Le vendite online spesso non passano la frontiera

Un’indagine della Ue rivela che le vendite via Internet sono sempre più importanti per il commercio al dettaglio. Ma riguardano soprattutto il mercato interno

Le vendite via Internet sembrano diventate un fattore decisivo per lo
sviluppo del mercato interno del commercio al dettaglio; interessano ormai il
57% dei dettaglianti, ma per più di due terzi di essi le vendite avvengono
esclusivamente entro le frontiere nazionali e per il restante 29% le vendite
all’estero riguardano solo uno o due altri Stati membri. I dettaglianti che
nella Ue desiderano estendere la loro attività all’estero sono però ben più
numerosi: il 48% di essi si dichiara disposto a farlo. Sono questi i risultati
di un sondaggio Eurobarometro effettuato tra le imprese, pubblicati dalla
Commissione europea in concomitanza con l’apertura di una consultazione pubblica
sulle normative vigenti in materia di tutela dei consumatori.



Il mercato europeo della vendita
diretta delle imprese ai consumatori incontra ancora grossi ostacoli, in particolare l’insicurezza delle transazioni e le differenze tra i paesi per quel che riguarda i regimi fiscali e le norme che tutelano i consumatori. Il 43% dei dettaglianti ritiene che il volume delle loro vendite all’estero potrebbe aumentare se nella Ue i diritti dei consumatori fossero regolamentati da norme comuni.

L’inchiesta è stata realizzata presso oltre 6.600
dirigenti di imprese con almeno 10 dipendenti e un’attività di vendita diretta
al dettaglio (per il 97% Pmi). Il 29% di esse effettua già operazioni
transfrontaliere e il 48% si è detto disposto a vendere ai consumatori di altri
paesi della Ue. Il 66% opera esclusivamente sul mercato nazionale e solo il 19%
promuove o pubblicizza la propria attività all’estero.


Per il 61% degli imprenditori che
hanno partecipato al sondaggio il principale ostacolo al commercio transfrontaliero è l’insicurezza delle transazioni. Seguono le differenze di regime fiscale (58%), le difficoltà che possono sorgere nella risoluzione delle controversie (57%), le differenze tra le legislazioni nazionali in materia di diritti
dei consumatori (55%), la difficoltà di garantire il servizio dopo vendita (55%) e i maggiori costi di consegna (51%). Meno importanti sono considerati i problemi di lingua (43%).
I risultati del
sondaggio concordano con quelli dell’altra inchiesta Eurobarometro realizzata
nel 2006 sull’atteggiamento dei consumatori nei confronti del commercio
transfrontaliero, secondo cui il 27% dei cittadini nel corso dell’anno
precedente ha acquistato on line un prodotto o un servizio, ma solo il 6% ha
fatto un acquisto all’estero.

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