La ricetta per le Pmi? Ambiente, tecnologie avanzate e internazionalizzazione

Il vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani propone alcune azioni prioritarie per invertire il processo di de-industrializzazione e stimolare gli investimenti. Serve sicurezza perché “i soldi ci sono ma si ha paura a investirli”.

Nell’ultimo decennio, molti Paesi Ue hanno continuato a perdere
parti essenziali della loro base industriale. Dall’oltre 20% del Pil del manifatturiero
di fine anni ’90 si è scivolati al 15,6% attuale. E l’inversione di marcia si
potrebbe avere solo raggiungendo di nuovo 20% del Pil entro il 2020. In tal
senso, la Commissione europea propone alcune azioni prioritarie per invertire
il processo di de-industrializzazione e stimolare gli investimenti in
nuove tecnologie, a migliorare il contesto delle imprese, l’accesso ai mercati
e al credito (soprattutto per le Pmi) nonché garantire che le competenze siano
adeguate alle necessità dell’industria.

Questo obiettivo è frutto di una strategia complessa, che mira a dare
un quadro giuridico e certezza politica a potenziali investitori europei ed
extra europei
– ha commentato Antonio Tajani , Vicepresidente della
commissione europea in un intervento al convegno ‘L’industria al centro del
piano di crescita europeo’ tenutosi a Miano -. Per uscire dalla crisi e occorre creare un’economia stabile che nei
prossimi anni possa resistere anche a futuri scossoni
”.

La nuova strategia si basa su quattro pilastri: credito,
accesso ai mercati, formazione e più investimenti per l’innovazione
industriale. “Indirizzare tali
investimenti verso alcuni settori chiave ci permetterà di vincere la sfida a
livello globale sul piano della qualità
”, ha sostenuto Tajani. I settori
dove l’Europa ha già le carte in regola per vincere la sfida sono le tecnologie
produttive avanzate destinate a una produzione pulita, le tecnologie abilitanti
fondamentali, i mercati dei prodotti biologici, le politiche industriali
sostenibili, costruzioni e materie prime, veicoli (terrestri e marittimi)
puliti e reti intelligenti.

Le nostre tecnologie chiave sono le più forti e anche in Italia hanno
una presenza non secondaria
– ha proseguito Tajani -. Hanno un’elevata qualità e hanno ottenuto grandi risultati grazie al lavoro
della ricerca europea ma purtroppo i benefici di questa ricerca sono andati a
Giappone e Cina che sono stati capaci di portare i predetti detti risultati all’interno
della loro industria
”.

Secondo Tajani un altro strumento per rilanciare l’industria
sono le costruzioni. “E’ vero che si
tratta di un settore in declino ma quello dell’eco compatibilità rappresenta uno
mezzo straordinario per ridurre il costo dell’energia. Anche il settore
dell’auto sta soffrendo in questo momento in modo ma ha i numeri per essere
competitivo puntando per esempio sull’auto verde. E con la stessa strategia posiamo
puntare sul settore della cantieristica e delle costruzioni navali più verdi, ma
anche sulle costruzioni ferroviarie
”.

Per agevolare lo sviluppo e migliorare le condizioni di
mercato, la strategia europea di reindustrializzazione prevede di migliorare il
funzionamento del mercato interno e una maggiore apertura a quelli internazionali.
A tal fine, la Commissione si concentrerà su alcuni aspetti per rendere
attuabili i miglioramenti in tempi brevi: migliorare il mercato interno dei
beni, rafforzare l’imprenditorialità nei confronti del mercato unico digitale (che
dovrebbe aumentare del 10% l’anno fino al 2016), proteggere i diritti di
proprietà intellettuale e promuovere un’ulteriore internazionalizzazione delle
Pmi europee nel mondo, fino a raggiungere a medio termine il 25% (partendo dal
13% attuale).

Prima della fine del
2012
– ha precisato Tajani – presenterò
un pacchetto per rinforzare la sorveglianza del mercato, tema cruciale per
difendere i prodotti delle nostre industrie. Non intendiamo infatti cedere sul
tema della proprietà intellettuale. Con questa certezza giuridica e delle norme
positive che facilitano il mercato interno e gli investimenti esterni apriremo
il nostro mercato a una concorrenza leale anche a chi non è europeo e al commercio.
Con questa qualità saremo in grado di andare in giro per il mondo per fare
politica industriale
”.

Sul fronte degli investimenti, la strategia intende
migliorare il prestito all’economia reale mobilizzando e finalizzando meglio le
risorse pubbliche, i finanziamenti della Bei (che destinerà 10 miliardi aggiuntivi
per i prestiti alle Pmi), i fondi strutturali e quelli privati, eliminando gli ostacoli
che ancora si frappongono ai fondi di capitale e agevolando le operazioni transfrontaliere
per le Pmi.

Abbiamo alcuni
strumenti finanziari
– ha spiegato Tajani – che ci permettono di concentrare gli sforzi in alcuni settori utilizzando
i fondi strutturali, nazionali ed europei, per l’innovazione e la ricerca. Con buone
regole potremo raccogliere risparmi ed erogare credito ai cittadini e alle
imprese. E questo lo stiamo facendo anche con l’unione bancaria. La strategia è
di avere un sistema bancario che possa funzionare meglio. Intendiamo
coinvolgere anche in questa strategia il capitale privato. I soldi ci sono ma
si ha paura a investirli e quindi occorre dare certezza giuridica e politica
”.

Per adattare la manodopera alle trasformazioni industriali,
migliorando in particolare la capacità di anticipare esigenze e squilibri nelle
competenze, la Commissione mira soprattutto a promuovere ulteriormente la
collaborazione tra datori di lavoro, lavoratori e autorità competenti
istituendo a livello europeo i cosiddetti Consigli per competenze settoriali e
Alleanze tra conoscenze e competenze settoriali.

In conformità alle
aspirazioni della Commissione riguardo ai mercati che dovrebbero organizzarsi
attorno all’iniziativa “Agenda Digitale”, il
numero di piccole e medie imprese impegnate nel commercio
elettronico dovrebbe aumentare fino a
raggiungere il 33% nel 2015.Obiettivo a medio termine è anche quello di avere
più Pmi che operano sia sul mercato esterno alla Ue che su quello interno.

Anche l’industria italiana
richiede interventi per agevolare questa strategia –
ha concluso Tajani -. Senza
interventi e riforme, e con la crescente pressione fiscale e l’elevato costo del
lavoro, rischiamo di fare una politica recessiva e non di crescita
”.

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