L’Ict è «vita»

Giorgio Sabbatini, responsabile dell’area Tecnologie di Berloni, spiega come l’It ha spinto l’evoluzione della sua società. Anche con il VoIp.

Due sono i centri presenti in Berloni (realtà di spicco a livello internazionale nella produzione di mobili da cucina e da arredamento): uno è chiamato “Tecnologie” e rappresenta l’It in senso stretto, in quanto è di supporto alla produzione, l’altro è dato dal Ced, che gestisce i dati di tipo amministrativo. Da cinque anni alla guida del primo centro c’è Giorgio Sabbatini (una laurea breve in Ingegneria e Logistica della Produzione, seguita da una serie di corsi di specializzazione) che abbiano intervistato per farci raccontare le peculiarità della realtà in cui opera e come, dopo un incendio che due anni fa ha danneggiato la fabbrica principale, sia nata una struttura che oggi è tra le più innovative nel suo genere.


«Al mio arrivo in Berloni – ricorda Sabbatini – ho trovato una struttura It abbastanza classica, ma con una serie di progetti di sviluppo tecnologico in fase di avvio. Le principali difficoltà che ho incontrato allora erano più che altro legate alla programmazione delle macchine utensili, in quanto quelle nuove erano gestite da un pc, con un software che andava personalizzato, e quindi rappresentavano un sostanziale cambiamento rispetto al precedente approccio artigianale. Uno dei miei primi impegni è stato quello di fare dei corsi agli operai per insegnar loro come funzionano le macchine computerizzate a controllo numerico, dotate di schede Eprom o hard disk o qualsiasi altro tipo di memoria, su cui poggiano i programmi. Per fare un esempio, ogni volta che è necessario disegnare un cerchio, ci sono dei comandi che l’operatore deve dare alla macchina, che quindi esegue il disegno in base ai parametri ricevuti: ovviamente questi devono corrispondere ai disegni forniti dai tecnici, per cui l’operatore deve avere una valida preparazione per far eseguire alla macchina quanto effettivamente richiesto».

Ma che cosa ha comportato, dal punto di vista tecnologico, la scelta di automatizzare il processo produttivo? «Per quanto riguarda le macchine a controllo numerico – risponde il nostro interlocutore – abbiamo cercato di interagire il più possibile con gli standard attuali dei disegni tecnici, cioè con il software AutoCad, al quale peraltro oggi si sono adeguati anche i costruttori delle macchine stesse».


Mentre la società era in questa fase di passaggio alle nuove tecnologie, è successo l’incidente dell’incendio che due anni fa ha danneggiato la fabbrica principale dedicata all’assemblaggio, dove arrivano tutti i pezzi finiti, che una volta rifiniti e rilavorati venivano assemblati in mobili e quindi spediti. Per cui era l’area più importante che fungeva da raccordo di tutta l’attività delle altre fabbriche.

«Nella sfortuna siamo stati abbastanza fortunati – ricorda Sabbatini – perché al momento dell’incendio l’area Ced era abbastanza in sicurezza e perciò abbiamo potuto ripristinare tutti i dati al giorno prima dell’incidente: tramite i vari server non coinvolti nell’incendio, siamo riusciti a non perdere i dati, però questo episodio ci ha spinto a ripartire su basi completamente nuove. Infatti, la costruzione del nuovo capannone, ha anche consentito di comprare macchinari molto più tecnologici dei precedenti, che però richiedevano un maggior ruolo da parte dell’It di coordinamento e di integrazione».


La Berloni è dunque uscita più rafforzata dall’incidente, perché nel nuovo stabilimento è stato implementato il “magazzino automatico”, una struttura che si sviluppa in orizzontale, in quanto fa uscire gli ordini in base alle richieste di carico che ogni singolo trasportatore ha ricevuto dall’ufficio acquisti. In pratica, oggi, ogni trasportatore, presentandosi in date stabilite e digitando su un terminale l’ordine, si vede consegnare in modo automatico la merce, che a sua volta deve consegnare al rivenditore.

Per raggiungere questi risultati, come sottolinea l’It manager «vuol dire che a monte c’è un grosso livello organizzativo, che ha costretto l’area It a una completa riorganizzazione. Infatti, anche prima lavoravamo a giornata, ma non avevamo gli strumenti di working progress che oggi possediamo e che stiamo ulteriormente raffinando con una soluzione che stiamo testando, chiamata “software di fabbrica” acquisita da Esa Software, che in pratica automatizza il ciclo informativo di fabbrica e che ci dà la situazione, in tempo reale, dei singoli pezzi di un ordine».

In sintesi, una volta che è stato sistemato tutto il parco software a livello delle informazioni, queste vanno convogliate direttamente sulle varie linee di produzione: ogni linea ha un suo tabulato e dei file situati sui server preposti, che vengono prelevati dalle macchine utensili, le quali eseguono i vari pezzi, in base ai programmi contenuti nei file.

Una volta prodotto il materiale, viene etichettato, raggruppato in base ai diversi ordini fatti dai clienti e stoccati in magazzino. Quest’ultimo, a sua volta, è gestito da un server, che contiene tutte le etichette dei vari ordini e la situazione dei diversi livelli di produzione. Con questa organizzazione, quindi, come già accennato, il magazzino automatico è in grado di gestire gli ordini e consegnare la merce direttamente sul camion dei trasportatori, in modo totalmente automatico.


«All’interno, però, abbiamo dovuto personalizzare anche tante automazioni e soluzioni – spiega Sabbatini – costruite direttamente da noi dell’It, in quanto siamo quasi tutti programmatori e per fortuna abbiamo anche delle idee per sviluppare cose nuove. Il nostro impegno, però, non è limitato alla gestione del magazzino, ma abbiamo anche la gestione di tutta l’automazione delle macchine di produzione: in un ufficio abbiamo una serie di server, che sono collegati alle macchine utensili, alle quali passiamo le eventuali variazioni sia dei cicli che dei programmi. Infatti, se l’ufficio tecnico decide di portare dei cambiamenti a un pezzo, lo comunica a noi dell’It, per cui automaticamente creiamo un “part program”, cioè un programma che la macchina riconosce e che consente di avviare le modifiche richieste».


Per quanto riguarda il tema della robotica, il manager ci spiega che in altri stabilimenti sono state ulteriormente migliorate le varie fasi produttive relative alla lavorazioni dei pezzi. Per esempio, in uno stabilimento c’è la produzione chiamata “giorno e notte” dove vengono prodotte camere da letto e soggiorni, e in un altro la lavorazione chiamata “top e mensole” dove è presente un robot che automaticamente imballa tutti i vari pezzi che poi vanno in magazzino. Un altro magazzino automatico gestisce il discorso delle “barre”, che sono i pannelli grezzi dai quali vengono ricavate le varie parti di un mobile. In quest’area prima entra in funzione una sezionatrice che taglia le barre, che poi passano in progressione alle macchine squadra-bordatrici, quindi alle foratrici e alle linee della verniciatura, per arrivare ai vari reparti di assemblaggio e poi alla spedizione nel magazzino.

«Il tutto, dal punto di vista tecnologico – osserva Sabbatini – è supportato da una schiera di server. Per il discorso Internet ci appoggiamo a un server Unix che ci fa da proxi, usiamo un server Vms per il gestionale e per tutti i dati amministrativi e poi abbiamo una serie di server Windows 2003 per la gestione dei dati dell’automazione: su questi server gira Oracle, per il software di fabbrica, Sql di Microsoft per il magazzino automatico, e altri piccoli server Sql anche in locale per quanto riguarda la distribuzione dei dati e del cartaceo»

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In merito ai nuovi progetti, Sabbatini ci ha anticipato che è in fase di avvio, con il pieno supporto della proprietà Berloni il discorso del Voice over Ip. «Di recente abbiamo installato nuove antenne a 2,4 GigaHertz che portano sia segnale dati che streaming video e fonia. In virtù di questa nuova tecnologia, abbiamo pensato di implementare il VoIp, in particolare anche per tutti i nostri agenti e le sedi che abbiamo all’estero. Questa scelta porterà notevoli abbassamenti dei costi delle telefonate e di Internet».


L’avvio di tutte queste innovazioni si è tradotto, per Berloni, in un’accelerazione dei processi produttivi e in un miglioramento anche della qualità dei prodotti, un’arma ancora vincente per combattere la forte competizione, sia nazionale che internazionale, che c’è in atto nel settore. Una ulteriore dimostrazione che il top management ha un approccio illuminato verso la tecnologia viene anche dal fatto che Sabbatini non ha avuto particolari restringimenti sulle spese It: »Gestisco in prima persona un certo budget per quanto riguarda l’assistenza tecnica e l’infrastruttura It, che nel complesso è data da 160 postazioni pc, più 50 tra macchine e server che sono presenti nelle fabbriche. Per i budget di nuovi progetti, invece, si decide di volta in volta con il top management. Nel caso di grossi problemi legati all’hardware ci rivolgiamo direttamente al vendor, ma per quanto riguarda le gestione quotidiana del parco installato, lo facciamo internamente, in quanto il mio staff è molto qualificato e ha competenze su tutti i fronti. Ritengo che sia molto importante poter contare su validi skill interni, che peraltro ci siamo costruiti nel tempo, procedendo sia con accurate selezioni al momento delle assunzioni, sia con una formazione interna continua, perché solo così possiamo offrire servizi di qualità. L’approccio selettivo l’ho usato anche per quanto riguarda i fornitori, dal momento che non cerco dei semplici venditori, ma degli interlocutori competenti e per fortuna ho trovato due realtà locali che rispondono adeguatamente alle mie esigenze. Dai fornitori, inoltre, voglio essere aggiornato sui nuovi prodotti tecnologici, anche se internamente ci informiamo continuamente con materiale e riviste specializzate. Però, devo anche dire che alla fine ritengo non ci sia miglior amministratore di se stesso, in quanto se c’è un problema, relativo a qualche linea, alla fabbrica o alla rete, cerchiamo di risolverlo internamente, visto che ho dei validi programmatori e un tecnico molto esperto che sa anche costruire una macchina. E questo modo di procedere è anche la conferma dell’importanza del ruolo che un Cio gioca in azienda, che deve saper essere sempre in grado di interagire con le necessità del core business e conoscere profondamente le varie fasi di produzione per supportarle al meglio. Attualmente abbiamo allo studio anche qualche altra innovazione tecnologica, ma per il momento non posso sbilanciarmi».

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