La “vista lunga” dei grandi vendor concentra il mercato It

L’inizio dell’autunno ha portato chiari segnali di concentrazione. Ibm traccia il solco dei nuovi mercati Bpts e Rfid; Oracle procede nell’aggregazione “al limite” del settore Erp; Microsoft promette acquisizioni; Hp si focalizza sul grid; Sun occupa lo spazio dei data center.

Il mercato sta dando segnali di concentrazione. La diciamo così, brutalmente, perché è in maniera altrettanto diretta che sedimenta questa sensazione, frutto dei recenti avvenimenti. Concentrazione vuol dire “big” dell’It, che affermano il loro ruolo di guida, con azioni tese a rinnovarne lo “ius primae noctis” su quelli che devono ritenersi i filoni trainanti dell’informatica.


I nuovi scenari, che derivano in presa diretta da quelli preesistenti, insomma, avranno i soliti padroni. Questa è la sensazione-certezza che si evince dai fatti, che andiamo a elencare.


Partendo da quelli riguardanti la società simbolo dell’It, Ibm, che ha tolto i veli a un progetto, divenuto realtà, caldeggiato dal Ceo Sam Palmisano: il Business optimization center (Boc). Si tratta di una struttura deputata a sviluppare il mercato dei cosiddetti Business performance transformation service (Bpts), che la società stima possa valere, nel medio termine, 500 miliardi di dollar (teniamo presente che 1,4 sono quelli fatturati da Ibm nel primo semestre di quest’anno). Un mercato che non è da confondersi con l’on demand, che per Ibm è un modello di business. Il centro è stato progettato per ottimizzare le performance delle grandi aziende con soluzioni personalizzate. L’idea di medio-lungo periodo è di pacchettizzare come servizi da mettere a disposizione dei partner alcune delle soluzioni che “lieviteranno” nel centro. Un centro di gravità permanente, dunque, per un mercato dal valore immenso. E poi c’è il tema del Rfid. Ibm ha presentato un piano di sviluppo del comparto che prevede un investimento di circa 250 milioni di dollari e la costituzione di una business unit da mille addetti che svilupperanno prodotti e servizi per implementare la tecnologia a radio frequenza. Considerando che l’Rfid è parte di un’onda di tecnologie che “vivono” al di fuori dei data center, ma che richiedono una propensione all’integrazione, si ha il secondo esempio di cosa per Ibm significhi concentrare il potere tecnologico.


Da ponte, poi, fa l’accordo stretto con PeopleSoft per integrare all’origine gli Erp con il middleware WebSphere. Proprio con quella PeopleSoft a cui un giudice californiano ha detto che può essere acquistata da Oracle. E, infatti, a Redwood Shores hanno appena avuto il tempo di far sbollire le ire di Pleasanton e sono passati a confermare la proposta di acquisto da 7,7 miliardi di dollari, prorogando l’offerta agli azionisti PeopleSoft. È l’undicesimo slittamento di data da quando è stata comunicata, oltre un anno fa, l’intenzione di tentare la scalata. Secondo fonti americane, circa 23,8 milioni di azioni PeopleSoft, pari al 6,5% del capitale pubblico, sono passati a Oracle.

La costanza dei forti


Il che, se si vuole dare un significato semantico all’azione, significa che Oracle si muove con la determinazione di chi è forte e di chi sa che concentrando fino al limite del consentito dalla legge il mercato Erp si avrà un punto di vista privilegiato sul mondo It. Quel mondo dove non si può non fare i conti con Microsoft, per capire le idee della quale è sufficiente registrare l’ultima uscita del suo Chief financial officer, John Connors, che ha confermato l’interesse ad acquisire realtà di dimensioni significative (un miliardo di dollari). Un tentativo di acquisto ben diverso da quello di cui si vociferò riguardo Sap (che di miliardi di dollari ne vale 50), ma rilevante, dato che va nella direzione di ampliare il business secondo un modello distribuito. Proprio Sap, sta concentrandosi rimettendo le mani sui servizi. A Walldorf, infatti, hanno deliberato l’acquisto delle business unit americana e svizzera di Sap System Integration (Sap Si), scopo ottimizzazione della struttura di consulenza.


Hp, da parte sua, si sta mettendo a posto. Sta ricucendo le proprie vesti da quei piccoli strappi dell’ultimo trimestre, preparandosi a presidiare il proprio mercato con la determinazione di un molosso.


Ha sistemato il sistema di gestione ordini di server e storage, che ne aveva inficiato le performance finanziarie, e ha sgombrato il campo da eventuali problemi di mancati ordini e consegne. Si sta preparando, insomma, a gestire al meglio la propria nuova vocazione: il grid, sia di server, sia di storage. Vocazione, oltretutto, che le fa mettere da parte quell’idea, stracostosa (milioni di euro), di Utility Data Center, lasciando spazio da riempire a Sun, che pensa di dare la possibilità di far funzionare sessioni di lavoro facendo pagare un dollaro all’ora per processore (perché l’importante, in un mercato concentrato è che qualcuno faccia il lavoro lasciato da altri). Per veicolare l’iniziativa, Sun si avvarrà dell’infrastruttura offerta da propri data center e dei partner che venderanno il servizio ai clienti (Atos Origin ed Eds). E la regina delle infrastrutture, Cisco, ha messo sul banco un progetto di mille assunzioni in un anno alla propria “corte”. Non senza ribadire che il suo primato è stato costruito eminentemente sui router e che questi devono essere ritenuti la base concentrativa di tutto l’agire It.

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