L’impatto delle acquisizioni in area software sugli utenti

In occasione del terzo Softpeople Annual Forum, esperti e operatori dell’Ict hanno analizzato come domanda e offerta devono imparare ad affrontare i nuovi scenari di mercato

L’attuale periodo che sta vivendo il mondo del software, tra aziende in difficoltà e consistenti movimenti di acquisizioni/fusioni, alla fine si ripercuote sugli utenti, che invece hanno sempre più la necessità di poter contare su soluzioni affidabili e continuative nel tempo. Questo tema è stato il filo conduttore del terzo Softpeople Annual Forum dal titolo "Concentrazione o concorrenza nel mercato Ict? Nuovi scenari e opportunità per le aziende italiane" che ha cercato, con l’intervento di esperti e operatori del settore, di individuare delle linee guida che consentano sia all’offerta che agli utenti, di governare i cambiamenti in atto.


Massimo Pezzini, vice president e distinguished analyst di Gartner, ha affrontato il problema partendo da lontano, e analizzando i trend che hanno caratterizzato le ultime quattro decadi del mercato It, (dagli anni 70 a oggi) dai quali si evince che quello che in ogni decade era un evento tecnologico dirompente, nella decade successiva si trasformava in una continuità. La decade che inizia con il 2000 si apre all’insegna del wireless e di Internet, che stanno portando notevoli cambiamenti nel modo di utilizzare l’It, sia in ambito enterprise che domestico. Inoltre, le tecnologie nate per il consumer iniziano a penetrare anche nell’azienda e a condizionarne il modo di lavorare. Il mercato ha anche recepito, secondo Pezzini, che il software applicativo pacchettizzato consente di guadagnare efficienza, alla quale, però, bisogna aggiungere anche l’efficacia, che si ottiene arricchendo i pacchetti applicativi. Per cui i fornitori tradizionali devono accelerare l’innovazione e rendere le loro soluzioni più flessibili e integrabili tra loro. Si va, quindi, verso una maggior granularità del software, per cui le applicazioni saranno fornite sotto forma di moduli, affinché possano essere riassemblati tra loro per creare più facilmente nuove soluzioni a costi più bassi.

Valutare la solidità dei fornitori


È ovvio che per realizzare questa visione del software, come ha osservato Pezzini, è necessario un’infrastruttura software molto complessa, che consenta di gestire eventi e processi. «Ma questo è un gioco da giganti – ha affermato l’analista di Gartner – perché sono poche le aziende che possono permettersi di sviluppare infrastrutture così complesse, per cui nasce il concetto di "ecosistema" attorno a un fornitore di software». Da qui, un primo consiglio che Pezzini dà agli utenti, è quello di valutare da quale fornitore acquistare le soluzioni, in quanto devono considerare non solo la sua solidità finanziaria, ma anche il valore dei partner ad esso collegati. Dal momento che le attività di consolidamento non sono finite, è consigliabile che le aziende facciano acquisti sul breve-medio termine, tenendo però presente che è sempre possibile dover migrare a nuove piattaforme, per cui bisogna cautelarsi da questi eventi.


Ricollegandosi al tema delle acquisizioni, nel suo intervento Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, ha sottolineato come nel 2005 in Europa il numero delle acquisizioni abbia superato gli anni del boom della new economy, però oggi la situazione è molto diversa, in quanto contrariamente ad allora, è molto basso il numero di nuove start up. I driver che nel 2005 hanno stimolato merger and acquisition, secondo Capitani, sono sostanzialmente due: la necessità di guadagnare quote di mercato e di ampliare il portafoglio di offerta, soprattutto software.


In Italia il settore del software è caratterizzato da tre fattori. Il primo è dato dal fatto che il mercato dell’It è quasi fermo, per cui contribuisce ad aumentare l’effetto concorrenza che si riflette sulle tariffe professionali. In secondo luogo, la forte concentrazione delle spese It, generata da pochissime grandi aziende, porta a una progressiva esclusione dei piccoli fornitori dai grandi contratti. Infine, il calo del mercato penalizza tutte quelle microimprese che sono presenti nel nostro paese e che impedisce loro di realizzare economie di scala per poter finanziare l’innovazione.


In questo contesto, tuttavia, ci sono anche aziende virtuose che riescono a uscire dal generalismo e a crescere, per cui, secondo Capitani, le software house nazionali dovrebbero attivarsi per avviare partnership tecnologiche e a valore aggiunto nell’ambito dell’ecosistema, sviluppare competenze applicative innovative oltre a effettuare verticalizzazioni e localizzazioni su piattaforme standard. In definitiva, dovranno portare al cliente locale soluzioni a valore aggiunto, diventando da technology enabler a business enabler, puntando anche sulle aggregazioni tra imprese complementari.

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