La semantica può domare il «mostro» Web 2.0

Nel 1996 Mike Lynch ha fondato Autonomy sulla base delle ricerche da lui stesso condotte presso la Cambridge University, posizionando rapidamente l’azienda inglese ai vertici mondiali nel software infrastrutturale per la gestione di informazioni non st …

Nel 1996 Mike Lynch ha fondato Autonomy sulla base delle ricerche da lui stesso condotte presso la Cambridge University, posizionando rapidamente l’azienda inglese ai vertici mondiali nel software infrastrutturale per la gestione di informazioni non strutturate e nelle tecnologie semantiche. Nel tempo ha effettuato l’ampliamento di Autonomy Group sia organicamente, sia attraverso acquisizioni mirate, come quella dell’ex competitor Verity, costata 500 milioni di dollari, o quella di Zantaz, società di spicco nelle soluzioni di archiviazione dei contenuti ed electronic discovery, per 375 milioni di dollari. Nel marzo scorso Lynch ha ricevuto il premio “Innovator of the year” dall’European Business Leaders Awards (Ebla). Noi lo abbiamo intervistato.

Partendo dalla sua idea originale, quale è stata la strategia che l’ha guidata nello sviluppo della sua società?

«Autonomy è nata dalla visione di cambiare in maniera sostanziale il modo in cui interagiamo con le informazioni per far sì che siano i computer ad adeguarsi al mondo degli esseri umani e non viceversa. Le informazioni prodotte dalle persone non si trovano naturalmente nelle righe e nelle colonne di un database, ma nei video, nelle conversazioni telefoniche, nei messaggi e-mail o negli articoli di giornale, per esempio. Abbiamo assistito a un’impressionante crescita nella produzione di questo tipo d’informazioni “human-friendly” e ci siamo resi conto che esiste una forte necessità di gestire le opportunità e i rischi che questo crea. L’abilità di ricavare un significato da dati che si presentano in una molteplicità di formati, in un mondo dove i contenuti digitali toccano ognuno di noi, è assolutamente unica».

Quanto sta cambiando le regole del gioco il Web 2.0 e come la complessità crescente della Rete sta influenzando le vostre scelte?

«Assieme al grande entusiasmo che accompagna nuove applicazioni della tecnologia quali il Web 2.0, vi è anche una tendenza a non tenere conto dei suoi limiti. Il Web 2.0 sta rivoluzionando la creazione dei contenuti e la loro distribuzione, dando a comunità virtuali di persone la possibilità di fruire di contenuti incentrati sui loro interessi in maniera dinamica e facilmente accessibile. Tuttavia, senza un’opportuna supervisione, questo nuovo canale d’informazione rischia di diventare troppo incontrollato per essere gestito con sicurezza dalle imprese. Implementare il Web 2.0 in azienda può creare un potenziale “mostro” d’informazione incontrollata. Utilizzare l’innovativa tecnologia di Meaning Based Computing di Autonomy per combinare i contenuti generati dagli utenti con un sistema automatizzato di elaborazione, consente alle organizzazioni non solo di domare questo “mostro”, ma anche di aumentarne la forza. Creando una comprensione concettuale e contestuale di tutte le informazioni aziendali, Autonomy consente alle imprese di utilizzare al meglio le potenzialità che la tecnologia Web 2.0 è in grado di generare, eliminando le inefficienze insite nella sua intrinseca mancanza di ordine e i rischi a essa connessi».

In che modo e quanto un Cio moderno deve occuparsi delle soluzioni che voi proponete? Che benefici ne trae?

«Negli ultimi anni, le responsabilità dei Cio sono molto cresciute, andando a toccare non solo sistemi e content management, ma anche il risk management, la compliance e la gestione delle comunicazioni, per nominarne alcune. Oltre ad avere un ruolo di spicco nell’Enterprise Search e nell’elaborazione avanzata delle informazioni, Autonomy è anche leader nella gestione proattiva del rischio d’informazione. Oltre alle recenti modifiche a regolamenti rigorosi, quali le Federal Rules of Civil Procedure, che impongono ad aziende e organizzazioni di mantenere l’integrità di tutti i documenti, i dati ed elementi tangibili che possano essere ragionevolmente considerati oggetto di analisi, la crescita di cause legali legate ai mutui subprime sono oggi un importante elemento di spinta per il nostro business. I Cio si stanno mostrando sempre più interessati, in quanto questi sviluppi hanno inevitabilmente portato alla graduale convergenza dei sistemi di informazione operativa con quelli di gestione del rischio di informazione. Oggi non è più possibile fare affidamento su un approccio reattivo alla compliance e alle richieste legali, e i Cio stanno rivedendo le proprie strategie di conseguenza».

Lei ha ricevuto il premio “Innovator of the year” all’Ebla 2008. Come va fatta, secondo lei, la R&D?

«Ricerca e sviluppo rappresentano la linfa vitale per ogni azienda che si occupa di tecnologia. Noi investiamo oltre 60 milioni di dollari all’anno (su un fatturato 2007 di 343 milioni di dollari, ndr) e lavoriamo a stretto contatto con un selezionato gruppo di clienti per sviluppare nuove capacità in grado di portare miglioramenti misurabili e di rispondere alle richieste del mercato. Avendo la sede a Cambridge, ci riteniamo fortunati di avere nel nostro staff alcuni tra i migliori talenti al mondo, ma non è nella nostra filosofia promuovere progetti di 3 anni per sviluppare cose “cool”; creiamo tecnologie che rispondono a opportunità di mercato su un periodo di 6-12 mesi perché vogliamo risolvere esigenze reali e urgenti. In questo modo il Roi diventa immediatamente evidente».

Che cosa dobbiamo aspettarci da Autonomy nel prossimo futuro?

«Stiamo assistendo a una sempre crescente consapevolezza dei problemi e delle opportunità legate all’informazione non strutturata, che sta a sua volta portando a una graduale rivoluzione nell’It. Oggi le organizzazioni di tutto il mondo si rivolgono sempre più spesso ad aziende come Autonomy per cercare un aiuto nel gestire i rischi e le opportunità legate a questo mare d’informazioni. Presto tutto il software d’impresa, che si tratti del sistema amministrativo di un ospedale, di un nuovo filtro anti-spam o di una suite per il video editing, dovrà essere in grado di gestire informazioni non strutturate in maniera automatica. Autonomy è già presente in numerose soluzioni e ci aspetiamo che questa presenza cresca sempre più, grazie alla consapevolezza del mercato».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome