Lessico e nuvole

Ovvero, cosa ci insegnano Amazon, Sony e Aruba.

Ci sono tante lezioni che i recenti outage di Amazon, Sony e Aruba stanno insegnando al mercato.
La prima, più evidente e ben delineata da Dario Colombo nell’editoriale che trovate in questa stessa newsletter, è che il cloud non è un gioco al quale si può ”vincere facile”.
Tutt’altro.
E non è solo questione di saper prevedere l’imprevedibile, bensì di acquisire piena consapevolezza della strategicità, della riservatezza, della rilevanza dei dati e dei servizi che si affidano alla nuvola.
Chiunque la gestisca, la nuvola.

C’è poi un’altra lezione, forse più marginale, ma che vale la pena portare in evidenza.
Apparentemente potrebbe sembrare solo una diatriba lessicale, ma nasconde una considerazione importante.
In più occasioni, in questi giorni, tanto la stampa italiana quanto le agenzie americane hanno dato atto di possibili class action intentate dai consumatori nei confronti dei tre player coinvolti, a diverso titolo e con impatti differenti, negli outage.

Ora la class action ha sicuramente un senso nel momento in cui un consumatore subisce un danno misurabile e in qualche modo quantificabile. Di certo, l’eventualità che i dati della propria carta di credito siano finiti in possesso di chiunque ne possa fare mercato è decisamente più grave dell’impossibilità di aggiornare il proprio profilo su Facebook per qualche ora.
Su questo tema la polemica è stata rovente nei giorni scorsi sul blog di Mantellini, con un botta e risposta anche piuttosto acceso tra i frequentatori del blog e un portavoce del Codacons.

Diversa è invece la questione quando si analizza l’impatto degli outage sul mondo delle imprese.
Un sito di ecommerce fermo, un servizio clienti inaccessibile, un Crm muto rischiano di mettere in predicato l’intera operatività di un’impresa con danni evidenti sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista della sua immagine.
Ma in questo caso, non c’è class action che tenga.
Entrano in gioco, o per lo meno così dovrebbe essere, gli Sla, i service level agreement concordati al momento della stipula del contratto con il fornitore del servizio.
La percezione, le storie di questi giorni insegnano, è che finora la questione degli Sla sia stata forse sottovalutata, soprattutto dalle organizzazioni più piccole che tendono a considerarla “cosa da grandi aziende”, senza prendere in considerazione in modo adeguato quanto un’assenza di servizio possa essere determinante.
Non è dunque fuori luogo parlare di immaturità del cloud. Fino a quando le imprese e i normatori non impareranno che nei contratti oltre al cosa (quali dati), al dove (in quale data center) e al come (chi ha diritto di accesso e in quale modalità) è fondamentale stabilire il quanto (quanto a lungo e quanto vale l’outage), il cloud rischia di restare un esercizio filosofico e non un reale modello di business.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome