L’e-commerce corre ma non è sufficiente

Rapporto di Casaleggio Associati: crescita di oltre il 40%, ma non basta a ridurre il divario con gli altri paesi

È l’unico settore economico che accoglie un 42,2% di crescita con un po’ di mestizia. Non è che quelli dell’e-commerce sono tutti pazzi, ma solo che un aumento simile non basta per colmare il divario con gli altri paesi. Le cifre del commercio elettronico nostrano, 4,8 miliardi di euro secondo la stima di Casaleggio Associati che ha pubblicato il rapporto 2008, indicano, infatti, un paese ancora titubante verso le transazioni via Internet con aziende che non vogliono spingersi verso un canale alternativo di vendita e consumatori che sulla rete preferiscono informarsi piuttosto che acquistare.

Come sempre il mercato è trainato dal turismo che vale il 48,7% delle vendite totali e che rispetto allo scorso anno è cresciuto di ottocento milioni di euro. All’interno del turismo la parte del leone la fa Expedia, l’agenzia viaggi che in Italia ha esordito in maniera sfortunata, visto che ha aperto il 10 settembre 2001, ma che da allora si è ripresa e oggi dichiara una quota di mercato del 38%. Poi c’è il tempo libero con il 15,4% (ma in mezzo ci sono anche le ricariche telefoniche) l’elettronica di consumo che vale il 13,4% e le assicurazioni che pesano il 12,6% del totale. Gli altri settori registrano quote minori con la moda, che in pratica significa Yoox, che si ferma all’1,8% e l’alimentare, che Casaleggio traduce con la spesa online che arriva al 3,3% ma segna una battuta d’arresto rispetto allo scorso anno. Volendo ha chiuso lo scorso mese così come Iovorrei e le consegne a domicilio di Pam. Esselunga ha ridotto le zone di consegna.

L’1,5% del ricavi totali viene realizzato invece dai centri commerciali online che qualche anno fa venivano indicati come un ottimo canale di sbocco per le Pmi.

Secondo Roberto Casaleggio c’è un rallentamento nella vendita di beni fisici, mentre i beni digitali stanno crescendo oltre il 50% annuo: «I freni sono da ricercarsi soprattutto nella logistica e nella connettività, ma anche negli investimenti limitati da parte delle società venditrici, che tendono a vedere Internet come accessorio al modello di business esistente, senza puntarci davvero investendo nell’innovazione». L’e-commerce italiano, comunque, sul lato dell’offerta rimane una faccenda soprattutto lombarda con minori presenze in Emilia-Romagna, Toscana, Piemonte e Veneto. Il problema che assilla i negozi online, però, è sempre quello di attirare nuovi clienti. Il 45% non ha ancora trovato una soluzione, il 12% sta sperimentando e il 43% è invece soddisfatto. Dati allarmanti visto che proprio queste aziende dovrebbe comprendere meglio di altre i meccanismi della pubblicità su Web. Di questo infatti si sta parlando visto che la Tv costa troppo. Forse proprio per questo il 53% delle aziende partecipa alle discussioni nei blog o sui forum, mentre il 25% non ritiene necessario lo sforzo.

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