Le dieci priorità di Confindustria

Il decalogo di Confindustria innovazione e servizi per il governo che verrà

Il mondo delle imprese non vuole rimanere estraneo all’avvicinarsi delle elezioni. Così se da una parte nella sua veste istituzionale Luca di Montezemolo ha ribadito la sua richiesta di una nuova legge elettorale o elezioni subito, l’associazione di Confindustria che riunisce i servizi innovativi e tecnologici ha avanzato stamattina a Milano una serie di richieste al governo che verrà.


Alberto Tripi, presidente dell’associazione che raggruppa le imprese Ict, Trasporti, Turismo, Comunicazione, Ricerche e Telecomunicazioni e che significa il 33% delle imprese italiane, ha presentato un decalogo che al primo posto vede la liberalizzazione dei mercati. Nonostante le “lenzuolate” di Bersani c’è ancora molto lavoro da fare soprattutto per quanto riguarda le società di proprietà degli enti locali e il problema degli affidamenti diretti, l’in house più volte contestato dalle imprese Ict. In Italia, ha ricordato Tripi, ci sono seimila imprese pubbliche che valgono una spesa di 7,7 miliardi di euro di cui 124 milioni per i membri pubblici dei consigli di amministrazione.


Investire nella conoscenza è il secondo punto del decalogo. Se nell’istruzione raggiungessimo i livelli di Danimarca e Germania il Pil pro capite dell’Italia crescerebbe del 36% in termini reali rispetto al 2006. Per questo Confindustria Servizi Innovativi si propone come tutor di una didattica supportata da strumenti digitali “nelle classi di una sezione di una scuola media che vorrà accettare la nostra proposta per diventare esempio concreto di riferimento per tutto il sistema formativo”.


Una Pubblica amministrazione partner della crescita. Rendere semplice, efficiente e produttiva la Pa è l’altra priorità indicata da Confindustria. La burocrazia costa alle imprese italiane 26 giorni l’anno. Inoltre, una completa digitalizzazione della Pa porterebbe a risparmi stimati nel 3% del Pil.


L’innovazione non è un optional. Un invito che andrebbe rivolto anche alle imprese e che si traduce nel sostegno a Industria 2015, la promozione di interventi di sistema e la richiesta di sostegno finanziario e progettuale alle imprese, soprattutto le Pmi.


Lavoro è qualità. Tripi ha richiamato l’inadeguatezza degli strumenti contrattuali per le nuove professionalità oltre all’annoso problema della produttività vera palla al piede del Paese.


Imprese flessibili per un’economia forte. In questo caso le aziende chiedono l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse nazionali e comunitarie con un occhio di riguardo per il Sud definito una “miniera straordinaria di risorse”.


Paese digitale. Nuovi business e regole. Adeguarsi al mondo che cambia è l’invocazione di Tripi che ricordato i risultati di uno studio secondo il quale il riutilizzo delle informazioni del settore pubblico in Europa potrebbe significare un mercato fra i 10 e i 48 miliardi di euro.


Diamo più Credito al futuro. Per credito si intende ovviamente la richiesta di nuovi strumenti finanziari e di accesso. In particolare Confindustria propone un fondo pubblico di limitate dimensioni per contribuire ai costi di due diligence per le Pmi che costituiscono un fattore di freno per il loro accesso al venture capital.


Fiscalità di sviluppo. Non poteva mancare l’accenno al fisco che deve essere alleggerito per le imprese anche arrivando all’abolizione di misure fiscali che gravano sul settore dei sevizi come la tassa di concessione governativa per il servizio radiomobile terrestre.


Reti e infrastrutture. Ampio ricorso al project financing per la realizzazione delle infrastrutture necessarie allo sviluppo del Paese.

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