Passato ufficialmente sotto l’egida Hewlett-Packard, Open Vms arriva alla versione 7.3-1 e conferma una vitalità finora non pensabile per un Os
Dopo Digital, Compaq. Dopo Compaq,
Hewlett-Packard. VMS, il “robertobaggio” dei
sistemi operativi, ha ora ufficialmente di nuovo cambiato maglia, con la “firma
del contratto” che sancisce la nuova release dell’Os.
Fatto quasi epico,
nella storia dell’It, che esalta la solidità dei principi che ne diedero le
fondamenta, a significare la capacità di soddisfare un’esigenza imperitura delle
grandi aziende, quella di alimentare sistemi granitici e affidabili. Se diamo
retta alla leggenda tecnologica, poi, dentro Vms dovremmo trovare anche il Dna
di Windows 2000.
La logica del mito sarebbe questa: i creatori di Windows
Nt, sui cui ceppi sono stati forgiati i pilastri di Windows 2000, parrebbe siano
stati dei fuoriusciti Digital che lavorarono su VMS. La leggenda si perfeziona
con la scelta del nome siglato: WNT, tre lettere a indicare
quelle che alfabeticamente, in serie, seguono quelle di VMS. Quindi,
mitologicamente, stiamo parlando del Sistema operativo dei sistemi operativi,
deità appartenente al “partenone” Digital, che non molla i suoi seguaci.
Unito nei passaggi di proprietà a un’altra specialità di casa Digital, la
piattaforma a 64 bit Alpha, oggi VMS, che da
un po’ di tempo ha preso il prenome OPEN, è pronto in versione
7.3-1. Ai tecnici di Hp, a cui spetterà l’onore-onere di
schierarlo in campo per la prima volta, parlando di Storage Area Network, stack
Tcp/Ip, clustering e supporto kerberos.
Tutta roba che nemmeno ci si sognava
20 anni fa.
Anche se, questo sistema operativo, continua a fare la stessa
cosa di sempre: transazioni, transazioni, transazioni.





