Le smart city partono dalla condivisione di informazioni

Chi lavora con l’estero è avvantaggiato. A che punto è Milano, con i suoi 70 progetti avviati. Da un incontro del ClubTI e Assolombarda.

«Le smart city sono una visione sistemica dell’area metropolitana dove il vero punto nevralgico non è l’uso più o meno intelligente delle tecnologie, ma la capacità di far buon uso delle informazioni scambiate in modo bidirezionale tra il centro decisionale e i cittadini/imprese».

Così Annamaria Di Ruscio, Partner e Direttore Generale di NetConsulting, all’incontro “Smart Cities: Tecnologie, Idee e Soluzioni per innovare e vivere meglio” promosso dal ClubTI di Milano con il Patrocinio di Assolombarda.

EGovernment, mobilità, risparmio energetico, sicurezza e turismo sono i grandi ambiti di intervento delineati da NetConsulting.

L’Italia non è (ancora) l’Europa
E alla luce di alcune esperienze analizzate, Di Ruscio ha evidenziato la diversità di approccio adottato dalle realtà italiane rispetto a quelle europee: alcune grandi città europee hanno fatto da traino e diffusione per città limitrofe mostrando la presenza di una visione d’insieme e un piano organico, mentre l’Italia si è mossa per esperienze estemporanee, senza sfruttare l’opportunità offerta dalla replicabilità di progetti già realizzati (il classico modello a campanile).

Forte capacità di partnership tra pubblico e privato è un’altra caratteristica europea rispetto a quella italiana.

Milano fa 70 progetti smart
La necessità di una progettualità condivisa è stata ulteriormente rimarcata da Cristina Tajani, Assessore Politiche per il Lavoro Sviluppo Economico Università Ricerca del Comune di Milano: «Senza tralasciare le proprie specificità di pubblica amministrazione, con circa 70 progetti in corso definiti smart, cerchiamo di essere un soggetto abilitatore di una strategia della città e non solo del Comune di Milano per renderla più intelligente, più vivibile, più competitiva con un piano di esecuzione coordinato che coinvolge i diversi attori, fra imprese, università, finanza e così via».

La cultura è il motore
«La cultura ha un ruolo determinante nel trasformare i progetti in benefici concreti per gli usufruitori, cioè gli Smart Citizen – ha sottolineato Carlo Bonomi, Consigliere Incaricato Ricerca, Innovazione e Agenzia Digitale di Assolombardaed è per questo che abbiamo promosso, come sistema delle imprese nell’ambito dell’agenzia digitale, un piano di formazione a livello nazionale sul digitale che prescinde dal discorso Smart Cities, ma che comunque lo influenza».

Indagine Assolombarda: si lavora con l’estero
Dai primi risultati di un’indagine promossa tra le imprese associate ad Assolombarda si evince che il 50% di 75 progetti nell’ambito smart city sono stati realizzati all’estero: dunque un know-how di imprese italiane che potrebbe essere sfruttato in Italia.
Nella creazione di un ecosistema di sviluppo i distretti tecnologici fungono da abilitatori: è stato confermato da Giacomo Piccini, Direttore generale, Fondazione Distretto High Tech Monza e Brianza.

Il legacy attivo e l’Expo
«Smart Cities è anche tecnologia. A tale proposito risulta molto importante avere la capacità di utilizzare ciò che è esistente, il legacy» ha rimarcato Giorgio Mosca, VP Sales & Marketing di Selex-ES, Gruppo Finmeccanica.

E parlando di esistente, qual è l’eredità che l’Expo potrebbe lasciare al territorio lombardo?
«Il green field pensato per integrarsi con la città con servizi di telecomunicazioni cloud-It, tramite 70 km di fibraottica, un migliaio di hot-spot wi-fi, con la sicurezza progettata secondo una logica di integrazione con quella urbana fuori dalle mura, con servizi innovativi basati sugli smartphone» ha sottolineato Guido Arnone, Responsabile Tecnologie Area Espositiva, Expo 2015.
Molti attori e molteplici tematiche, dunque, ruotano attorno alle smart city e numerosi saranno i dibattiti a venire.

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