Le novit` Linux di Caldera e Ibm

Il distributore open source inizia a capitalizzare sull’acquisizione di Sco, avvicinando il sistema operativo freeware a UnixWare.

L’apertura dell’annuale LinuxWorld ha mobilitato molti big dell’It,
che vogliono trarre il massimo giovamento dall’ascesa del sistema
operativo open source anche presso il pubblico delle aziende.
Attese erano le mosse di Caldera, che la scorsa estate sorprese il
mercato con l’acquisizione delle attività Unix di Sco. Pur negando in
seguito l’intenzione di far convergere i due ambienti, anche le
ultime evoluzioni lasciano intendere che proprio questo sarà il punto
d’arrivo a medio-lungo termine della fusione. Per il momento, il
distributore di Orem (Utah) si è limitato ad annunciare la
compatibilità binaria fra il proprio OpenLinux e UnixWare, a
cominciare, entro aprile, con le applicazioni infrastrutturali
(database e toolset), per poi seguire con il resto delle applicazioni
business.
Altra area di sviluppo per Caldera sarà l’architettura Itanium di
Intel, per la quale è previsto il rilascio di un nuovo sistema
operativo che fonderà differenti elementi del lavoro attorno a Unix
for Ia-64. In particolare, vi dovrebbero contribuire caratteristiche
di affidabilità mutuate da Aix 5L (l’ex Monterey, cui ha partecipato
anche Sco), gestione di grandi file da UnixWare e supporto I/O da
Linux. Un annuncio in tal senso è atteso per metà anno, ma non c’è
ancora chiarezza sui tempi di disponibilità.
Definitivamente chiusi sono invece gli sviluppi su OpenServer, per il
quale non è prevista una versione a 64 bit. Gli utenti esistenti
saranno "incoraggiati" a passare a UnixWare o Linux.
Ibm, invece, ha lanciato un server a 64 processori, battezzato
eServer x430, capace di far girare il Linux Application Environment
al di sopra del proprio sistema operativo Ptx. La macchina usa
l’architettura Numa (ereditata da Sequent) ed è la prima che lavora
con le Api che Big Blue ha realizzato per far girare, senza
modifiche, applicazioni compilate per Linux e Intel su sistemi a 64
processori. Questo tipo di sistemi non adotta direttamente Linux,
poiché il sistema operativo non mostra ancora la necessaria
scalabilità a questo livello di complessità architetturale.
Separatamente, Ibm ha anche annunciato un investimento di altri 300
milioni di dollari su Linux, in aggiunta al miliardo già stanziato
per quest’anno. La cifra aggiuntiva sarà impiegata per nuovi servizi
di supporto nei prossimi tre anni, in particolare per la migrazione
di sistemi di e-commerce.

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