Lo rivela l’Istat nel terzo report di approfondimento sulla rilevazione diretta sulle imprese, una delle attività connesse al 9° Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi. Solo in pochi casi si cerca di ampliare la gamma di prodotti e servizi o di accedere a nuovi mercati.
Le microimprese (unità con 3-9 addetti) adottano strategie
quasi
esclusivamente difensive. Lo
sostiene l’Istat nel terzo report di approfondimento sulla rilevazione diretta sulle imprese svolta nell’ambito
delle attività connesse al 9° Censimento
Generale dell’Industria e dei Servizi. Solo in alcuni casi cercano di ampliare la gamma di prodotti e servizi o di accedere
a
nuovi
mercati. Nel 2011, nonostante l’inizio della recessione, il 22,7% delle microimprese ha acquisito nuove
risorse umane. In particolare, il 18% ha assunto nuovo personale dipendente e il 7,7% ha fatto
ricorso a nuovi lavoratori autonomi (lavoratori temporanei ex-interinali, collaboratori a progetto e
altri
lavoratori occasionali e a
partita IVA). Le assunzioni, nella
maggior
parte dei casi di personale non
altamente qualificato, riguardano una microimpresa su quattro.
Quasi un terzo delle
microimprese ha investito in formazione, con corsi sia interni sia esterni. Circa un terzo delle unità
prese in esame ha introdotto un’innovazione nel triennio 2009-2011, soprattutto
di tipo organizzativo. Poco meno della metà delle
microimprese reputa
l’utilizzo di Internet non necessario o inutile per l’attività svolta. Circa un terzo utilizza un sito web, mentre un
quarto ricorre al commercio elettronico.
I risultati del 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi confermano le caratteristiche del nostro sistema produttivo: struttura dimensionale fortemente frammentata
e una dimensione
media
tra le
più
basse d’Europa. Questo approfondimento focalizza l’attenzione sulle imprese con 3-9 addetti (circa 837 mila), pari al 19% di tutte le imprese dell’industria dei servizi, e occupano oltre il 23% degli addetti (3,8 milioni).
Le microimprese risultano particolarmente presenti nel settore dei servizi (circa il 70%), ma anche
nelle attività immobiliari e
professionali, inoltre si rivolgono soprattutto
a un mercato più
regionale
(63,3% rispetto al 36% delle unità di maggiori
dimensioni) e sono a gestione prevalentemente
familiare (84,3% rispetto a
circa il 70%).
Le strategie adottate sono principalmente di tipo difensivo (70%) ovvero volte al mantenimento della
quota
di
mercato. Tuttavia,
a
questo orientamento,
comune a tutti
i
macro settori,
si
affiancano o si sostituiscono strategie più complesse, come
quelle orientate ad ampliare la gamma di prodotti e servizi offerti
(38,4%), ad accedere
a nuovi mercati (17,9%) o
ad attivare/incrementare
collaborazioni
con altre imprese (10,4%).
L’ampliamento
della gamma
di
prodotti e servizi
offerti
caratterizza
innanzitutto le
attività commerciali
(44,7%)
e
dell’industria
in senso
stretto
(42,4%). Risulta
invece
minimo
nelle costruzioni (28,7%). L’accesso a nuovi mercati interessa un terzo delle imprese industriali e
quote sensibilmente inferiori di quelle degli altri comparti (con un minimo dell’11,5% negli altri servizi).
L’attivazione o intensificazione di relazioni con altre imprese è
invece la strategia utilizzata
relativamente
di più dal settore delle
costruzioni (14,2%) e dell’industria (13,4%).
Il settore del terziario che mostra un profilo strategico più complesso è senz’altro quello dei servizi di informazione e comunicazione, che si distingue per una quota relativamente bassa di imprese impegnate in strategie
difensive (62,7%) e incidenze superiori a
quelle medie per gli altri orientamenti.