Le aziende dell’Ict devono lavorare in sinergia

Negli anni 80 la crescita di imprenditorialità nella provincia di Torino è stata particolarmente rilevante nel campo del terziario per le imprese, soprattutto nell’ambito della produzione di software, che ha rappresentato un settore industriale tra i p …

Negli anni 80 la crescita di imprenditorialità nella provincia di Torino è stata particolarmente rilevante nel campo del terziario per le imprese, soprattutto nell’ambito della produzione di software, che ha rappresentato un settore industriale tra i più innovativi in Piemonte. È così che nel 1987 si è costituito, presso la locale Unione Industriale, il Gruppo Aziende di Informatica e Telematica (A.I.T.) che il 13 dicembre 2002 ha dato vita al raggruppamento dell’Ict dell’Unione Industriali di Torino, un’associazione volontaria d’imprese, a livello territoriale, aderente a Confindustria, per la rappresentanza, la tutela, la promozione e lo sviluppo delle società e dei loro interessi. Oggi le aziende aderenti alla sezione Ict sono oltre 200, per un totale di 17.000 dipendenti.

«Nel complesso, l’area torinese raggruppa circa 8.000 aziende che danno lavoro a 60.000 addetti – spiega Renato Bellavita, vicepresidente sezione Ict Unione Industriali di Torino -. La nostra rappresentanza è dunque significativa, considerando anche il fatto che il settore Ict produce il 6,6% del Pil regionale».

La capacità propositiva ha i suoi punti di forza nell’alta professionalità garantita dalle sue aziende e nei costi assolutamente concorrenziali rispetto alle offerte dei maggiori mercati esteri, con un ventaglio che oltre a prodotti software applicativi e di sistema, include la realizzazione e la gestione di infrastrutture di reti, soluzioni integrate per Internet e intranet aziendali, prodotti e metodologie per lo sviluppo delle applicazioni a supporto di grandi gruppi aziendali e/o enti pubblici.

«Abbiamo un distretto Ict di valore – ribadisce Bellavita – da sempre abituato a lavorare con un buon rapporto prezzo/prestazioni. Il motivo principale è che siamo nati al seguito della grande industria, per cui efficienza e qualità sono due condizioni indispensabili per instaurare una relazione commerciale. Il problema è che da noi c’è la cultura del saper fare e un po’ meno quella del far sapere. È per questo che abbiamo deciso l’anno scorso di promuovere il Tosm: Torino Software and Systems Meeting, un evento nato per dare visibilità alle aziende del territorio oltre che per offrire un’occasione di interscambio, promuovendo nuove logiche di filiera e di sinergia».

L’evento, tenutosi nella scorsa primavera, è stato un successo che ha confermato la bontà dell’idea, a conferma che «proprio nei momenti di difficoltà le aziende devono migliorare la propria competitività ed efficienza, ma questo non si può fare se non attraverso l’Ict che, per altro, nel torinese è un settore che ha risentito della crisi in maniera molto inferiore rispetto ad altre realtà» osserva Bellavita. Il termine di misura è la cassa integrazione: mentre in Unione Industriale numerosi comparti, a cominciare dalla meccanica, stanno facendo cassa integrazione per grandi numeri, sino a ora le procedure aperte di cassa integrazione per l’Ict sono nulle.

«La mia impressione è che i fatturati tengano – ribadisce Bellavita -. I problemi reali sono sulla redditività, ovvero sulla compressione dei margini e, soprattutto, sui tempi di pagamento». Infatti, osserva che gli incassi vengono dilazionati sul lungo termine e questo altera gli equilibri aziendali, in quanto toglie risorse necessarie ad alimentare la produzione e la ricerca progettuale od organizzativa.

«Questo si riflette direttamente sulla tipologia di attività – prosegue il vicepresidente -. Ad esempio vediamo che Sap, prodotto legato a molti grandi progetti, non sta girando. I piani legati a nuove linee di processo quando non sono annullati, vengono rinviati. Quindi vediamo che un esperto di Sap ha meno occasioni di lavoro rispetto a un manutentore di sistemi informativi. Al di là del fatto che la situazione attuale richieda maggior pragmatismo, comunque, abbiamo un nocciolo duro che tiene bene, soprattutto sulle attività di servizio, di manutenzione e di gestione a discapito dell’innovazione».

Rispetto al panorama di aziende associate, alla domanda di quale sia il posizionamento dei Cio rispetto al quadro dirigenziale, Bellavita ammette che effettivamente l’It, per la maggior parte dei casi, è ancora ancillare al business.

«Oggi c’è una eccessiva attenzione ai risultati nel breve termine – conclude -, addirittura in un ordine trimestrale e questo subordina il Cio al Cfo. Purtroppo l’informatica non ha ancora il peso che merita nelle aziende ma, soprattutto, non ha il peso che merita nel paese. È necessario capire a ogni livello politico ed economico che l’Ict è la leva fondamentale per la competitività italiana che è in costante caduta».

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