La ricerca condotta da Anee in collaborazione con 1to1Lab e la sponsorizzazione di Microsoft, Il Sole 24 Ore e Unisource Italia, mostra un Paese in ritardo rispetto al resto dell’Europa, ma inesorabilmente in crescita
Secondo una ricerca condotta nel 1999 da Ernst & Young e OECD,
(Organisation for Economic Cooperation and Development), il valore delle
transazioni Internet generato nel 2001, a livello mondiale, dovrebbe attestarsi
intorno ai 300 miliardi di dollari, per raggiungere, entro il 2002, quota 1.000
miliardi.
Sulla base di questi dati, l’Osservatorio 2000 di Anee sul
commercio elettronico ha stimato che, tra la fine del 1998 e il primo semestre
del 2000, l’offerta e-commerce rivolta al consumatore finale nel nostro Paese è
cresciuta di circa il 350%.
Lo studio, condotto dall’Associazione dei
servizi e dei contenuti multimediali in collaborazione con 1to1Lab e la
sponsorizzazione di Microsoft, Il Sole 24 Ore e Unisource Italia, ha rivelato
che i siti attivi sulla scena dell’e-commerce di casa nostra (300 a fine ’98,
780 a fine ’99) hanno superato il migliaio di unità già alla fine del primo
semestre 2000.
Tuttavia, lo stesso Osservatorio sottolinea come non siano
mancati i siti che, nel periodo considerato, hanno chiuso i battenti, o hanno
deciso di eliminare l’offerta e-commerce dal proprio sito. Geograficamente
parlando, il 44% delle iniziative di commercio elettronico targate “made in
Italy” ha sede nel Nord Ovest d’Italia, il 19% nel Nord Est, il 26% nel Centro e
solo l’11% nel Sud Italia. A questo risultato ha contribuito in modo
determinante la regione Lombardia, che ha promosso oltre il 30% delle mille
iniziative di e-commerce analizzate dall’Osservatorio, mentre buone inseguitrici
risultano essere la Toscana, il Lazio il Piemonte e l’Emilia Romagna.
Secondo
l’Osservatorio, le aziende che intendono operare in Internet, dovranno saper
affrontare in tempi brevi inefficienze organizzative, incertezze legate alla
sicurezza dei pagamenti, carenza di una visione strategica e difficoltà
nell’ottenere finanziamenti.
Sull’onda di ciò che sta succedendo negli Stati
Uniti, è infatti facile prevedere una riconversione alla tecnologia Internet
anche da parte di molte aziende italiane. Ma perché un simile scenario si
realizzi, occorrerà ottenere una sensibile riduzione dei costi, elevare il
livello dei servizi offerti al cliente, entrare in mercati nuovi e creare fonti
di reddito alternative.