La scheda madre snaturata di Intel

Nuovi problemi per il chipset 820, che, questa volta, potrebbero pregiudicare i futuri sviluppi del programma Direct Rambus.

Galeotto fu l’Mth. Dopo il difetto dei processori Pentium che anni fa
costò a Intel un brutto incidente di percorso, ora ci si mettono gli
"hub di conversione di memoria" a mettere nei guai l’azienda di Santa
Clara. Intel ha infatti scoperto un problema riguardante la
componentistica interna di alcuni computer basati su processori
Pentium III. Un "baco" che potrebbe tradursi in centinaia di milioni
di dollari in sostituzioni. Il difetto questa volta si annida nei
"memory translator hub" (Mth) a bordo di alcuni tipi di scheda madre,
che non riuscirebbero a funzionare correttamente per colpa
dell’eccessivo rumore generato dai componenti circostanti. Nelle
macchine che soffrono di questa imperfezione si rischiano il crash di
sistema o inattesi riavvii, con possibile cancellazione delle
impostazioni. La notizia, diffusasi l’altro giorno, ha avuto
immediate ripercussioni borsistiche e il titolo Intel ha subito un
calo di oltre il 9 percento.
Perché un componente come l’Mth è così importante? Il chip permette
ai costruttori di computer di far dialogare senza problemi un chipset
(la "centrale gestionale" a bordo di ogni scheda madre) di nuovo
tipo, siglato Intel 820, con memorie di tipo standard. La serie di
componenti di base 820 è stata infatti progettata per consultare la
nuova architettura di memoria Rambus, ancora cara e di difficile
reperimento. Con l’intermediazione dell’Mth, un chip rilasciato
appena sei mesi fa, è possibile realizzare schede madri che combinano
le potenzialità del set 820 con componenti di memoria più
convenzionali ed economici. Secondo i dati in possesso della Mercury
Research, un istituto specializzato, sarebbero stati già venduti poco
meno di un milione di pc basati sull’accoppiata 820/Mth.
La cattiva notizia, per Intel, viene dalla spesa legata alle
possibili manovre correttive. L’azienda si è offerta di sostituire
tutte le schede madri contenenti il chip ipersensibile al rumore,
rimpiazzando eventualmente anche i normali chip di memoria con i
nuovi componenti Rambus. Nel peggiore dei casi, la sola sostituzione
delle motherboard potrebbe verrebbe a costare fra i 100 e i 300
milioni di dollari, destinati ad aumentare in misura notevole se il
cambio riguarderà anche i chip di memoria. Secondo la stessa Intel, i
costi potrebbero influire sui conti finanziari. I sistemi consegnati
prima del novembre ’99 non avrebbero problemi e così pure i computer
che utilizzano il chipset 820 con memorie Rambus. I guasti
riguarderebbero però anche il più recente chipset 840 (che utilizza
il memory "repeater" hub), ancora poco utilizzato.
Nel frattempo, Intel ha deciso di non produrre più i processori
mobile Celeron a 433 e 466 MHz, giudicati superati in termini di
prestazioni. La mossa completa anche la transizione al processo di
produzione a 0,18 micron nell’area mobile. Il rilascio continuerà,
comunque, ancora per un anno.
Infine, il costruttore ha anche formato una nuova divisione dedicata
alla costruzione di una rete globale per l’offerta di contenuti
streaming audio e video su Internet. L’unità si chiama Intel Media
Services e agevolerà il lavoro di coloro che vorranno rilasciare via
Rete film, concerti, trasmissioni radio, briefing finanziari e
formazione per dipendenti. L’azienda ha pianificato un investimento
pari a 200 milioni di dollari per la rete globale, controllata da un
centro operativo di 70mila metri quadrati che sarà aperto a Portland,
nell’Oregon (un secondo sarà avviato in seguito a Londra). La
business unit è parte del New Business Group, costituito nel 1998 per
sviluppare servizi e prodotti legati a Internet.

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