L’energia delle utility va amministrata da vendor lungimiranti

Un mercato in evoluzione, nel quale l’It ha ampio margine di inserimento, a patto che l’approccio diventi maggiormente propositivo. Una migliore gestione del dato permette, infatti, di ottimizzare gli investimenti. Linea Edp ne ha parlato con il vice president di At Kearney.

Per parlare di utility in termini di tecnologia bisogna tener conto della forte spinta verso la liberalizzazione e dei cambiamenti strutturali che stanno caratterizzando il settore. Alla radice è possibile individuare l’unbounding, vale a dire la separazione dei vari business: generazione di energia, trasporto, distribuzione e vendita. I due anelli centrali sono gestiti in modo monopolistico, mentre i margini della catena sono di tipo competitivo. Si spezza in questo modo la filiera e, per mantenere la correlazione tra gli estremi, come snodo entra in gioco l’informazione, che rappresenta l’energy management o “la logistica dell’energia elettrica – come indicato da Piero Rosina, vice president di At Kearney, alla guida delle practice italiane Multiservices ed Energy and Process Industries -. Il cambiamento riguarda anche il passaggio da un orientamento alle infrastrutture a uno in direzione del cliente e, intrinsecamente, il business diventa di transazione, con una strutturazione continua tra domanda e offerta, con diversi orizzonti di tipo temporale”.


Il focus muove, quindi, dagli asset per approdare alle prospettive di sviluppo e l’It assurge al ruolo di chiave di volta del settore in quanto consente il bilanciameto della filiera. In tale contesto, conoscere la tipologia di consumo costituisce un elemento fondamentale in quanto, come ha spiegato Rosina, “esistono due mercati, uno a valle, dove si posizionano i consumi, e uno intermedio “all’ingrosso”, in cui avviene il primo bilanciamento. Ognuno di noi dispone di un profilo di consumo e, se si è in grado di leggerlo in tempo reale, è possibile prevedere i correttivi verso monte”. Lo scoglio da circumnavigare, infatti, è dato dal fatto che l’energia non si può stoccare e, se non si è in presa diretta con i consumi effettivi del mercato, si verifica un disallineamento.


L’Italia apre le fila


Sulla lettura in real time dei dati di consumo, l’introduzione del contatore elettronico pone il nostro Paese all’avanguardia. Ancora alle fasi iniziali, il progetto si basa sul sistema di gestione Middle Management System (Mms), software realizzato dalle utility stesse, con supporto esterno, e non sotto forma di package, ancora molto orientato ai sistemi di billing di vecchio tipo.


E qui sta il nocciolo della questione. Fino ad oggi, tuttalpiù fino a un recente passato, erano le società stesse protagoniste del settore a occuparsi direttamente anche dell’It, tramite la creazione di costole tecnologiche di gruppo. Il passare del tempo, le mutate condizioni ma, soprattutto, l’esperienza hanno, però, fatto emergere la pressante necessità di investire in informazione e, di conseguenza, di rivolgersi a vendor specializzati, dotati delle giuste competenze. “Mms deve, tuttavia, diventare una soluzione portabile, capace di interfacciarsi con i moderni sistemi di fatturazione – ha specificato il manager -. Per il futuro, quindi, la tendenza determina la possibilità di governare più contatori, indipendentemente dal tipo di hardware installato o di rete di trasmissione, wireless local loop, fibra ottica, mobile”.


Nel caso specifico di Enel (che ha recentemente concluso un accordo di gestione remota con Ibm, si veda Linea Edp n° 12, pagina 8), ad esempio, il data collection avviene attraverso la Power Line Communication, vale a dire i medesimi fili elettrici utilizzati per il trasporto dell’energia.


La gestione degli asset


L’entrata in funzione della Borsa dell’energia rappresenta un’opportunità ulteriore per l’affermazione dell’It nel mercato delle utility, senza dimenticare la tradizionale gestione degli asset. “Il grosso elemento evolutivo – ha sottolineato Rosina – sta nel fatto che in passato le attività di sviluppo e mantenimento avvenivano attraverso forti investimenti in infrastrutture, operando in modo preventivo la sostituzione sulla rete di turbine, cavi, connettori, trasformatori, in modo da garantire costantemente il servizio. Ma un fattore di costo fondamentale, che ai tempi si chiamava capitale, è stato ora sostituito dall’informazione”. Fino a un decennio fa, per capire se un elemento era o meno da sostituire era necessario compiere un’ispezione e fermare una centrale. La riduzione dei costi dell’It ha, però, prodotto una spinta verso il data collecting. Secondo notizie in possesso di At Kearney, infatti, ponendo pari a 100 il prezzo dei Gb installati e i costi per Mips nel 1995, il valore (nel 2002) è sceso a 8/9. In questo modo, è nata la cosiddetta risk oriented maintenance, sostanzialmente manutenzione di tipo predittivo, che si basa sulle informazioni di cui si è in possesso e su valutazioni statistiche successive, la quale permette di tagliare gli investimenti e di far intervenire le squadre operative esclusivamente quando strettamente necessario, potendo contare su un ciclo pianificato di sostituzione.


Il ruolo dei grandi gruppi


I grandi gruppi di It e outsourcing (Eds, Hp, Ibm e Sap in testa) stanno dimostrando interesse per un settore in crescita e stanno cercando di colmare gli spazi disponibili. Ma esiste margine anche per società più di nicchia, tra cui quelle di Crm potrebbero trovare ampia ricettività, dato che la base clienti, anche nel caso di piccole aziende municipalizzate, è molto numerosa e servono piattaforme integrate con il sistema di billing. “Resta ancora molto da costruire – ha concluso Rosina -. I vendor devono dimostrare una grande propositività e comprendere a fondo che esistono aree di sviluppo importanti. Ad oggi si è ancora in quella che può essere definita “fase di traino”, in cui le soluzioni esistenti sono da ascriversi alle utility stesse o derivano da settori differenti e sono principalmente orientate alla parte finale della filiera, vale a dire i clienti”.

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