La scelta «virtuale» di Penny Market

Distribuzione / Il progetto che ha coinvolto i server ha portato riduzione dei costi, maggiore affidabilità e migliore utilizzo delle risorse

L’esigenza di virtualizzare i server da parte di Penny Market (marchio della distribuzione organizzata che conta attualmente oltre 200 punti vendita e dispone di cinque piattaforme logistiche) è dipesa dalla volontà di gestire al meglio la crescita dell’infrastruttura aziendale.


«Un server virtuale sfrutta meglio le risorse a sua disposizione, processori, memoria, disco, rispetto a uno fisico, soprattutto nel caso di configurazioni in alta affidabilità con un server attivo e uno passivo», commenta Alessandro Pessot, responsabile data center di Penny Market Italia, per la quale era di particolare importanza (oltre al contenimento dei costi di connettivittà e di consumo elettrico) anche la questione dello spazio, date le ridotte dimensioni fisiche del Ced, composto da cinque armadi Rac (network, storage e server).


L’evoluzione


Nel progetto di virtualizzazione, la società si è affidata a Vmware, della quale ha adottato Esx Server.


Le applicazioni virtualizzate risiedevano su server dedicati, dotati di sistema operativo Windows 2000 Server. Ora, le macchine virtuali sono su Windows 2000 e Windows 2003 e una su RedHat Linux con Oracle. «Nostro obiettivo di base – spiega Pessot – era ottimizzare l’utilizzo delle risorse informatiche, sia software che hardware. In questo modo, abbiamo potuto elevare il livello generale della nostra infrastruttura, rendendola più agile e performante. Anche il carico di lavoro che siamo in grado di sostenere è superiore a quello che ci saremmo potuti permettere in precedenza».


È stato implementato un “cluster across boxes” composto da due macchine hardware sulle quali sono stati implementati tre cluster con i nodi distribuiti.


Partito nel novembre 2005, il progetto si è concluso nel febbraio dello scorso anno, quando tutti i sistemi sono andati in produzione, senza interruzioni significative dei servizi e senza necessità di training specifici per gli utenti.


Il coinvolgimento ha riguardato principalmente il reparto It e quello che si occupa della gestione del Ced, seguiti dal system integrator Scc, oltre a Emc2, per la configurazione corretta dei dischi. Una volta installate le macchine virtuali, le problematiche sono state affrontate a livello applicativo (migrazione dei dati, configurazioni e così via).


«Attualmente, abbiamo otto macchine virtuali su due server fisici – dice Pessot -. Solo per quanto riguarda il consumo di energia abbiamo calcolato un risparmio del 50%, senza considerare il calore emesso dai singoli server».
Le macchine Vmware sono connesse in San, ognuna tramite due schede fibra.


Vantaggi misurabili


Il progetto prevedeva la realizzazione di tre cluster, ma è stato sufficiente installare un solo server e duplicare la macchina virtuale (con un semplice copia e incolla, visto che in questo caso l’immagine del server è un file) per creare le altre cinque. In seguito è stata affrontata la personalizzazione.


«Un vantaggio della struttura virtualizzata rispetto a quella classica – aggiunge Pessot – è senz’altro la possibilità di fare un backup completo della macchina, comprese le impostazioni del sistema operativo, che tante volte sono la parte più critica da ripristinare su alcuni server».


Inoltre, se un sistema hardware diventa obsoleto è possibile migrare, in maniera abbastanza facile, le funzioni server su macchine di ultima generazione, dovendo reinstallare solamente lo strato Vmware e ripristinando i file delle macchine virtuali. Senza contare la possibilità di eseguire test fuori linea, per rendere più lineare la migrazione.Per questo motivo, Penny Market prevede di proseguire con la virtualizzazione di nuovi server (principalmente di servizio e di monitoraggio) e di implementare Virtual Center per una gestione centralizzata e semplificata delle macchine virtuali.


La virtualizzazione potrebbe essere protagonista anche nella realizzazione del sito di disaster recovery.

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