La svolta tecnologica verso i portali ha rilanciato Sybase

Coin il general manager italiano, Gino Capecchi, analizziamo, alla luce dei positivi risultati di bilancio ottenuti nel 2000, la nuova offerta della società di software. Già attivi, nel nostro Paese, progetti di portali enterprise, il cui successo dipende da competenze collaudate sul campo.

Dopo gli anni di crisi del ’97 e del ’98, la svolta tecnologica intrapresa da Sybase, sottolineata da un cambio al vertice del management, anche in Italia, ha riportato sulla strada della crescita la società di software, che ha infatti chiuso con il 2000 uno dei migliori esercizi della sua storia: il fatturato ha raggiunto i 960,5 milioni di dollari (+10%) mentre gli utili netti hanno totalizzato 115,5 milioni (+67%). In Italia, la filiale è guidata, dal luglio ’98, da Gino Capecchi, che in questa intervista ci parla delle strategie in atto e ci conferma l’ottimo andamento realizzato nell’ultimo esercizio, con un fatturato che ha raggiunto i 26,3 miliardi di lire, superando il budget dei venti, e realizzando un incremento del 66,4%. Per l’anno in corso, ci ha anticipato il general manager “abbiamo a budget 30 miliardi, ma dovremmo superarli“.


Ormai la crisi di Sybase è completamente superata. Quali sono state, secondo lei, le mosse vincenti?


Nel ’98 l’azienda ha deciso che le esperienze maturate nell’ambito dei database, dei sistemi di sviluppo e dei sistemi di replica dati erano ormai consolidate in azienda come pure sul mercato. Quindi, attraverso l’inserimento di nuove tecnologie, come gli application server, ha pensato di entrare nel mondo dell’e-business, però con un’offerta che fosse un po’ più completa, nell’ambito della realizzazione dei portali enterprise, rispetto ai competitor. Quello che ancora mancava in parte è stato comperato, o è stato aggiunto grazie ad accordi strategici.


In pratica, nella vostra offerta di punta, Enterprise Portal, quali plus trova chi si rivolge a Sybase?


Trova tutte le componenti che sono tecnologiche, di database, di replica, di interfaccia verso i sistemi legacy, di application e di integration, quest’ultimi frutto dell’acquisizione di Neon, di application server per il deployment delle applicazioni Web, dunque tutte le componenti possibili che servono alla realizzazione di un portale enterprise. In più oggi abbiamo maturato una serie di competenze diversificate su queste tecnologie per realizzare i progetti, che possono essere ambiziosissimi o realizzati per step in base alla decisione di investimento degli utenti. Sicuramente oggi le grandi aziende devono procedere velocemente all’integrazione degli investimenti fatti sul Web con i sistemi legacy. Tutte le nuove applicazioni di Crm sono utili solo se c’è una vera integrazione con l’azienda.


Tutte queste informazioni devono anche essere in grado di interfacciarsi con sistemi di business intelligence… siete presenti anche in quest’ambito?


Sì noi abbiamo un’offering anche per il Crm, per il call center, per tutte le applicazioni che servono a raccogliere informazioni utili che poi servono a prendere decisioni strategiche per l’azienda.


Il problema è che in Italia non è ancora percepita l’utilità di questi nuovi strumenti software. Si parla di non più di una decina di progetti di Crm realizzati fino a ora…


Non è proprio così, perché in realtà parlando con gli imprenditori ho scoperto che il problema l’hanno ben presente sul tavolo. La verità, però, è che mancano gli investimenti ma anche la capacità “intellettuale” di realizzarli. Quando si parla di skill shortage non si parla solo di programmatori, ma anche di persone che abbiamo maturato un’esperienza tale da capire l’intero processo di business e come si può interpretare attraverso le nuove tecnologie. Questa è una maturazione che richiede tempo e molta cultura che si può acquisire andando al di fuori dei nostri confini, per esempio nel Nord America. Il nostri manager devono rimettersi a studiare per interpretare i proprio bisogni e poi affidarsi, per realizzare i progetti, a chi oggi manipola le nuove tecnologie.


Anche voi, però, pur avendo il know how, a causa della vostra struttura dovrete appoggiarvi a partner come system integrator per riuscire a soddisfare le varie richieste del mercato.


Anche noi facciamo system integration ma, in effetti, spesso ci appoggiamo, per limiti di struttura, a grandi partner classici, come Accenture, Atos Origin, Banksiel o Finmatica per citarne alcuni, in funzione dei mercati di riferimento che sono aziende medio grandi del mondo finanziario, delle Tlc e del government. In Italia siamo già attivi nella progettazione di portali. Uno dei primi impegni è con la Regione Veneto per la quale stiamo realizzando il Portale del Lavoro. Essenzialmente sarà un grande marketplace che metterà insieme domanda e offerta di lavoro della Regione, con non solo tutte le informazioni ma anche le capacità transazionali per aiutare il cittadino che cerca lavoro e l’azienda che lo offre a trovarsi e a realizzare fino in fondo l’iter burocratico che porta assunta in azienda la persona cercata. Quindi niente code per richieste cartacee, perché tutto avverrà via Web. Abbiamo iniziato il progetto a marzo e pensiamo di offrire le prime funzioni sul portale entro luglio, mentre entro settembre-ottobre prevediamo di aver realizzato almeno il 70% degli obiettivi che ci siamo prefissati.


Quante vostre persone sono coinvolte in questo progetto e poi chi lo gestirà?


Questo è un progetto dove Sybase è main contractor e per il quale sono coinvolte cinque-sei nostre persone. Una volta concluso, il portale sarà gestito da Veneto Lavoro attraverso un outsourcer locale. In altre situazioni siamo sub contractor assieme a system integrator nostri partner. Infatti nella gara del portale per il cittadino, in corso a Milano, siamo parte di un raggruppamento temporaneo d’impresa guidato da Siemens. In altri casi, invece, come in Madiolanum stiamo lavorando con Atos Origin, per realizzare il portale per i promotori finanziari. Voglio, inoltre, sottolineare che per questo business dei portali l’expertise non è ancora completo per tutti i vendor, sia grandi che piccoli. Non è detto, infatti, che uno staff di tanti consulenti possa fare meglio di uno più piccolo ma già con un’esperienza più specifica e collaudata sul campo. Siamo ritornati in una fase pionieristica che ricorda molto quella dei primi Erp.


E il vostro impegno nel mobile con la consociata iAnywhere Solutions, come sta andando?


Parlare di portali oggi significa anche parlare di wireless system, in quanto la soluzione di portali Sybase ha anche inglobata un’offerta wireless che consente agli utenti di usare tutti i dispositivi possibili per accedere al portale. E questa è una capacità che ritengo abbia solo Sybase. Grazie alla nostra tecnologia Wireless Application Server un utente anche con un cellulare o un palmtop può accedere al portale, iniziare a lavorare in termini transazionali anche quando il segnale sparisce, senza perdere niente del lavoro fatto, grazie a un database che registra tutto e trasferisce i dati quando poi il segnale ritorna. iAnywhare è una società nata in Sybase che poi è stata resa indipendente affinché possa offrire la propria tecnologia anche ad altri operatori.


In concreto come è oggi organizzata Sybase?


In seguito all’acquisizione di Neon, è un po’ cambiata la nostra organizzazione. Oggi esistono tre divisioni tecnologiche: una è data dalla divisione nella quale rientrano i prodotti Neon e quelli per i portali, chiamata E-Business, un’altra si occupa dei database ed è la Enterprise Solutions Division mentre una terza, la Business Intelligence, si occupa di Crm e di tutti gli strumenti per il datawrehousing. C’è poi la Field Operation Organization che offre servizi di vendita, servizi di supporto, di consulenza e di formazione. A latere esistono due società indipendenti, la iAnywhere Solutions, prima accennata e Financial Fusion che si occupa di soluzioni applicative finanziarie per il Web banking, le cui attività sono per ora seguite da noi di Sybase, in attesa che vengano formalmente costituite anche in Italia.

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