L’imbroglio delle licenze Umts

Sembra prospettarsi una guerra aperta fra operatori Tlc e governi europei intorno alle licenze per l’Umts. La novità più recente arriva dall’Olanda, dove l’asta si è chiusa nello scorso luglio. La locale authority sulle Tlc (dal pr …

Sembra prospettarsi una guerra aperta fra operatori Tlc e governi
europei intorno alle licenze per l’Umts. La novità più recente arriva
dall’Olanda, dove l’asta si è chiusa nello scorso luglio. La locale
authority sulle Tlc (dal proibitivo nome Mededingingsautoriteit) ha,
infatti, avviato un’inchiesta su Telfort e Versatel, due dei
concorrenti, accusandoli di aver raggiunto un accordo segreto durante
la competizione pubblica. Il risultato finale potrebbe portare
all’annullamento della procedura di attribuzione delle licenze 3G in
quel paese. L’indiscrezione è stata rivelata dal Financial Times e
nel centro del mirino è finita soprattutto British Telecom, numero
due europeo delle Tlc e azionista di Telfort.
La decisione potrebbe costituire un precedente a livello continentale
e a essa potrebbe appellarsi anche la Commissione antitrust italiana,
a propria volta alle prese con la ben nota gara d’asta
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conclusasi prematuramente; 001; A; 23-10-2000
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per le defezione in corsa di Blu. L’organismo, in effetti, ha
sollecitato un intervento in materia dell’omologa commissione di
Bruxelles, per verificare da un lato le procedure e dall’altro le
pratiche degli operatori. In mancanza di negoziati con i governi
locali, diversi carrier hanno deciso di rimettersi alla giustizia
ordinaria per regolare le proprie divergenze con le autorità sui
ticket d’entrata per l’acquisizione delle licenze Umts, allo scopo di
recuperare una parte dei loro esborsi (lo stesso amministratore
delegato di Blu, Enrico Casini, ha pianto miseria e chiesto che lo
Stato italiano non incassi la fideiussione da 4mila miliardi, pena il
rischio di chiusura dell’azienda e le pesanti conseguenze in termini
di concorrenza sul mobile e sull’occupazione).
L’euforia che ha accompagnato l’asta britannica sull’Umts in
primavera ha dunque lasciato il posto alle riserve. L’assenza di
concretazione fra i quindici paesi dell’Unione europea ha certamente
nociuto al processo d’attribuzione delle licenze. Sono prevalse le
necessità locali, che, come in Italia, hanno portato a legare gli
introiti dell’asta 3G al finanziamento di questioni sociali
importanti (pensioni o riduzione di imposte). I carrier, peraltro,
hanno già dovuto sborsare, dall’inizio dell’anno, circa 100 miliardi
di euro, cosa che ha provocato un deprezzamento delle società di
telecomunicazioni sul mercato. Per le paneuropee Vodafone, France
Telecom-Orange, Deutsche Telekom, Bt e per la orientale Hutchinson
Whampoa, la fattura si aggira sui 40 miliardi di euro, cifra
destinata a gravare a lungo sui bilanci. Da qui, ovviamente, nasce
l’insoddisfazione e, forse, la ricerca di qualche scappatoia per le
gare ancora da effettuare in Europa.
Francia e Svezia si sono differenziate rispetto agli altri paesi,
avendo deciso di non effettuare un’asta, per tentare la via del
"concorso di bellezza". In sostanza, i candidati saranno selezionati
in base ai dossier presentati da ciascuno e dovranno pagare una cifra
fissa. Tuttavia, i 4,95 miliardi di euro stabiliti in Francia sono
giudicati ancora troppo elevati e qualcuno, come Hutchinson Whampoa,
sta meditando il ritiro.
Vediamo ra la situazione odierna nei principali paesi dell’Ue. In
Germania cinque cordate hanno ottenuto una licenza Umts nell’agosto
scorso. Si tratta di T-Mobile (appartenente a Deutsche Telekom),
Mannesmann Mobilfunk (Vodafone), Viag Interkom (British Telecom),
Mobilcom (dove France Telecom possiede il 28%) e 3G (società comune
fra Telefonica e Sonera). In totale, il Governo ha raccolto oltre 50
miliardi di euro. Principale sconfitto è stato il consorzio composto
dall’olandese Kpn e da Hutchinson Whampoa, che non ha rilnciato dopo
il 173simo giro. Il risultato è stato tuttavia contestato da
Mobilcom, che ritiene lo Stato a un tempo giudice e concorrente (con
Deutsche Telekom). La filiale di France Telecom ha chiesto un
rimborso integrale della quota versata. Anche Viag Interkom ha
chiesto una compensazione, visto quanto si è speso in altri paesi
d’Europa.
In Italia, com’è noto, il ritiro prematuro di Blu ha messo fine alla
gara per le licenze dopo pochi rilanci e il Governo ha così incassato
la metà di quanto previsto. Per rivalsa, le autorità hanno deciso di
incassare la fideiussione di garanzia di Blu. Nel frattempo, è in
corso una richiesta della Corte dei Conti, ma la gara è stata
inizialmente dichiarata valida. Al momento, le cinque licenze in
palio sono nelle mani di Omnitel (Vodafone), Ipse
(Telefonica-Sonera), Wind (Enel, France Telecom), Andala (Hutchinson
Whampoa-Tiscali) e Tim (Telecom Italia). British Telecom era nel
consorzio Blu e ora minaccia di ritirare la propria quota.
In Spagna sono state accordate quattro licenze, per un montante di
500 milioni di euro per blocco (bassissimi, se pensiamo che è l’1% di
quanto raccolto in Germania). Tre licenze sono andate a operatori
esistenti, ovvero Telefonica, Armena (Telecom Italia) e Airtel
(British Telecom-Vodafone). A loro si è aggiunta Xfera, società
composta dai finlandesi di Sonera e la multinazionale dei media
francese Vivendi, a discapito di colossi come Deutsche Telekom e
France Telecom. Visto il successo dell’asta tedesca, il governo
spagnolo avrebbe l’intenzione di introdurre una tassa annuale di
circa 600 milioni di euro a partire dall’anno prossimo. Ma i
vincitori hanno minacciato il ricorso alla giustizia, se passasse il
provvedimento.
In Gran Bretagna, è in corso un contenzioso fra il Governo locale e
due operatori, British Telecom e One-2-One, che lamentano come il
cancelliere dello scacchiere abbia favorito nelle modalità di
pagamento i concorrenti Vodafone e Orange. Cinque sono i candidati
rimasti dopo l’asta dell’aprile scorso. La canadese Tiw, associata a
Hutchinson Whampoa, dovrebbe fare il proprio ingresso sul mercato
inglese, ma le è stato imposto un esborso di 7,52 miliardi di euro.
Fra i carrier esistenti, Vodafone pagherà 10,23 miliardi, mentre Bt,
One-2-One e Orange si limiteranno a 6,86 miliardi di euro.
In Francia, infine, l’Art (Autorità di regolamentazione delle
telecomunicazioni) ha lanciato un appello alle candidature in agosto,
per arrivare a concedere quattro licenze entro giugno 2001. I tre
operatori esistenti, ovvero Itineris, Sfr e Bouygues, partono
largamente favoriti. La quarta autorizzazione potrebbe essere
concessa a Suez-Lyonnaise des Eaux, associata a Telefonica. Ma anche
Deutsche Telekom e Kpn/Hutchinson Whampoa sono in lizza. L’Assemblea
nazionale ha prima discusso e poi respinto l’ipotesi di concedere una
quinta licenza.

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