La "religione" salverà le informazioni

L’Information lifecycle management sta diventando la dottrina a cui votarsi per la corretta gestione delle informazioni aziendali. I vendor sono i profeti, ai Var il compito di portare la lieta novella

Novembre 2003, È sulla bocca di tutti e i vendor la stanno abilmente
trasformando in una filosofia di vendita. StorageTek fra tutti si definisce il
"leader in Information lifecycle management" e tutti i grandi, Hp e
Ibm in testa la seguono a ruota. L’introduzione di questo concetto nasce dalla
necessità di riconsiderare totalmente l’approccio alla gestione dello storage
aziendale. Finiti i fasti dei tempi in cui il "nudo ferro" andava per
la maggiore e cresciuta la consapevolezza da parte del mercato che le informazioni
acquisiscono un valore primario, distinguendo inoltre tra dato e dato, è
stato necessario concentrarsi su un nuovo approccio. A questo punto lo storage
non è più visto come un puro cumulo di dati senza anima, ma come
un insieme di informazioni digitali vitali per l’azienda, la cui perdita, per
cause concrete come gli attentati, le calamità naturali, i virus e i blocchi
dei sistemi hardware, provoca danni notevoli. E, ancora, la gestione dello storage
fa parte integrante del processo produttivo della azienda, coinvolgendo in modo
verticale ogni compartimento. In questo modo ognuno, e non solo l’It manager,
è responsabile del dato che circola in azienda, sia esso una fattura o
il layout di un nuovo progetto, una transazione bancaria o una e-mail. Ci si astrae,
dunque, dal tipo di dato e lo si gestisce definendo delle priorità precise
che, a riguardo della sua memorizzazione, ne chiariscono il destino. Un esempio
banale può essere quello delle e-mail: i messaggi più vecchi possono
essere archiviati in modo diverso rispetto a quelli più recenti, ma la
scelta deve essere automatica e non certo imposta manualmente come si è
fatto per anni con il back up. In questo modo, dando un’identità precisa
al dato, si risparmiano tempo e soldi perché si limita al massimo l’impiego
delle risorse umane e si sceglie il supporto di archiviazione più economico
per i dati non più vitali. La gestione dello storage, dunque, diventa una
parte (fondamentale) di una soluzione globale capace di gestire in modo ottimale
il processo produttivo e garantire la business continuity, ovvero implementare
una corretta strategia di risk management.

Controllare la vita del dato
Da qui nasce la filosofia dell’Information lifecycle management (letteralmente
gestione del ciclo di vita dell’informazione). Non si tratta di una tecnologia,
ma piuttosto di una combinazione di processi e tecnologie che definiscono il flusso
di dati all’interno di un ambiente. In questo modo l’Information lifecycle
management garantisce la completa gestione del dato, dal momento della creazione
al momento in cui viene dismesso (ma non eliminato). In questo processo il valore
aggiunto che può fornire un rivenditore di alto profilo, un Var o un system
integrator è altissimo perché è fondamentale una complessa
fase progettuale in cui definire politiche, strategie e metodi.
Innanzitutto un’azienda deve essere predisposta a modificare il suo approccio
all’informazione in questa direzione, successivamente si procede a un’attenta
analisi delle strutture tecnologiche preesistenti e delle metodologie utilizzate,
se ce ne sono.
Tutto questo nell’ottica, fondamentale, di ottimizzare gli investimenti
già fatti e minimizzare quelli nuovi ma, soprattutto, di educare al nuovo
approccio tutti i dipendenti di un’azienda. Gli investimenti riguarderanno
soprattutto le soluzioni applicative, Crm ed Erp, ma anche Srm (Software resource
management) e, in minima parte, soluzioni Nas o San e unità hardware di
storage (dischi e nastri).
Gli obbiettivi da raggiungere comprendono una maggiore automazione nella gestione
delle informazioni e l’implementazione di una funzionale strategia di disaster
recovery e di back up.

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