, dell’energia e un sistema di tassazione che potrebbe invogliare gli operatori a cercare mete d’oltremare per installare un datacenter.

In seconda fascia Australia e Francia, insieme agli emergenti Qatar, Sud Africa e Svezia, che sebbene richiedano ulteriori investimenti in infrastrutture, offrono collocazioni attraenti gli investitori.

Spagna, Brasile, Russia e Singapore in terza fascia aprono la strada ai paesi dove il rischio è più sensibile. E si scopre che sono quelli in cui gli investimenti in datacenter sono stati ingenti, come l’Irlanda  e la Polonia, o lo sono tutt’ora, come l’India (ultima in classifica) e la Cina, in cui sono penalizzanti le normative che regolano gli investimenti esteri. Discorso più legato ai fattori naturali è quello relativo al Giappone.

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