Le cartelle esattoriali in viaggio con la Pec

Adiconsum ricorda che l’invio di comunicazioni attraverso il meccanismo della Pec ha valore legale.

La notifica delle cartelle esattoriali potrà avvenire anche per mezzo della “posta elettronica certificata” (PEC). Lo ricorda Adiconsum, associazione italiana per la difesa dei diritti dei consumatori, citando la disposizione pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 31 maggio. Pietro Giordano, segretario di Adiconsum, rammenta che l’invio di comunicazioni attraverso il meccanismo della PEC ha valore legale: “il solo fatto di possedere un indirizzo PEC abilita l’utente a ricevere la posta elettronica certificata permettendo al contribuente di comunicare immediatamente con la Pubblica Amministrazione, senza la necessità di autorizzare preventivamente la ricezione dei messaggi“. Gli elenchi contenenti gli indirizzi dei possessori di account PEC potranno essere consultati non soltanto da parte della Pubblica Amministrazione ma anche dagli agenti alla riscossione dei tributi.

Adiconsum ha voluto quindi invitare i cittadini a porre massima attenzione al contenuto del proprio account PEC perché in esso potrebbero confluire anche eventuali cartelle di pagamento. La notifica delle cartelle esattoriali si intende eseguita al momento della consegna all’indirizzo di posta certificata a prescindere dall’avvenuta lettura del messaggio da parte del destinatario-contribuente.

Nella normativa, come osserva l’avvocato Guido Scorza – presidente dell’Istituto per le Politiche dell’Innovazione ed esperto di questioni connesse al diritto civile, industriale e della concorrenza -, non ci sono riferimenti a proposito del fatto che l’e-mail contenente la cartella esattoriale debba essere firmata digitalmente. Scorza sottolinea che nel nostro ordinamento “i documenti informatici non sottoscritti con firma digitale si considerano aventi forma scritta solo se ciò ritiene il giudice all’esito di una valutazione da farsi caso per caso“. Il problema del mancato utilizzo, nella soluzione della PEC italiana, del meccanismo della firma digitale è spesso stato oggetto di critica: per come è stata concepita, la PEC “nostrana” attesta sì che è stata consegnata una busta al destinario ma non offre alcuna informazione circa il contenuto della stessa. La firma digitale, viceversa, consente di provare che il contenuto del messaggio è esattamente quello voluto.

L’avvocato esprime anche qualche altro dubbio sull’impianto legislativo in corso di approvazione. In primis, viene fatto notare come – sempre tra le misure previste nella finanziaria in discussione in questi giorni – venga fatto riferimento alla possibilità di utilizzare l’indirizzo PEC desunto dagli elenchi già predisposti: “la notifica della cartella può essere eseguita, con le modalità di cui al decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 2005, n. 68, a mezzo posta elettronica certificata, all’indirizzo risultante dagli elenchi a tal fine previsti dalla legge“.

Scorza sottolinea però che il DPR 68/2005 non prevede l’istituzione di alcun elenco. Viceversa, la disposizione chiarisce che “per i privati che intendono utilizzare il servizio di posta elettronica certificata, il solo indirizzo valido, ad ogni effetto giuridico, è quello espressamente dichiarato ai fini di ciascun procedimento con le pubbliche amministrazioni o di ogni singolo rapporto intrattenuto tra privati o tra questi e le pubbliche amministrazioni. Tale dichiarazione obbliga solo il dichiarante e può essere revocata nella stessa forma“. Inoltre, “le Pubbliche Amministrazioni garantiscono ai terzi la libera scelta del gestore di posta elettronica certificata“.

L’avvocato Scorza si chiede quindi se nel caso dell’invio delle cartelle esattoriali via PEC il cittadino sia sempre libero di scegliere quale indirizzo voglia eventualmente utilizzare. Ad oggi, circa 115.000 cittadini, stando alle statistiche rese note, avrebbero scelto di attivare il proprio account PEC aderendo al servizio di Stato “PostaCertificat@“. Si tratta di un sistema CEC-PAC (Comunicazione Elettronica Certificata fra Pubblica Amministrazione e Cittadino) che risulta inutilizzabile per scambiare comunicazioni tra privati, professionisti ed imprese. E se il cittadino preferisse utilizzare un PEC attivato presso altri fornitori? Vedrebbe comunque recapitate le cartelle esattoriali sull’account CEC-PAC di “PostaCertificat@“?

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