Le Pmi più fiduciose? Quelle digitalizzate e che fanno e-commerce

Il Rapporto Piccole Imprese UniCredit ha sondato il sentiment degli imprenditori che affermano di avvalersi di tecnologie digitali avanzate. Emerge un panorama variegato, in cui chi è più tecnologico e pratica l’e-commerce ha un approccio più positivo verso il futuro.

Sfide e opportunità della digitalizzazione: è stato il tema della nona edizione del Rapporto Piccole Imprese UniCredit.
L’indagine, che ha sondato il sentiment degli imprenditori che affermano
di avvalersi di tecnologie avanzate, ha rivelato che sia le piccole sia le medie imprese si dichiarano
molto più fiduciose se utilizzano tecnologie digitali
(+6 il delta per le
piccole, +7 per le medie) e, tra queste, la pratica della funzione vendite
tramite l’e-commerce sembra renderle ancora più ottimiste.

I casi esaminati nel Rapporto mostrano alcune nuove tendenze di
cui la digitalizzazione è la grande protagonista. In particolare, oggi
operano sul territorio molteplici soggetti imprenditoriali che provano a modernizzare e a
digitalizzare altre realtà imprenditoriali e non, sia pubbliche sia private. Si tratta
sovente di “pionieri” dell’informatica,
con un portato di conoscenza e know how figlio di esperienze pregresse in realtà più grandi e strutturate, ma anche di una quantità
consistente di neonate e innovative realtà imprenditoriali, le cosiddette start-up.

Dentro la crisi, per ognuna di queste realtà, il problema centrale
è comunque quello di come finanziare tali processi di digitalizzazione, una difficoltà comune a tutto il “capitalismo dei piccoli”, che tuttavia si acuisce ulteriormente fra
le piccole e micro imprese.

In Italia il ruolo dell’economia digitale appare inferiore
rispetto sia agli Stati Uniti sia a nazioni europee come Svezia, Gran Bretagna, Francia e Germania. Il
nostro Paese sconta infatti un consistente digital divide, dovuto a
ritardi nell’infrastrutturazione, nell’utilizzo di Internet e nell’impatto della Rete in diversi ambiti. I
risultati del Rapporto confermano l’esistenza di questo “divario digitale”, soprattutto per le
piccole imprese (ma comunque presente anche per medie e grandi), e offrono informazioni
dettagliate sulla qualità del ritardo. In particolare, emerge una minore diffusione di
tecnologie e servizi più avanzati (rete intranet aziendale, rete extranet, profilo su social
network
) e un minore utilizzo di strumenti Internet che richiedono maggiore interazione (rapporti
online con la PA, ecommerce).

Un aspetto strettamente connesso alla digitalizzazione delle
imprese è quello dell’innovazione, sia essa di prodotto, di processo o
organizzativa. Nonostante le statistiche indichino un investimento in ricerca e sviluppo nelle
imprese italiane molto contenuto, i risultati dell’indagine segnalano una discreta
presenza di imprese innovative nel triennio 2010-2012. Da un lato, si conferma una più elevata
propensione all’innovazione nelle aziende di dimensione maggiore, dall’altro,
l’innovazione di prodotto sembra avere un impatto positivo più alto sul fatturato delle
piccole imprese, a riprova di quanto questa attività sia strategica anche per gli operatori di
minori dimensioni (fatto 100 il fatturato totale realizzato nel 2011, la quota media
ascrivibile a nuovi prodotti o servizi immessi sul mercato è pari al 30,9% nelle piccole imprese, contro
il 25,7% delle medie e il 23,6% delle grandi).

Nonostante la quota di piccole imprese
internazionalizzate sia ancora relativamente poco elevata (12%, contro il 48,1% delle medie e il
56,4% delle grandi), si rivela un notevole dinamismo nell’apertura verso l’estero.

Altro aspetto interessante è il ruolo giocato da reti relazionali e tecnologie.
I primi contatti con gli operatori stranieri derivano soprattutto dalla ricerca diretta,
tramite fiere di settore, Internet, banche dati e contatti forniti da altre imprese.

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