La visione degli utenti finali come professionisti e come persone

L’esperienza degli strumenti web 2.0 sta influenzando profondamente le abitudini e l’interazione dei professionisti anche sul luogo di lavoro. Le imprese, tuttavia, sembrano ancora lontane dal comprenderne appieno gli impatti e rivedere i propri sistemi di comunicazione e collaborazione interni.




Il fenomeno del Enterprise 2.0 ha preso avvio dall’emergere di un insieme di nuovi bisogni incentrati sull’individuo e strumenti innovativi (blog, wiki, social network, ecc). Dopo un iniziale periodo di diffusione in ambiente Internet, questi stessi strumenti e le logiche di relazione e partecipazione diffusa, si stanno oggi spostando all’interno delle imprese, portando con essi un significativo cambiamento del ruolo che le persone svolgono in azienda.

L’Osservatorio Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di Milano ha condotta una ricerca su un panel di oltre 160 manager e professionisti tra i 25 e i 60 anni, con l’obiettivo di analizzarne i bisogni emergenti, valutare l’impatto sulle modalità di lavoro e relazione dei nuovi strumenti e comprendere il rapporto che oggi esiste sul loro utilizzo in ambito “aziendale” e privata.

La Ricerca mette in luce come gli utenti professionali vivano come esigenze prioritarie il supporto alla mobilità, alla collaborazione e l’accesso ai contatti interni ed esterni. È interessante notare come il concetto di social network sia ormai ampiamente diffuso, in larga misura grazie alla popolarità sul web di piattaforme come LinkedIn e Facebook. La percezione dei social network è però limitata a pura “gestione delle relazioni” mentre i meccanismi di interazione più rilevanti e differenziali di questi strumenti, che permettono all’utente di esprimersi e di portare valore alla propria rete sociale (esemplificati da funzionalità come il microblogging e il social voting), non sono ancora compresi in modo completo. Sebbene molto utilizzati, inoltre, questi strumenti vengono raramente adottati dalle aziende, lasciando agli utenti la possibilità di ricorrere a soluzioni esterne. Il confronto tra livello di utilizzo degli strumenti in ambito privato e in ambito professionale, infine, evidenzia una forte correlazione positiva, a conferma del fatto che l’utente professionale è portato ad utilizzare per il proprio lavoro gli stessi strumenti di cui sperimenta i benefici e l’utilità nella vita privata. Le barriere più frequenti riguardano soprattutto fattori legati alla singola persona dovuti alla necessità di dover cambiare le proprie abitudini lavorative (43%) e ad una limitata propensione alla condivisione e collaborazione (42%). Queste ultime possono rappresentare dei forti ostacoli e richiedono, per essere superate, interventi di change management e incentivazione alla condivisione e collaborazione da parte delle aziende.

I nuovi modelli organizzativi dell’Enterprise 2.0 trovano quindi una forte spinta più da parte delle persone, che ne percepiscono l’esigenza in modo molto rilevante, piuttosto che da parte dell’azienda, che dimostra ancora una maggiore resistenza. Questo è dovuto al fatto che le persone, e in particolare la nuova generazione di Digital Natives, hanno già sperimentato in modo diretto l’utilizzo degli strumenti Enterprise 2.0 in ambito privato, percependo dei reali benefici di comunicazione e collaborazione che ricercano anche in ambito lavorativo.

In questo processo di evoluzione del paradigma organizzativo delle aziende, gli utenti professionali possono ricoprire un ruolo di acceleratori di un profondo cambiamento culturale dell’azienda e possono essere un valido alleato nella progettazione e introduzione di iniziative di Enterprise 2.0. Infatti, mai come prima l’esperienza utente nel web sta influenzando la mentalità e le abitudini lavorative dei professionisti introducendo nelle aziende quel “germe” che abiliterà nel lungo periodo una trasformazione della cultura organizzativa. In questo senso risultano molto significativi questi dati che mettono ai primi posti come barriere al cambiamento le abitudini lavorative dei colleghi e la scarsa propensione alla condivisione, proprio quelle prassi, scale di valori e abitudini che tendono a cambiare adottando strumenti 2.0.

*Mariano Corso e Andrea Pesoli, Osservatorio Enterprise 2.0 della School of Management del Politecnico di Milano



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