Legge Pisanu: voglia di abolizione

Iniziativa di un gruppo di parlamentari per abrogare la cosiddetta “legge Pisanu”, approvata nel 2005 e conosciuta per le limitazioni che ha imposto in relazione alla fornitura di connessioni per l’accesso ad Internet in modalità wireless.

La proposta di legge è di quelle “bipartisan”. Obiettivo: abrogare la cosiddetta “legge Pisanu”, approvata nel 2005 e conosciuta per le limitazioni che ha imposto in relazione alla fornitura di connessioni per l’accesso ad Internet in modalità wireless. Come noto, le disposizioni contenute nella “legge Pisanu” vietano le connessioni anonime ad Internet ed impongono ai fornitori del servizio di conservare un registro con l’annotazione di indirizzo IP e numero di telefono identificanti l’utente collegato.
Chi offre connettività Wi-Fi, inoltre, deve richiedere l’autorizzazione al questore prima di avviare l’erogazione del servizio.

Il decreto, emanato a distanza di pochi giorni dai tragici attentati di Londra del luglio 2005, ha – secondo il parere di molti – posto un freno allo sviluppo ed alla diffusione di postazioni pubbliche per l’accesso ad Internet attraverso un collegamento Wi-Fi.
Ad oggi non esistono restrizioni analoghe in nessun Paese occidentale, nemmeno negli Stati Uniti.

A fine 2009 era stata avanzata una proposta di legge per la revisione delle disposizioni contenute nel Decreto Pisanu. Non ci furono però sviluppi.

Adesso, per iniziativa di alcuni deputati (Paolo Gentiloni, PD; Linda Lanzillotta, API; Luca Barbareschi, FLI), la questione è stata nuovamente posta all’attenzione della Camera utilizzando un approccio differente. “Noi vogliamo l’abrogazione totale dell’articolo 7, quindi il Wi-Fi libero (…)”, ha commentato Paolo Gentiloni.

L’avvocato Guido Scorza – presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione ed esperto di questioni connesse al diritto civile, industriale e della concorrenza – ha commentato l’iniziativa osservando che “si tratta, naturalmente, di un “gesto” da salutare con favore e che si attende da oltre quattro anni ma è difficile non rilevare come, sfortunatamente, tra presentare un disegno di legge e cambiare le regole il passo sia davvero lungo”.

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