Le diverse facce dell’outsourcing secondo Gartner

Strumento strategico e non solamente tattico, l’esternalizzazione dei processi deve essere vissuta seguendo precise direttive che non puntino esclusivamente al risparmio dei costi, da parte dei clienti, e alla profittabilità, per quanto riguarda i supplier.

 


La spesa in servizi di outsourcing si mantiene in crescita, nonostante i tassi reali siano ancora limitati se raffrontati all’eco provocato dai dibattiti sul tema. Questa la linea individuata da Gartner, che fa notare come esista una differenza sostanziale tra il riconoscere l’importanza di questa metodologia (che non solamente permette di focalizzarsi sulle competenze core ma dovrebbe essere vista come motore per allineare le strategie It agli obiettivi di business) e l’adottarla effettivamente. "Le aziende – spiega Gianluca Tramacere, research analyst di Gartner – si stanno sempre più abituando ad accedere alle tecnologie senza doverle possedere; tuttavia il modello non è ancora capito da tutti e la strada da percorrere è lunga". Entro il 2007, comunque, l’analista prevede che oltre l’80% delle decisioni di sourcing sarà preso a livello direzionale, come parte integrante del processo di trasformazione, e che collaborazione diventerà la parola d’ordine.


"In Europa vale ancora l’equazione outsourcing uguale risparmio costi


– prosegue Tramacere -, ma questa non deve rappresentare l’unica spinta, altrimenti il rischio di insoddisfazione e le probabilità di insuccesso del progetto crescono. Dare in gestione un problema non significa risolverlo". Le difficoltà che ammantano questa tipologia di servizio non sono cambiate nel corso degli anni e vanno, appunto, dallo scarso controllo sulla spesa connessa alle operazioni It, alle competenze inadeguate per sfruttare al meglio gli investimenti, alle aspettative disattese. "Molte aziende, infatti, non dispongono al proprio interno delle capacità sufficienti per gestire correttamente i servizi di outsourcing – continua Tramacere -. Si deve investire su società che siano in grado di creare relazioni durature, adattandosi ai cambiamenti del mercato". Lo skill shortage è considerato, alla stregua del Business process re-engineering e dell’application management, uno tra i principali driver. Anche il Business trasformation outsourcing rappresenta un tema caldo, "ma – ironizza Tramacere – siamo ancora al livello di formula magica".

Clienti, fornitori e mercato


Gartner rileva anche l’esistenza di un gap tra le esigenze espresse dai clienti e le capacità possedute dai supplier, che tendono ad accorpare consulting e system integration. "I tre lati della questione – evidenzia Claudio Da Rold, vice president, researche director – sono rappresentati dai clienti, che prendono le proprie decisioni sempre più sotto l’influenza del business e ai quali bisogna far comprendere che l’outsourcing costituisce uno strumento strategico e non solo tattico, dal mercato, che in alcuni segmenti è giunto a maturazione e per il quale la segmentazione tradizionale diventa obsoleta, e dai fornitori, guidati dal concetto di profittabilità, che devono essere capaci di individuare nuovi modelli di business".


Secondo l’analista, l’outsourcing non deve essere visto semplicemente come uno strumento operativo e se le imprese devono dotarsi di una precisa strategia in tale ambito, i supplier devono rimanere allineati al mercato che, a sua volta, si muove secondo due diverse forze: verso soluzioni che forniscono valore per il business e verso gli standard It.


La peculiare situazione del nostro Paese, con la predominanza di piccole e medie imprese, poi, ha spinto Gartner a studiare un nuovo servizio dedicato. Ssmi (Sourcing strategies and It service market), intende convincere i fornitori della necessità di creare soluzioni più complete e collaborative che siano in grado di anticipare le trasformazioni su tre dimensioni: strategie di sourcing per i clienti, dinamiche di mercato e previsioni, cambiamenti nell’offerta dei service provider.

Il trend del Bpo


All’interno della famiglia "outsourcing", il filone del Bpo (Business process outsourcing) risulta interessante. Nel 2003, a livello mondiale, l’aumento previsto sarà del 10%, raggiungendo 122 miliardi di dollari contro i 110 di un anno fa, sotto la spinta degli investimenti delle grandi organizzazioni, che ora guardano alla gestione dei benefit, degli ordini e all’elaborazione transazionale online. Il Nord America assorbirà il 57% del mercato, mentre in Europa la cifra dovrebbe toccare i 27 miliardi di dollari, grazie all’attenzione del mondo finance, telecomunicazioni e public utility, in forte espansione. Anche la Pa crede nel Bpo per i processi di procurement e fornitura. Il consiglio di Gartner ai service provider è di promuovere la diffusione di queste soluzioni nelle aree geografiche più promettenti senza, tuttavia, generare eccessive illusioni sui vantaggi per le aziende, che devono percepire questi servizi in chiave più realistica.

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