L’importante non è partecipare

Quando la Rete parla vuole risposte. Giuste, però.

Chiunque frequenti un social network, che sia Facebook o che sia Twitter in questo caso fa poca differenza, anche non vivendo a Milano inevitabilmente in queste ultime settimane di campagna elettorale ha finito per restare invischiato in uno o in un altro degli episodi che hanno interessato i due candidati alla poltrona di sindaco e che prima o poi qualcuno, a elezioni finite, utilizzerà come esempi da manuale sul cosa si può fare e sul come è meglio muoversi sul web.

Tra tutti, merita uno spunto di riflessione lo scivolone di Letizia Moratti, o del di lei staff, su Twitter.
Brevissimo riassunto, per chi se lo fosse perso.
Consapevole, o consapevolizzata, dell’importanza delle reti sociali, tramite il proprio staff il sindaco uscente da qualche tempo ha cominciato a rispondere ai cittadini via Twitter. Tutto sembra procedere tranquillamente, finché sul cammino del comitato elettorale non appare la più classica delle bucce di banana: la richiesta di un utente che domanda conto e ragione della costruzione di una fantomatica moschea in una certa via e in un certo quartiere della città. Via e quartiere del tutto inesistenti, va da sé.
Lo staff non si avvede dell’inganno e vi casca in pieno, avvalorando la tesi dell’utente buontempone: le risposte vengono date con un automatismo tale da non rappresentare alcuna forma credibile di dialogo.
Il resto è storia.
La burla rimbalza sui social network e diventa virale. Attualmente, su Facebook, la pagina del fantomatico quartiere di Sucate piace a oltre 20.600 sostenitori e la fantasia sembra tornata al potere.

Tralasciando qualsiasi valutazione di tipo politico, l’episodio merita un paio di considerazioni.
La prima è che i social network non solo le Olimpiadi e De Cubertin in questo ambito non è Maître à penser.
L’importante non è partecipare. O meglio. Partecipare non basta. Bisogna vedere come si partecipa. Perché il partecipare male a volte è più controproducente che non partecipare affatto.
La seconda considerazione è che l’appunto non interessa solo i candidati sindaco, ma si applica senza alcun problema anche alle imprese.

Proprio in questi giorni, una ricerca presentata anche in Italia da Firefly Millward Brown evidenzia come le relazioni sui social media si giochino secondo un rapporto di give and get, dare e avere. Un rapporto nel quale la comunicazione è e deve essere a due vie e nel quale non è proprio il caso di sottovalutare i rischi di perdita di controllo e di perdita di credibilità, che si presentano inevitabilmente quando nel rapporto tra l’azienda e la community dei suoi sostenitori viene meno l’aspetto fiduciario.
Prima di procedere per tentativi, è meglio pensarci.

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