L’esperienza di Cedacri nel progetto di disaster recovery

La società di servizi ha realizzato in Piemonte un nuovo centro remoto, distante 180 km dal “campus” presente nella sede vicino a Parma, per far fronte a eventi disastrosi che possono interessare un’intera area geografica. Il recovery point può essere attivato entro 4 ore.

Dopo un investimento di circa 5 milioni di euro e una serie di test fatti presso 5 banche clienti, Cedacri può affermare oggi di avere un funzionante piano di disaster recovery. Franco Masone, responsabile dell’area Gestione e del Progetto Business Continuity di Cedacri ci parla dei risultati ottenuti.

Vista la criticità dell’attività svolta da Cedacri, in quanto società di servizi informatici per il mondo finance, pensavo che fosse già in possesso di un piano di disaster recovery…


"In realtà fino allo scorso autunno, prima del collaudo di questa soluzione finale, Cedacri disponeva di due sale macchine, distanti tra loro qualche centinaio di metri, che realizzano una ridondanza di infrastrutture e sistemi all’interno del "campus". Ora, ciò che fa la differenza è la possibilità di disporre anche di un centro remoto, a una distanza di 180 chilometri, che abbiamo realizzato in Piemonte".

Come funzionerà il nuovo servizio?


"Ora siamo in grado di offrire ai nostri clienti, a fronte di eventi disastrosi che possono interessare un’intera area geografica, la possibilità di utilizzare questa nuova infrastruttura che rappresenta una soluzione senza compromessi. Infatti, abbiamo realizzato un centro di elaborazione dati che può subentrare in tempi molto brevi a quello di produzione, in grado di erogare servizi ai nostri clienti entro le 4 ore dalla dichiarazione di disastro".

Però nel frattempo il fatto dell’interruzione del servizio è già un problema per molte realtà della finanza.


"L’interruzione di servizio che si prospetta in questi frangenti è comunque molto ridotta, se ci confrontiamo con quanto era possibile fare qualche anno fa, quando si parlava di tempi di ripristino nell’ordine di molte ore, se non di giorni. Quello che oggi Cedacri è in grado di garantire, in funzione della tecnologia utilizzata, è un recovery point che subentra in tempi ridotti rispetto al momento in cui si è verificato il disastro, consentendo una minima perdita delle informazioni. Questo è possibile proprio in funzione della tecnologia di replica dei dati di produzione, che in tempo reale continuamente, giorno e notte, duplica i dati dei sistemi di produzione su un centro remoto, dati che sono il patrimonio dei nostri clienti. Per intenderci, quando si verifica il disastro, c’è un inevitabile periodo di buio, che per noi non supera le 4 ore, durante il quale la banca può comunque far fronte alle procedure interne. Però poi, quando ripartono i servizi, si ritrova i dati aggiornati a pochi secondi prima dell’evento".

In caso di terremoto, incendio e via dicendo mettete anche a disposizione degli spazi dove i vostri clienti possono continuare a operare?


"Sì, abbiamo degli spazi attrezzati sia presso il nostro centro di produzione in Emilia, a Collecchio, vicino a Parma che presso quello di backup in Piemonte. Ma offriremo questo servizio di work place recovery anche presso la nostra sede di Bari per i clienti del sud Italia".

Sarete sicuramente in grado di fare fronte a prolungati black out energetici.


"Ovviamente entrambi i nostri centri, sia quello campus che di disaster recovery sono equipaggiati con quello che serve in termini di gruppi di continuità. Quando c’è stato il black out del 27 settembre del 2003 non abbiamo avuto alcun problema. Importante aggiungere, che al di là del recovery dei sistemi, Cedacri ha sviluppato delle procedure di recovery del network. Quindi all’interno delle 4 ore che garantiamo ai nostri clienti per il ripristino dei sistemi ovviamente c’è anche lo switch del network, della rete dati dei clienti dal centro produzione al centro di disaster recovery. Questo, concordato e realizzato con delle policy specifiche che prevedono la collaborazione con Telecom Italia e che tra l’altro coprono anche l’eventualità di problemi solo Telecom, per esempio nell’area emiliana".

Di recente ho avuto modo si sondare presso alcune società, se avevano un piano di disaster recovery, e tutte mi hanno risposto di no, perché verrebbe a costare troppo. Mi può dare qualche indicazione sui costi che un utente medio potrebbe spendere appoggiandosi a una struttura come la vostra?


"Il corrispettivo per la clientela in outsourcing viene tendenzialmente correlato al valore del servizio. Negli altri casi, è valutato di volta in volta in base alle specifiche esigenze del cliente. Comunque la convenienza sicuramente c’è, perché noi riusciamo a realizzare delle economie di scala. Ritengo, infatti, sia molto difficile che una banca di medie e piccole dimensioni riesca, specialmente con questi chiari di luna, a investire in un’infrastruttura a distanza di sicurezza, almeno di qualche decina di Km, per ottemperare a quelle che sono le indicazioni degli organi di vigilanza. In ogni caso, teniamo conto che Basilea II stabilisce che le banche devono ridurre i rischi operativi, e tra questi ci sono anche quelli derivanti da eventi naturali o comunque disastrosi. Riuscire a dimostrare di essere coperti da un valido piano di disaster recovery, significa poter accantonare meno capitale per far fronte a rischi operativi. Quindi, è sicuramente anche un vantaggio economico".

I clienti che già avete usufruiscono in modo automatico del servizio di disaster recovery?


"Per clienti che sono già in outsourcing presso di noi, ovviamente, il servizio è già disponibile. Per quel che riguarda i nuovi clienti, dal momento che questo servizio è considerato da Cedacri come un’opportunità di aprirsi maggiormente al mercato, verrà attrezzato in funzione di quelli che sono i risultati attesi e i costi che possono sostenere. Oggi noi siamo in condizione di doverci misurare in un contesto, diciamo estremo, perché le banche hanno un’esigenza di ripristino in tempi molto veloci e di recovery point molto favorevole, perché non possono permettersi di perdere ore di dati, che sono un bene prezioso. E quanto affermo l’abbiamo testato e provato sul campo. Però non è detto che ciò sia vero per tutte le tipologie di aziende. Per esempio, una compagnia di assicurazioni può normalmente tollerare un recovery point retrodatato di qualche ora e quindi richiedere infrastrutture e procedure commisurate alle reali esigenze, anche in termini di costi. Il disaster recovery è sicuramente un "abito su misura"".

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