La virtualizzazione gioca a favore del trade

Le varie sfaccettature di una tecnologia che trasforma il canale in solutore delle problematiche dei clienti.

Si fa presto a dire virtualizzazione. Sono diversi i modi di intendere questa tecnologia per proporsi con soluzioni adatte alle esigenze dei clienti. Il consiglio alle terze parti Ict arriva da Federica Troni, principal research analyst di Gartner: «Oggi la virtualizzazione è ancora un mercato di nicchia, e decantato come maniera più efficiente per la pianificazione del disaster recovery, ma nel futuro cambierà, coinvolgendo anche i pc e sarà utilizzabile in più ambiti, dalle applicazioni alla sicurezza».

Uno tra i nuovi ambiti in cui proporre soluzioni di virtualizzazione potrebbe essere lo svincolo dagli ambienti legacy, che ancora incatena molte aziende e che le rende dipendenti dalla migrazione, con i tempi e i disagi che ne comporta.

«Con un solo sistema operativo in azienda, la migrazione è obbligata – spiega l’analista -, mentre attraverso la virtualizzazione, le applicazioni legacy possono continuare a vivere su macchine virtuali legacy, e compiere la migrazione solo quando e se queste sono qualificate per la nuova piattaforma adottata».

Ma la virtualizzazione consente anche un accesso gestito ai vari device presenti in azienda, «che rimangono controllabili nel perimetro della sicurezza aziendale. Oggi, invece, i vari device d’accesso alle informazioni rimangono isolati dalla rete aziendale. La tendenza è verso un accesso alle informazioni che sia indipendente dai device utilizzati, desktop, notebook, Pda o cellulare che sia, basta che facciano girare le applicazioni necessarie e che consentano un accesso sicuro e gestibile. I clienti vogliono sempre più un accesso “multidevice”, all’insegna della mobilità e della connessione continua alla sede, anche da remoto».

Gli ostacoli da superare Ma Troni avverte che le prospettive luccicanti per il trade non sono, poi, tutto oro. Ci sono alcuni scogli da superare prima di riuscire a offrire servizi di questo tipo. «La virtualizzazione richiede innanzitutto un rapido Roi, si prevedono problemi di software licencing e bisogna fare molta attenzione al tipo di aplicazioni da virtualizzare. Aumenta la complessità dei costi e la loro gestione, e l’adozione di macchine virtuali multiple significa comprare più memoria e più software. E anche l’offerta è ancora complessa. Cinquanta brand coprono un’offerta di 100 prodotti circa, spesso specializzati per diversi segmenti, dall’event management, performance management, data protection, configuration management. Fate dunque attenzione al vendor cui vi affidate».

Ma le opportunità sono innegabili. E l’analista conclude dando qualche consiglio su come muoversi: «Fate un’analisi degli skill che avete e investite per aumentare le vostre competenze, cercate di concepire la virtualizzazione nel contesto della standardizzazione e automazione. Virtualizzazione significa migliorare le performance dei vostri clienti ed è in questi termini che vi dovete proporre. Le opportunità della virtualizzazione, infatti, arrivano dal software e dai servizi, più che dal semplice hardware ».

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