Le multe per il wi-fi “fai da te”: Assotel approva il nuovo decreto

“Un provvedimento che tutela gli utilizzatori”, precisa l’associazione degli impiantisti, che concorda sull’obbligo di affidare la realizzazione degli impianti nelle imprese ad aziende autorizzate. E ridimensiona la portata delle sanzioni: “non cambia molto da quanto in vigore da due decenni”.

L’approvazione del Decreto Legislativo 198/2010,
entrato in vigore lo scorso 15 dicembre, che conferma e ribadisce la necessità
di possedere specifiche autorizzazioni ministeriali per realizzare “reti
d’utente” da collegare alle rete pubblica, sta suscitando accesi dibattiti e
sollevando alcune preoccupazioni. In particolare, alcuni temono che la semplice
installazione di un’apparecchiatura terminale, specificatamente definita nel
decreto, possa essere soggetta a questi vincoli. Una situazione resa ancor più
preoccupante dal nuovo regime sanzionatorio che, al di la degli importi
pecuniari che vanno da 15mila a 150mila euro, colpisce sia chi opera in
mancanza di titolo abilitativo, sia coloro che rilasciano dichiarazioni di
collaudo e conformità non corrispondenti ai lavori effettivamente eseguiti. In
realtà secondo Gaetano Montingelli, direttore generale di Assotel,
l’associazione nella quale si riconoscono i Teleimpiantisti Autorizzati dal
Ministero, “non vi è ragione di
preoccuparsi per i contenuti del nuovo decreto, considerando quanto già in
vigore da due decenni”.

Perché le preoccupazioni
vanno ridimensionate?

Perché, in
gran parte, sono frutto di giudizi affrettati. Infatti, il nuovo decreto
sostituisce, abrogandola, la Legge 109 del 28 marzo 1991, che già stabiliva la
necessità di possedere specifiche autorizzazioni ministeriali per installare,
allacciare, collaudare e manutenere apparecchiature terminali d’utente e
relative infrastrutture quando queste sono interconnesse o da interconnettere
alla Rete Pubblica di Comunicazione Elettronica. Norma peraltro riconfermata
anche nel D.M. 37 del 22
gennaio 2008
,
che riordina la legislazione sulla sicurezza degli impianti.
Non dimentichiamo che, nel mercato, esistono già circa 1500 imprese,
spesso di piccole e medie dimensioni, che hanno investito per disporre delle
attrezzature e della struttura tecnico/installativa con le competenze
necessarie per operare nel rispetto della legge. Queste aziende hanno, per
effetto dalla vigente normativa, alle proprie dipendenze personale tecnico qualificato
e, oggi, il totale dei collaboratori stabilmente impiegati nel settore supera
di gran lunga il numero dei dipendenti degli operatori di rete pubblica.

Perché,
dunque, un nuovo decreto?

Perché la
necessità di recepire una Direttiva Europea in materia è stata l’occasione per
aggiornare la legislazione nazionale, armonizzandola con quanto indicato dalla
Comunità in termini di libera circolazione delle apparecchiature d’utente di
telecomunicazioni e di contenimento di quei vincoli di monopolio che ne
impediscono il libero. Il decreto punta a rafforzare le garanzie agli
utilizzatori e, di conseguenza, alla collettività. Infatti, liberalizzare non
può e non deve significare assenza di regole ed è sulla base di questi
presupposti che ogni Stato sovrano recepisce e applica le direttive
comunitarie.

Come si giustifica la
necessità di un’Autorizzazione Ministeriale?

Il nuovo decreto
legislativo prevede anche la definizione di nuove regole finalizzate a
migliorare l’aggiornamento del pubblico registro delle imprese abilitate,
strumento indispensabile di consultazione per gli utenti che vogliono affidare
lavori e opere responsabilmente. Assotel ha sempre sostenuto la necessità di
fornire al mercato dati certi, completi e aggiornati delle imprese inserite nell’Albo
Nazionale, che è facilmente reperibile anche nel sito Internet, e degli elenchi
regionali delle aziende autorizzate In definitiva, il nuovo Decreto Legislativo
sottolinea e conferma quanto sia importante poter scegliere in un mercato
libero, avendo la possibilità di farlo in un contesto certo di professionalità,
competenza tecnica e garanzia di salvaguardia dell’investimento.

Cosa cambia, quindi, con il
nuovo Decreto Legislativo?

Con il nuovo
decreto entra in vigore un diverso regime sanzionatorio, che ha già generato
alcuni “cambiamenti comportamentali” tra gli imprenditori di settore. Al
momento, le procedure autorizzatorie, le dotazioni e la professionalità
richieste alle imprese che vogliono autorizzarsi sono ancora quelle definite
dal Decreto Ministeriale 314/92. Quindi, le vere novità si avranno solo nei
prossimi mesi, con la presentazione del nuovo regolamento attuativo. Sarà
questo documento a fare veramente la differenza, nel caso in cui fossero
eliminate le attuali limitazioni riguardanti le diverse abilitazioni per
realizzare impianti voce e dati, cablaggi in rame e fibra, sistemi trasmissivi
wired o wireless.

Proprio l’aggiornamento
delle regole attuative genera una certa apprensione…

Le nuove
regole potranno solo migliorare quanto oggi regolamentato dal D.M. 314 del 23
maggio 1992, che non è più adeguato all’evoluzione tecnologica del settore. Non
dobbiamo dimenticare che le reti d’utente realizzate oggi saranno chiamate a
supportare il Business di un’azienda per almeno un decennio. Ed è proprio alla
tutela degli utilizzatori che mira la normativa, indicando come gli impianti
debbano essere realizzati da imprese strutturate, stabili, con personale
regolarmente inquadrato, disposte a fare investimenti concreti in dotazioni e
crescita professionale. Un’azienda che investe nella crescita propria e dei
collaboratori si presuppone possa meglio garantire i clienti/utenti anche a
fronte di problemi che dovessero emergere nel tempo.

Tutto questo, però, non farà
aumentare i costi a carico degli utenti?

Come a parità
di cilindrata vi sono auto di tutti i prezzi, così anche le infrastrutture di
rete possono essere viste soltanto come un sistema per supportare tradizionali
applicazioni voce-dati o, in alternativa, come piattaforme universali predisposte
sia per supportare il più alto numero di applicazioni e sistemi, sia per il
trasporto di qualsivoglia segnale digitale. Il cliente/utente deve sapere cosa
compra, non solo quanto costa. Per questo, i teleimpiantisti che operano nel
rispetto di leggi e standard offrono soluzioni indicandone con chiarezza
prestazioni, affidabilità, sicurezza, flessibilità ed economicità manutentiva e
d’uso.

Leggendo il decreto si ha
l’impressione che ci si debba rivolgere ad un’impresa autorizzata anche per
installare un semplice apparato…

Chi conosce
l’evoluzione normativa sa che è un’interpretazione scorretta. Infatti l’art. 2,
comma f del nuovo decreto demanda, a un prossimo regolamento d’attuazione, la
definizione dei casi in cui, in ragione della semplicità costruttiva e
funzionale delle apparecchiature terminali e dei relativi impianti di
connessione, gli utenti possono provvedere autonomamente alle attività di
installazione. Anche il DM 314/92, oggi in vigore, prevede già alcune
esclusioni, come l’allaccio di un singolo apparato d’utente alla rete pubblica.

Quindi, cosa accadrà nei
prossimi mesi?

Da vent’anni
la realizzazione di impianti di telefonia e telematica, che oggi si possono
indicare come “sistemi d’utente di telecomunicazione” ossia l’insieme delle
infrastrutture fisiche di trasporto, degli apparati di networking, delle
apparecchiature d’utente e dell’interconnessione alla Rete Pubblica, deve
essere affidata ad aziende autorizzate e il Decreto Legislativo 198/2010 non fa
altro che confermare, ribadendolo, questo concetto. Se poi, conseguentemente
all’entrata in vigore di nuove regole, il Ministero disporrà i necessari
controlli attuativi, è possibile prevede che, in poco tempo, si avrà un aumento
esponenziale delle imprese autorizzate e la contemporanea creazione di almeno
diecimila nuovi posti di lavoro.

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